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Pronto ‘Net-zero’ Ue, corsia preferenziale a Green Tech

von der Leyen vaccini

Un piano ‘made in Europe’ per rispondere a Washington e affrancarsi da Pechino. Un tassello alla volta, il disegno della rivoluzione industriale green dell’Ue inizia a comporsi: per arrivare alle emissioni zero a metà del millennio, le sue fabbriche dovranno azionare la leva della produzione verde e puntare forte soprattutto su fotovoltaico, eolico, batterie, pompe di calore e idrogeno pulito. Con obiettivi minimi di copertura per ciascuna tecnologia che vanno da soglie del 40% a picchi dell’85%, investimenti mirati, conversione e specializzazione della forza lavoro.

Il piano – una replica al maxi-pacchetto di sussidi dell’amministrazione Biden contenuto nell’Inflation Reduction Act – che Bruxelles si appresta a presentare martedì 14 marzo, insieme all’atteso disegno di legge ‘gemello’ sulle materie prime critiche, manca però ancora della parte più spinosa: le risorse finanziarie fresche e la disciplina degli aiuti di Stato da destinare al tessuto imprenditoriale per garantire una competizione interna ad armi pari.

Strutturato in trentasei articoli e sei capitoli rispettivamente su ‘definizioni e obiettivi’, ‘investimenti’ e ‘accesso al mercato’, ‘accesso ad una forza lavoro preparata’, ‘monitoraggio’ e ‘governance’, il Net-Zero Act individua nove categorie di tecnologie pulite chiave – tra le quali anche il nucleare di ultima generazione – per spingere la decarbonizzazione, ne fissa target minimi di produzione: entro la fine del 2030 la capacità industriale continentale dovrebbe essere in grado di soddisfare almeno il 40% della richiesta annuale di pannelli solari, l’85% della richiesta di tecnologia eolica, il 60% di calore, l’85% di batterie e il 50% degli elettrolizzatori entro la fine del decennio.

Una produzione che – come si legge nella bozza del pacchetto targato Ursula von der Leyen – troverebbe sparse per tutto il suolo europeo le sue ‘Valli industriali’ designate dagli Stati membri per accogliere ed espandere gli impianti di produzione della filiera a zero emissioni. E che dovrà essere affiancata da procedure di autorizzazione più veloci per i piani energetici strategici, riducendo i tempi di attesa a un massimo di un anno per i progetti superiori a 1 gigawatt e di nove mesi per quelli più piccoli.

Tutti comunque sotto la supervisione della Net Zero Platform, task force ad hoc che ne seguirà governance e utilizzo dei fondi anche comunitari in arrivo dall’Innovation Fund e dal programma InvestEu.

Risorse che però non tutti i Ventisette considerano sufficienti per riuscire nell’impresa di allentare le catene che tengono l’Unione legata alla dipendenza della Cina e degli altri Paesi terzi. Ed è su questo punto che, al Consiglio europeo di fine marzo, rischia di alzarsi la tensione tra i 27. Nel frattempo von der Leyen da martedì inizierà la sua missione in Canada e Usa.

Con un obiettivo, innanzitutto: ottenere lo stesso trattamento commerciale riservato a Messico e Canada con un’intesa ad hoc che limiti gli effetti negativo sull’industria europea prodotti dall’Ira.

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