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Soldi vs Idee, il libro che spiega come cambia il calcio fuori dal campo

“Quando saltò fuori il progetto della Superlega, Arrigo Sacchi disse: i soldi nel calcio stanno uccidendo le idee“. È partito da quello spunto Michele Uva, dirigente sportivo, per scrivere insieme alla giornalista Maria Luisa Colledani ‘Soldi vs Idee – Come cambia il calcio fuori dal campo’. Il libro – edito da Mondadori – è un’analisi dinamica e puntuale delle principali questioni che ruotano attorno al campo da gioco.

Il volume è stato presentato alla libreria Ubik Spazio Sette di Roma, alla presenza del ministro dello Sport Andrea Abodi e del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Presenti anche il presidente della Figc Gabriele Gravina, il direttore di Sky TG24 Giuseppe De Bellis, il giornalista sportivo Riccardo Cucchi e l’allenatrice ed ex calciatrice Carolina Morace. A moderare il dibattito il giornalista Andrea Vianello. “Il libro è composto da 11 capitoli perché 11 è il numero magico del calcio. Abbiamo provato a fornire agli appassionati uno strumento per chiarire alcune dinamiche di solito difficilmente comprensibili”, spiega Uva.

Michele Uva. L’autore del libro Soldi vs Idee

“Rispetto a quando ero ragazzino, i dialoghi tra i tifosi sono completamente cambiati”, racconta Riccardo Cucchi, storica voce del giornalismo sportivo e autore della prefazione del volume. “Prima si commentava la formazione, le scelte del mister. Oggi si parla di argomenti complessi: le plusvalenze, che nessuno sa bene che cosa siano, i bilanci delle società. È molto importante che i tifosi sappiano districarsi fra questi argomenti e in tal senso credo che questo libro sia una bibbia. La cosa fondamentale sono le idee. In tempi di crisi, se mancano le idee non si va avanti. L’asticella nel calcio è stata messa troppo in alto, abbiamo speso troppo. Adesso bisogna capire che per andare avanti servono idee e sostenibilità“.

Fra i temi affrontati, non poteva mancare il calcio femminile, un mondo in grande espansione che non ha forse ancora ottenuto la visibilità e le attenzioni che meriterebbe. “Io e Maria Luisa abbiamo deciso di mettere il capitolo sul calcio femminile alla fine. Lo abbiamo fatto non perché lo reputiamo meno importante, ma per chiudere con un messaggio di speranza verso il futuro. Gli ultimi due capitoli – spiega Uva – sono i giovani e le donne: i due grandi investimenti culturali e sociali di cui abbiamo bisogno. Il calcio femminile ha la possibilità di ampliare la comunità del calcio e di crescere una nuova generazione di atlete e tifose pulite“.

Un momento della presentazione del libro con l’autore

Negli ultimi anni il calcio femminile sta esplodendo“, commenta con visibile soddisfazione Carolina Morace. “In pochi sanno che la nostra nazionale è stata per due volte vicecampione europea. Siamo partite con 13.000 tesserate. Sky ha iniziato a trasmettere le prime partite, il pubblico apprezzò. Ricordo che il calcio femminile aveva uno share maggiore della Serie B maschile. Poi c’è stato il mondiale, in cui la nostra nazionale si è espressa molto bene, probabilmente andando oltre le proprie possibilità”.

“L’idea per il libro c’è venuta ad agosto – racconta Colledani – Il calciomercato si era appena concluso e i club della Premier League avevano speso quasi 2 miliardi di euro, quanto le altre quattro grandi leghe europee messe assieme. Abbiamo pensato che forse i soldi non c’erano più ed era il momento di darsi alle idee. Secondo me, anche se di misura, vincono le idee e si portano a casa i tre punti”.

Maria Luisa Colledani

Per Gravina il calcio italiano ha problemi strutturali seri e non riesce ad essere solido, solvibile e dunque sostenibile. Eppure “in Italia si giocano 570.000 partite all’anno, una ogni 55 secondi. Rappresenta lo 0,58% del Pil. Oggi ha un disavanzo cronicizzato che supera abbondantemente i 4 miliardi di euro, una cifra che spaventa. Ma dobbiamo ricordare che quei 4 miliardi vengono coperti puntualmente con finanziamenti dai proprietari dei club. In Italia si discute troppo del gol non gol, della polemica arbitrale – lamenta il presidente della Figc – La nostra è una visione miope. Il mondo del calcio ha una dimensione straordinaria che deve essere valorizzata nei suoi due asset fondamentali: i vivai e le strutture. Sono gli unici due asset che generano all’interno del bilancio di una società una vera patrimonializzazione”.

De Bellis, direttore del canale all news Sky TG24, analizza il ruolo che ha giocato e continua a giocare la tv nel mondo del pallone. “Il calcio in tv è diventato un’abitudine di consumo per il pubblico, che ha creato valore per l’intero sistema. E ha dato a tanti spettatori la possibilità di guardare molte più partite. Nel libro si sottolinea però una cosa importante. I soldi della tv non bastano per sostenere i numeri del calcio. C’è ancora molta strada da fare per rendere sostenibile questo sport”.

Per Giorgetti “il calcio italiano deve competere a livello internazionale con le altre leghe, prima fra tutte quella inglese. La Premier League è ritenuta il campionato più ricco e spettacolare del mondo. Però ha raggiunto questo livello con un effetto di polarizzazione. C’è il campionato di eccellenza e le altre leghe diventano quasi campionati ancillari. Così accade che il campionato principale attrae investimenti e tutti i migliori talenti, mentre gli altri restano indietro e perdono appeal. Serve un sistema di regole condiviso, affinché chi sta dentro al sistema giochi ad armi pari con gli altri“.

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