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Usa: milioni di lavoratori in meno, ma non dipende da Covid-19

Un nuovo studio rivela: le scelte di stile di vita stanno influenzando i modelli di lavoro più di qualsiasi strascico della pandemia

In un documento di ricerca pubblicato a fine marzo prima di una conferenza annuale tenuta dal thinktank Brookings Institution, Katharine Abraham, professoressa di economia all’Università del Maryland ed ex commissaria dell’Agenzia USA di Statistiche del Lavoro, e Lea Rendell, dottoranda all’Università del Maryland, hanno analizzato come è cambiata la forza lavoro dopo la pandemia.

Secondo il documento, intitolato “Dove sono i lavoratori spariti?”, il numero di americani in cerca di lavoro è crollato di oltre il 3% durante i primi due mesi della pandemia, il che vuol dire 8,2 milioni di persone in meno.

Circa la metà di quella perdita è stata “rapidamente recuperata” dicono le autrici dello studio, con una ulteriore ripresa del tasso di occupazione nella seconda metà del 2021. Tuttavia, Abraham e Rendell hanno riscontrato che da allora la partecipazione appare nuovamente in “fase di ristagno”.

Per tutto il 2022, hanno osservato, la forza lavoro economicamente attiva è stata inferiore di circa 0,9 punti percentuali rispetto alla media dei 12 mesi precedenti a febbraio 2020 (data di inizio della pandemia), un crollo di quasi 2,4 milioni di lavoratori.

Lo studio ha rivelato che, nello stesso periodo, la media settimanale di ore lavorate è scesa dello 0,6%, contribuendo a una ulteriore diminuzione della popolazione lavorativamente attiva, che per le autrici dello studio equivale ad altri 2,4 milioni di lavoratori.

Tenuto conto dei cambiamenti demografici della popolazione che influenzano la volontà di lavorare, come l’età e il livello di istruzione delle persone, hanno stimato che dopo la pandemia c’è stato un calo di circa 0,5 punti percentuali nel tasso di occupazione.

“Gran parte del calo della percentuale di popolazione economicamente attiva negli ultimi tre anni avrebbe dovuto essere anticipato anche senza la pandemia” hanno scritto nel documento.

Secondo i dati ufficiali il 62,5% degli Americani lavoravano o stavano cercando lavoro a febbraio 2022, lo 0.8% in meno rispetto al mese di febbraio 2020, poco prima che gli Stati Uniti cominciassero a implementare le misure restrittive anti Covid.

Lo studio stima che per meno della metà dei lavoratori “assenti” la causa può essere attribuita alla paura del contagio o a disturbi da “long Covid”. Secondo le autrici, soltanto 700,000 lavoratori sarebbero usciti dalla popolazione economicamente attiva a causa del long Covid.

“Riteniamo che sia la paura del Covid che il long Covid abbiano spinto verso il basso il tasso di occupazione, anche se in entrambi i casi stimiamo che l’entità dell’effetto sia considerevolmente inferiore a quanto suggerito da alcune analisi precedenti”.

Le autrici dello studio suggeriscono un’altra ipotesi che potrebbe aver causato la stagnazione del mercato del lavoro: un cambio di approccio al lavoro da parte degli americani dopo la pandemia.

“Coerentemente con una notevole quantità di prove empiriche, è possibile che la minore quantità ore lavorate rifletta una profonda rivalutazione dell’equilibrio che le persone desiderano raggiungere tra il loro lavoro e la vita personale”, hanno scritto.

Hanno evidenziato tendenze come il “quiet quitting” e sottolineato che i media sono pieni di storie di professionisti che si allontanano da “programmi di lavoro troppo richiedenti”.

L’articolo originale è disponibile su Fortune.com

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