Semplificazione. È questa la parola d’ordine del nuovo codice degli appalti. Secondo il ministero delle Infrastrutture per fare una gara si risparmieranno “da sei mesi ad un anno”. Ma su alcune delle norme si è acceso il dibattito. Per l’Ance, l’associazione che rappresenta i costruttori, sono stati fatti “passi avanti” su illecito professionale e revisione prezzi ma restano “perplessità sulla concorrenza”.
Secondo la Cgil e la Uil il codice è da rivedere perché col subappalto a cascata si “mette a rischio la sicurezza” dei lavoratori nei cantieri. Inoltre l’introduzione della norma per cui non ci sono più gare fino ad appalti di 5 milioni di euro porta ad un problema di “trasparenza” e quindi rischia di far nascere “cartelli e blocchi economici” a discapito della qualità.
Per il presidente di Confindustria Carlo Bonomi: “Ci sono dei grossi rischi” perché da un lato molti enti possono decidere di “assegnare i contratti solo alle grandi imprese per non esporsi a contestazioni, ma così si finisce per penalizzare le piccole e medie” mentre dall’altro si “aprono le porte alle decisioni discrezionali dei partiti e di chi premia gli amici degli amici”. Ecco alcune delle novità più dibattute.
Liberalizzazioni fino a 5,3 mln di euro
Solo al di sopra di questa soglia sarà obbligatorio bandire le gare d’appalto. Le stazioni appaltanti potranno decidere di attivare procedure negoziate o affidamenti diretti, rispettando il principio della rotazione.
Appalti fino 500 mila euro
Le piccole stazioni appaltanti, in pratica i comuni minori, potranno procedere direttamente senza passare per le stazioni appaltanti qualificate. L’affidamento diretto sarà consentito per i lavori di importo inferiore a 150mila euro.
Subappalti a cascata
Non ci sono più limiti al subappalto. Finora era vietato per più di un livello.
