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Apple e il ritorno in ufficio: il lavoro da remoto diventa comportamento da sanzionare

Headquarters Apple, Cupertino

Tim Cook aveva definito il lavoro da remoto “madre di tutti gli esperimenti”. Adesso Apple reprime severamente gli impiegati che non lavorano in presenza almeno tre giorni alla settimana.

 “Siamo alle prese con la madre di tutti gli esperimenti” aveva detto filosoficamente Tim Cook, Ceo di Apple, al TIME 100 di New York nel giugno 2022 e, abbassando il tono concludeva “perché non sappiamo …”

Appena due mesi dopo, però, ha disposto il rientro dello staff in ufficio per tre giorni a settimana. E adesso si dice che stia minacciando provvedimenti disciplinari nei confronti dei dipendenti che oppongono resistenza. In altre parole, l’esperimento potrebbe essere prossimo alla conclusione.

“Apple sta minacciando azioni disciplinari nei confronti dei lavoratori che non si presentano in ufficio per tre dei cinque giorni della settimana lavorativa” ha twittato mercoledì 22 marzo Zoë Schiffer, caporedattore della newsletter tech Platformer. E ha aggiunto che l’azienda sta monitorando gli impiegati tramite le strisciate dei badge, e alcuni manager avvertono con crescente insistenza che questo potrebbe concludersi con la risoluzione dei rapporti di lavoro.

“In Apple, alcune strutture stanno dicendo che il mancato rispetto [della presenza in ufficio tre giorni su cinque] potrebbe comportare il licenziamento, ma non sembra essere questa la politica aziendale”, ha aggiunto Schiffer. Alla richiesta di un commento da parte di Fortune, nessuno di Apple ha voluto rispondere.

Apple è una delle molte aziende che hanno tentato a più riprese, dopo i primi lockdown, di stabilire una data certa per il ritorno in ufficio, ma nel corso del 2021, con il diffondersi di nuove varianti e più lavoratori costretti a stare a casa, i responsabili hanno continuato a rinviare quella data.

La società in un primo momento ha chiesto ai lavoratori di tornare in presenza per un solo giorno a settimana, a marzo 2022. “Per molti di voi, so che il ritorno in ufficio rappresenta una tappa a lungo attesa e un segnale positivo che possiamo tornare a impegnarci appieno con i colleghi che svolgono un ruolo importante nella nostra vita” aveva scritto allora Tim Cook in un appunto. “Altri potrebbero essere turbati da questo cambiamento.” E l’obbligo di rientrare infatti ha suscitato una valanga di malumori tra i lavoratori.

 

Tim Cook
Tim Cook

Cook non è certo l’unico Ceo Fortune 500 ad aver bandito il lavoro totalmente da remoto. All’inizio di marzo, Mark Zuckerberg, Ceo di Meta, ha detto che è “più facile costruire un rapporto di fiducia” tra i lavoratori quando sono tutti in ufficio almeno tre giorni a settimana. Ed Elon Mask, Ceo di Twitter, ha recentemente inviato a tutti i dipendenti una e-mail – alle 2:30 del mattino – per ricordare che la presenza in ufficio non è facoltativa.

Nel corso del 2022, Apple ha gradualmente aggiunto giorni all’obbligo di presenza in ufficio, arrivando ad agosto a tre giorni a settimana: martedì, giovedì e un terzo giorno indicato a sua discrezione dal team leader. Agli impiegati questo non è piaciuto affatto.

L’estate scorsa, più di 1.200 lavoratori di Apple hanno firmato una petizione— chiamata “Apple Together” — contro l’obbligo della presenza in persona, sostenendo di aver svolto un “lavoro eccezionale” da casa durante la pandemia.

“Crediamo che Apple dovrebbe incoraggiare, non proibire, il lavoro flessibile per costruire un’azienda diversa e vincente dove tutti possano sentirsi a proprio agio a ‘pensarsi diversamente insieme’” hanno scritto alcuni dipendenti di Apple.

In effetti, i lavoratori di Apple possono rivendicare risultati finanziari straordinari ottenuti ai tempi del lavoro da remoto. Apple ha superato i 2.000 miliardi di dollari nella capitalizzazione di mercato ad agosto 2020, quando milioni di utenti cercavano i loro prodotti. A gennaio 2022, nel bel mezzo della decisione lungamente rinviata di imporre il rientro in ufficio, ha raggiunto in breve una capitalizzazione di mercato davvero enorme: 3.000 miliardi di dollari, triplicando la sua valutazione in meno di quattro anni, prima azienda statunitense a raggiungere questo traguardo.

Ma Cook è rimasto imperterrito. In una intervista rilasciata a novembre alla Cbs, ha difeso la spinta della sua azienda verso il lavoro ibrido.

“Noi facciamo il prodotto e voi dovete gestirlo. Dovete collaborare tra di voi,” ha detto, “perché crediamo che uno più uno faccia tre. Questo comporta poter cogliere le opportunità incontrando le persone e potersi confrontare e avere abbastanza a cuore un’idea da lasciare che sia qualcun altro a portarla avanti perché sapete che questo la renderà un’idea migliore.”

Questo non vuol dire cinque giorni di lavoro in presenza, ha aggiunto. “Se veniste qui di venerdì, trovereste una città fantasma.” Non ha torto, l’estate scorsa solo il 30% dei lavoratori americani andava in ufficio a livello nazionale, secondo i dati forniti dalla Kastle System.

Sicuramente, Cook e gli altri Ceo che la pensano come lui potrebbero aver ragione sui vantaggi del lavoro in presenza. Secondo una ricerca svolta dalla società di software Citrix, gli impiegati di concetto che lavorano in maniera ibrida hanno molta più probabilità rispetto ai colleghi sempre presenti o sempre in remoto di relazionarsi con i membri del team in modo da incrementare la propria produttività, soddisfazione e connessione con i loro responsabili.

Il collega di Cook, Marc Benioff, Ceo di Salesforce, noto per avere criticato violentemente nel giugno 2022 le disposizioni relative all’obbligo di ritorno in ufficio, pochi mesi dopo ha concluso che i lavoratori in presenza erano semplicemente più performanti.

Ma a tre anni dall’inizio della pandemia, la grande maggioranza dei lavoratori sembra ancora detestare l’idea di tornare in ufficio su ordine dei loro capi. Secondo una ricerca di Slack’s Future Forum, il 95% degli impiegati vuole scegliere in piena libertà quando e dove lavorare.

Apple Store

Nick Bloom, professore di economia a Stanford, uno dei maggiori esperti nel nuovissimo campo di ricerca sul lavoro a distanza, in ottobre ha dichiarato a Fortune che le aziende che insistono sul rientro potrebbero mostrare una reale mancanza di lungimiranza.

“Donne, persone con disabilità e persone di colore preferiscono tutti lo smart working – se continuano così, le aziende non soltanto scontentano i dipendenti ma potrebbero trovarsi di fronte a una questione di diversity,” ha detto Bloom a Fortune l’anno scorso. “E’ un altro costo di cui non credo siano consapevoli”.

Bloom sosteneva che le aziende che tengono sotto controllo i lavoratori non hanno realmente considerato il loro obiettivo finale. Se un dipendente si presenta in ufficio due giorni alla settimana invece dei tre richiesti, HR lo scopre tracciando le strisciate del badge e informa il suo responsabile, cosa succede dopo? “Che cosa può fare il responsabile?

Sono due le scelte possibili, ha spiegato Bloom: può ignorarlo, cosa che agli occhi dei dipendenti renderebbe chiaro che la regola non è efficace. E questo indebolirebbe il management. Oppure potrebbe cominciare a penalizzare le persone dicendo “So che lavori bene e raggiungi i tuoi obiettivi, ma non sei abbastanza presente, perciò ti tagliamo lo stipendio.”

“Ovviamente, questo spingerebbe i migliori tra le braccia dei competitor,” ha sentenziato Bloom. “Nessuna delle due scelte è allettante, in qualunque modo si agisca, non vedo come possa essere una politica giusta.”

È una metrica particolarmente sciocca da imporre in un’azienda come Apple, che assume solo il meglio del meglio, in primo luogo, ha proseguito. “Tutti lì sono super ambiziosi; sono star della loro categoria, non scansafatiche”, ha aggiunto Bloom. “In genere farebbero qualsiasi cosa per migliorare la loro carriera. Il fatto che le richieste di rientrare in ufficio siano impopolari dovrebbe dimostrare che non è importante”.

“Nel 2023,” ha concluso Bloom, “Rideremo di chiunque faccia qualcosa di che non sia ibrido.”

L’articolo originale è disponibile su Fortune.com 

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