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Accordo mancato Meta-Siae: Instagram cancella anche i voice-over dei video

Nella sua biografia di Instagram c’è scritto “attivista autoironica”. E chi la segue sa che autoironica lo è sul serio, perché Jessica Giorgia Senesi è una content creator senza filtri. La notizia del mancato accordo tra Meta e la Siae, la Società Italiana degli Autori ed Editori, naturalmente ha fatto storcere il naso anche a lei.

“Attraverso i miei canali non pubblicizzo solo prodotti, ma sensibilizzo su particolari tematiche”, ha spiegato a Fortune Italia. Senesi è una ragazza trans. “Sui social condivido esperienze e pensieri quotidiani e smonto luoghi comuni con semplicità. Anche con la musica”. Adesso che sono state eliminate sia le tracce italiane, sia i voice-over sui video già pubblicati, sul suo profilo molti video rischiano di diventare muti.

Jessica Giorgia Senesi, content creator

Ebbene sì. Da ieri è sparita la musica protetta dalla Siae da Instagram e Facebook. Con un preavviso di sole sei ore. “Purtroppo non siamo riusciti a rinnovare il nostro accordo di licenza con Siae”, ha reso noto un portavoce di Meta. “La tutela dei diritti d’autore di compositori e artisti è per noi una priorità e per questo motivo da oggi avvieremo la procedura per rimuovere i brani del repertorio Siae nella nostra libreria musicale”.

La replica – piccata – da parte della Siae non ha tardato ad arrivare: “Quella di Meta è una scelta incomprensibile e unilaterale”. Affermazione di cui è convinto anche Carlo Giuliano, content creator (e caporedattore) per ‘Ciak Club’, il webzine di cinema, serie tv e comedy da 1,6 milioni di followers su Instagram, che dal suo account personale ha registrato un video in cui spiega come quella di Meta sia una “violazione gravissima perché il colosso di Mark Zuckeberg andrà praticamente a rovinare centinaia di migliaia di contenuti lavorativi”.

Carlo Giuliano, caporedattore Ciak Club

È un braccio di ferro: Instagram sarà costretta a cedere perché non può permettersi di entrare (ulteriormente) in competizione con TikTok. Laddove persino Spotify, il servizio musicale non-libero svedese che offre lo streaming on demand di una selezione di brani di varie case discografiche ed etichette indipendenti, punta ormai a somigliare sempre più alla piattaforma dei record cinese.

Giuliano crede che quella tra Meta e Siae sia una situazione temporanea. “Tra qualche settimana probabilmente smetteremo di parlare dell’accordo mancato e ce ne saremo dimenticati. Ma intanto oltre al duro colpo per gli artisti, che non possono più auto-promuoversi pubblicando una loro canzone, pagine come Will Media che sono spazi di approfondimento tramite video, si ritrovano con il 50% dei contenuti silenziati”.

Perché il grande problema nel problema, non sono tanto le tracce italiane non disponibili. Quanto il fatto che i reels, ad esempio, realizzati fino a questo momento con una base musicale italiana in sottofondo, magari per parlare di contenuti specifici, sono stati di fatto “annullati”.

“Su Instagram i brani non vengono sovrapposti, ma si fondono con il voice over”, ci ha spiegato Giuliano.

Adesso a Siae viene richiesto di accettare la proposta di Meta prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell’effettivo valore del repertorio. “Tale posizione, unitamente al rifiuto da parte di Meta di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo, è evidentemente in contrasto con i principi sanciti dalla Direttiva Copyright per la quale gli autori e gli editori di tutta Europa si sono fortemente battuti”, ha dichiarato la Società italiana in una nota.

“Colpisce questa decisione”, continua Siae “considerata la negoziazione in corso, e comunque la piena disponibilità di Siae a sottoscrivere a condizioni trasparenti la licenza per il corretto utilizzo dei contenuti tutelati. Tale apertura è dimostrata dal fatto che Siae ha continuato a cercare un accordo con Meta in buona fede, nonostante la piattaforma sia priva di una licenza a partire dal 1 gennaio 2023. Siae non accetterà imposizioni da un soggetto che sfrutta la sua posizione di forza per ottenere risparmi a danno dell’industria creativa italiana”.

Sì: dal 1 gennaio 2023. Meta ha riferito di aver bloccato la trattativa per la sua “assoluta priorità a garantire i diritti degli artisti”, ma da due mesi quei diritti sono già scaduti.

Sarebbero bastate 24h in più, anziché 6. Utenti e pagine avrebbero almeno potuto fare un backup e salvare contenuti che il più delle volte sono pure monetizzati”, ha fatto notare Giuliano. Una doppia perdita: per chi crea e per chi paga.

Il danno per chi fa attivismo sui social

Senesi ha cominciato a lavorare nel mondo dei social perché desiderava dare una voce a chi come lei per un certo periodo della sua vita si è sentito perso. “C’è stato un momento in cui mi sono sentita sola. Allora ho deciso di raccontare il mio percorso pubblicamente e di iniziare a fare attivismo”, ha raccontato a Fortune Italia.

Oggi sul suo profilo Instagram (52.700 followers) i contenuti spaziano da sponsorizzazioni di completi sportivi a prodotti per la skincare e video in cui con ironia prova a spiegare cosa significhi essere una ragazza trans, lanciando messaggi inclusivi.

“Utilizzo molto tracce audio anche perché utilizzo molto Tik Tok, e spesso i video li importo direttamente da lì. L’annuncio di Meta e Siae sta facendo arrabbiare i content creator, ma anche gli utenti che banalmente la musica la utilizzano nelle loro Instagram stories. Potrebbe diventare sul serio problematico. Innanzitutto per Instagram stesso: la piattaforma ha già avuto un calo recentemente ed è un dato di fatto che ‘l’altro social’, ossia TikTok, lo abbia sorpassato. E poi perché chi con questo strumento comunicativo lavora, sarebbe costretto a dover reinventare alcuni format. Ci sono video che io non potrei replicare”, ha detto chiaramente Senesi.

 

Profilo Instagram di Jessica Giorgia Senesi

Se ci sono utenti che quotidianamente propongono stories per divertimento, aggiungendo una colonna sonora, ci sono professionisti come Senesi che creano contenuti creati ad hoc, studiati nella storyboard e che si occupano personalmente del montaggio di un video.

Il tempo di montaggio per un content creator dipende da una serie di fattori: dal contenuto, ovviamente, dal programma che si sceglie di utilizzare, dalle richieste specifiche del cliente o dalla fantasia del creator.

Ma non è il ‘tempo perduto’ che scoraggia Senesi, quel tempo che ora rischia di essere azzerato da un accordo interrotto. “Lavorare sui social è sempre un po’ una scommessa. Puoi raggiungere traguardi altissimi e perderli in un secondo. Creare tantissimo e ricevere zero o viceversa. E chi lavora sui social in modo serio lo sa”, ha confermato. “È faticoso. Quel che mi dispiace è che dall’altra parte dello schermo a volte non lo si percepisca o lo si dia per scontato. Ma mi pare assurdo non lo capisca Meta”.

I social sono un ottimo mezzo di comunicazione, funzionano come pubblicità e sono utili a giovani e meno giovani per condividere, discutere e raccogliere fondi sulle ingiustizie sociali. Possono raggiungere centinaia, migliaia, milioni e in certi casi miliardi di persone. Ma sono precari, e la vicenda di Meta e Siae è come un post-it attaccato sul computer che lo ricorda.

“Il danno forse è maggiore per chi fa attivismo sui social, è vero. Ma se si sposta tutto l’attivismo solo sui social, quello che succede è che si verificano ondate di indignazione momentanea che poi spariscono nel nulla. Il web corre veloce. Io non potrò portare i reels nella vita vera, se smetteranno di avere un senso perché non avranno un audio. Ma cerco di applicare anche alla realtà ciò che faccio: collaboro con associazioni, partecipo a programmi che fanno informazione. Cerco di ampliare il mio lavoro portandolo fuori dai social. Sono una content creator consapevole dei vantaggi e degli svantaggi del digitale“, ha concluso Senesi.

 

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