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Il Parlamento a lezione di AI. Ascani: “La politica deve stare al passo”

L’intelligenza artificiale, in un Parlamento, è ‘fisicamente’ già entrata: a ottobre Ai-Da, il primo ‘robot artista al mondo’, ha fronteggiato i membri dell’House of Lords britannica spiegando quali fossero le potenzialità dell’AI nell’arte. In Italia, un robot intelligente in Parlamento ancora non lo abbiamo visto. Per ora, Montecitorio è partita dagli umani che l’AI la conoscono meglio. I primi a fare ‘lezione’, il 18 aprile, sono stati Paolo Benanti, docente della Pontificia Università Gregoriana, e Rita Cucchiara, dell’Università di Modena e Reggio Emilia: da loro è iniziato il percorso della Camera per capire come l’intelligenza artificiale può essere usata per la documentazione parlamentare, e quali in generale siano potenzialità e rischi della tecnologia. L’iniziativa è stata voluta da Anna Ascani, vicepresidente della Camera ed esponente Pd, che presiede il Comitato di Vigilanza sull’attività di Documentazione della Camera.

Il tema alla base dell’indagine del Comitato, voluta da Ascani, è semplice. L’intelligenza artificiale basata sui nuovi modelli linguistici come quelli usati dalla ChatGpt di OpenAi e da Bard di Google può cambiare (e sta già cambiando) la scienza, la medicina, il business. Ma cosa può fare l’intelligenza artificiale per le istituzioni, e in particolare per il Parlamento italiano?

L’obiettivo dell’indagine del Comitato è quello di individuare potenzialità e limiti di queste tecnologie, analizzarne i campi di applicazione, studiando le esperienze di altri Parlamenti e altre istituzioni, che già hanno fatto ricorso a sistemi avanzati per l’analisi dei testi, la ricerca e classificazione delle informazioni. Un esempio recente? quello della Romania, che ha assoldato come consulente istituzionale un sistema di intelligenza artificiale: Ion (questo il nome dell’AI) ha il compito di raccogliere online e poi sintetizzare opinioni e proposte dei cittadini.

Un momento della prima audizione sul tema dell’AI del Comitato di Vigilanza sull’attività di Documentazione della Camera.

Finora, l’appello di chi ha chiesto che lo sviluppo delle AI più potenti venisse sospeso, mentre si cercano di stabilire regolamentazioni appropriate, è caduto nel vuoto. Le iniziative ci sono (come quelle relative all’Artificial intelligence act dell’Ue, in lavorazione in questi mesi) ma c’è comunque chi, tra le istituzioni, ha deciso di iniziare a muoversi per mettere qualche paletto ai nuovi algoritmi.

Il blocco del Garante italiano per la privacy a ChatGpt, in questo senso, rimarrà probabilmente una tappa storica del cammino normativo di una tecnologia che ora anche il Parlamento cerca di conoscere meglio.

Ascani sostiene che nel ciclo di audizioni verranno sondate applicazioni, rischi, opportunità e possibilità di sperimentazione, applicabili alla documentazione parlamentare. Per farlo, è stato deciso di partire “dalle basi: dalla tecnica e dall’etica”, dice Ascani. “Con la professoressa Cucchiara ci siamo confrontati sugli sviluppi a breve e a medio termine dell’AI, interrogandoci sulla funzione che gli algoritmi svolgono nella nostra quotidianità e su come rendere consapevoli coloro che hanno responsabilità politiche dei possibili rischi legati ai bias delle intelligenze artificiali. Con il professor Benanti, esperto di etica delle tecnologie, abbiamo discusso cosa aspettarci dall’AI generativa e come prevenirne i rischi, intervenendo con una regolamentazione rapida e all’altezza dell’innovatività del fenomeno da normare”.

Secondo Ascani, “se è vero che non possiamo regolare le singole tecnologie perché il processo dello sviluppo tecnologico corre troppo veloce, è però compito della politica continuare a interrogarsi e a comprendere le implicazioni di quanto sta accadendo, anche attraverso attività di ascolto e confronto costante con gli stakeholder del settore”.

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