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BAT sceglie l’Italia per investire sull’eccellenza

Alessandro Bertolini, vicepresidente di BAT Italia
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Alessandro Bertolini, vicepresidente di British American Tobacco Italia, racconta la scommessa dell’azienda (da 500 mln di euro) sul polo tecnologico di Trieste

Milanese di nascita, veneto di adozione, Alessandro Bertolini è il vicepresidente di BAT Italia che, a giugno, inaugurerà a Trieste un centro di eccellenza di livello globale interamente dedicato alla ricerca, sviluppo e produzione dei prodotti a rischio ridotto di BAT, ivi inclusi i prodotti farmaceutici per la terapia sostitutiva della nicotina. Un investimento da 500 mln di euro che genererà circa 2700 posti di lavoro, diretti ed indiretti. Tale decisione dell’azienda britannica rappresenta un segnale forte non soltanto perché realizzato, a tempo di record, in un momento assai delicato sotto il profilo sociale ed economico del Paese, ma anche perché con tale investimento BAT Italia conferma il ruolo centrale dell’Italia nelle proprie strategie di business consolidando una filiera integrata che in Italia già conta, fra l’altro, gli oltre 6000 addetti che lavorano nelle 400 aziende agricole dalle quali BAT acquista tabacco italiano. Per la salute sono nemici pubblici, per le casse dello Stato un gettito sicuro. Qual è la reale situazione? Ecco la posizione del vicepresidente della seconda azienda di prodotti del tabacco al mondo.

Bertolini, il tabacco non fa bene alla salute ma le accise sono fondamentali per le casse dello Stato a fine anno.

Nonostante il fisiologico e drastico calo dei volumi, anno su anno, delle tradizionali sigarette da combustione, il settore continua a versare allo Stato 14 mld di euro tra accise e Iva e ciò in considerazione, da un lato, dell’elevata incidenza fiscale applicata alle tradizionali sigarette, oltre il 78% fra accisa e Iva a cui si aggiunge il 10% di aggio ai tabaccai e, dall’altro lato, all’incremento dei volumi dei prodotti di nuova generazione a rischio ridotto, in particolare le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato.

Perché avete deciso di ampliare i vostri investimenti in Italia?

L’Italia è un Paese di eccellenze e di straordinari talenti, da sempre investiamo in teconologia italiana e sosteniamo la nostra tabacchicoltura come confermato, di recente, dall’impegno triennale di acquisto di tabacco italiano siglato con il MASAF alla presenza del sottosegretario Patrizio Giacomo La Pietra. Dopo una lunga analisi, abbiamo deciso di investire nell’area di Trieste, un polo tecnologico di eccellenza e, grazie alla sua posizione, una finestra sull’Europa. Abbiamo realizzato in tempi strettissimi un hub produttivo all’avanguardia e unico nel suo genere a livello globale, interamente dedicato ai prodotti di nuova generazione a rischio ridotto, ivi inclusi i cosiddetti Modern Oral, sacchetti per uso orale contenenti nicotina e privi di tabacco che lanceremo nel mercato italiano a metà dell’anno corrente.

Cosa sono questi prodotti di nuova generazione?

BAT ha da tempo avviato un processo di profonda trasformazione il cui obiettivo è ridurre l’impatto sulla salute del proprio business attraverso l’offerta ai consumatori adulti, sulla base di solide evidenze scientifiche, della più vasta gamma possibile di prodotti a rischio ridotto alternativi ai tradizionali prodotti da combustione. Si tratta di un processo epocale in larga parte dettato dall’evoluzione tecnologica, da nuovi comportamenti sociali e da una maggiore attenzione in tema di sostenibilità ambientale, di inclusione sociale e di salute pubblica. Da tempo abbiamo adottato un approccio olistico al tema della sostenibilità, misurando l’impatto delle nostre attività con il modello Esg e allineando il nostro approccio ai diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall’Onu. Queste iniziative, già avviate e rafforzate negli anni, hanno portato la nostra azienda ad essere inserita da 19 anni senza soste nel Dow Jones Sustainability World Index, che include le aziende quotate più attente ai temi della sostenibilità. L’Italia è da molto tempo al centro di questo processo di trasformazione e siamo convinti che possa svolgere un ruolo centrale, anche a livello comunitario, nel riconoscimento del ruolo positivo che i prodotti di nuova generazione possono avere nel più complessivo tema della riduzione del danno da fumo. Diamo, ad esempio, uno sguardo a cosa accade in Svezia.

Cioè?

L’Unione europea ha posto l’obiettivo di raggiungere il 5% di incidenza dei fumatori sulla popolazione entro il 2040. Nei Paesi scandinavi, in particolar modo la Svezia, attraverso l’utilizzo dei prodotti per uso orale, con e senza tabacco, è stato sensibilmente ridotto il numero di fumatori. Infatti le evidenze epidemiologiche a lungo termine evidenziano che l’utilizzo dei cosiddetti Modern Oral e degli altri prodotti di nuova generazione a rischio ridotto hanno portato la Svezia a registrare nel 2020 il tasso incidenza di fumatori più basso (7%) di tutti i Paesi dell’Ue (la media europea è del 23%). Infine, i dati dell’Oms confermano che la Svezia ha il più basso tasso di mortalità in Europa per tutti i tipi di cancro, compresa la più bassa incidenza di tumore ai polmoni nell’Ue. È un caso virtuoso che traccia la strada da percorrere.

E quindi?

Vorremmo un approccio scevro di condizionamenti al tema, basato su fondamenti scientifici e privo di posizioni aprioristiche. In caso contrario il decisore pubblico rischia di effettuare scelte schizofreniche, creando un clima di incertezza normativa che, oltre a disorientare le aziende che vogliono investire in Italia, non si traducono in una effettiva tutela dei consumatori. Non tutti i prodotti sono uguali: è stato ampiamente dimostrato da ricerche di altissimo livello internazionale, indipendenti e peer reviewed, che le nuove categorie di prodotto (sigarette elettroniche, tabacco riscaldato e sacchetti con nicotina per uso orale), sono meno dannose per la salute rispetto al tabacco combusto. Da ciò ne dovrebbe discendere un approccio diverso a livello normativo. Pertanto, partendo dall’assunto che la tutela dei minori e dei non fumatori deve essere un principio fondamentale dell’azione del decisore pubblico, auspichiamo una regolamentazione che tenga presenti tali aspetti e metta il consumatore in condizione di effettuare scelte informate.

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