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L’Intergruppo parlamentare Moda incontra l’Accademia dei Sartori

La moda è la seconda industria del Paese per contributo al Prodotto interno lordo  e l’artigianato ne è la linfa vitale. La moda potremmo considerarla come il prodotto finale di un lavoro che vede impegnata una filiera di qualità, che parte dalle materie prime e giunge al valore dell’opera sartoriale. Questa narrazione di chiarezza è stata alla base dell’incontro organizzato dall’Intergruppo  parlamentare Moda con l’Accademia nazionale dei Sartori, la più antica associazione italiana del settore abbigliamento, fondata nel 1575 per volontà di Papa Gregorio XIII.

La spinta all’internazionalizzazione

La moda e la bellezza non sono solo cultura, sono economia e impresa, una risorsa a cui l’italia ha potuto ricorrere anche nei momenti di crisi globale. Lo sottolinea la nota che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha inviato in occasione dell’incontro fra Intergruppo Moda e Accademia dei Sartori.
“Il sistema della moda non è solo simbolo della storia e della cultura italiana e modello del genio creativo artigiano –  sostiene Tajani – ma è anche un asset strategico di traino per la nostra economia. Dopo l’inevitabile contrazione legata all’emergenza pandemica, il settore sta attraversando una fase di notevole crescita: nel 2022, le esportazioni hanno superato gli 86 miliardi di euro, con un aumento di circa il 18% rispetto al 2021 e di oltre il 45% rispetto al 2020”. Il ministro ricorda come  “l’Italia è il secondo esportatore al mondo del comparto, dopo la Cina. La moda italiana, frutto di eccellenza creativa, manifattura esperta e sperimentazione continua, ha un potenziale di ulteriore sviluppo che intendiamo sostenere attraverso la diplomazia della crescita”. Il Ministero degli Esteri, con la rete di Ambasciate, Consolati, istituti di Cultura e uffici Ice, è attivamente impegnato nell’attività di sostegno alle imprese che operano sui mercati esteri, ed in particolare, evidenzia il ministro “nel sostenere la filiera della moda, vogliamo valorizzare soprattutto l’abilità di maestri artigiani, industriali, creativi e tecnici italiani; la loro capacità di immaginare soluzioni innovative e sostenibili; l’attrattività di prodotti che sono ammirati in tutto il mondo. Il nostro obiettivo è promuovere l’immagine dell’Italia protagonista di un comparto estremamente competitivo come quello della moda. Contante su di me, sul Ministero degli Esteri e sul Governo per il sostegno delle istituzioni al sistema produttivo e alle eccellenze del saper Fare italiano”.

Un racconto di bellezza

L’obiettivo dell’incontro è stato anche quello di far incontrare istituzioni e maestri sartori. “Saremo la vostra voce presso le altre istituzioni”, è la proposta operativa del  senatore Ivan Scalfarotto ai rappresentanti della Scuola dei Sartori, che ha voluto incontrare nella prestigiosa sede della Sala della Regina a Montecitorio, raccontando un dettaglio storico “proprio in questa stanza la regina d’Italia aspettava la sessione parlamentare, dietro queste tende c’è il palco dal quale la regina ascoltava  i discorsi ufficiali del re. Un racconto di bellezza dei luoghi, per chi di bellezza se ne intende”, dice il senatore, rivolto ai suoi interlocutori mastri.
L’Intergruppo Moda italiana è nato per volontà del senatore Ivan Scalfarotto, che ha voluto spiegare come funziona questo strumento “I parlamentari possono decidere di associarsi in intergruppi per interessi comuni e fare in modo che le competenze possano essere condivise, per diventare deposito di idee, stimoli per il Governo e i colleghi, luogo di mutua conoscenza, per i settori produttivi, ma anche con i cittadini coinvolti in quelle attività che hanno la possibilità di un accesso più diretto al mondo della politica”.

Senatore Ivan Scalfarotto

Artigianato e nuove generazioni

Il senatore Scalfarotto fa risalire il suo interesse per il settore produttivo della moda a quando ha avuto la responsabilità “del commercio internazionale, una delle lezioni che ho appreso è che il commercio è fondamentale, noi siamo uno dei paesi che esporta di più al mondo, e il nostro rapporto con l’estero, la capacità di vendere i prodotti all’estero anche in momenti di crisi la nostra bilancia commerciale portava 30, 40 mld all’anno”. E l’Italia ha attraversato le crisi economiche di questo millennio, secondo Scalfarotto, “anche grazie alla capacità di essere attrattivi sugli altri mercati”. Il settore manifatturiero, in particolare, dice il senatore, è quello che consente di fare la differenza:“L’italia è anche un paese manifatturiero, vuol dire che siamo bravi a fare le cose con le mani, le cose che sappiamo fare piacciono ai sensi dei consumatori, belle da guardare, da indossare”. Ma è una bellezza che va intesa come l’opposto dell’effimero, concetti spesso erroneamente collegati all’idea dell’eleganza, che tutto è tranne che effimera. “La nostra bravura artigianale la tramandiamo da generazioni, è la nostra assicurazioni sulla vita”, sottolinea Scalfarotto, che racconta: “La paura nata a margine della globalizzazione era per chi produce cose standard, ma la nostra capacità di fare cose uniche ci ha messo al riparo dalla concorrenza, che non sapeva fare come noi. Quando ero al Ministero dello sviluppo economico ho scoperto, ad esempio, che le bellissime scarpe con ‘la suola rossa’ venivano realizzate da laboratori italiani, spesso le multi nazionali che comprano i brand italiani lasciano qui la produzione, perché non comprano azioni, ma esperienza e competenza. Un obiettivo sia quello di preservare il passaggio di queste competenze, che ho l’impressione che a volte vada perduto”.

Maestro Gaetano Aloisio

La crisi dinamica

Gaetano Aloisio, presidente dell’Accademia nazionale dei sartori, invita ad una riflessione sulla situazione attuale: “Si parla di crisi, ma l’etimologia del termine richiama l’idea di scelta o decisione, è un termine che ha già una soluzione interna, è una reazione ad una azione”. Aloisio ne è convinto: “La crisi è per sua natura dinamica, prevede uno scatto per uscire dalla situazione di stallo e di fragilità, per questo quando si parla di crisi bisogna cogliere l’aspetto positivo, riflettere non sul perso ma sulle opportunità da cogliere”. Il mondo sartoriale, nello specifico, di crisi ne ha vissute molte, ricorda il presidente, come: “quella degli anni ’80 del secolo scorso, quando sembrava che dovesse soccombere sotto al peso delle grandi griffe, cosa che non è stata”. Di recente poi abbiamo vissuto una crisi sanitaria globale, che ha messo a rischio la vita di molti e l’economia dei Paesi, ma Alosio continua a guardare alle opportunità e alla “spinta positiva che è stata quella della gente che ha ripensato ai propri consumi, riportando la qualità al centro della scelta, i consumatori vogliono comprare una cosa ben fatta, ma soprattutto fatta per sè. Cose non fatte in serie, ma fatte su misura”. E così anche la scuola di sartoria italiana è tornata ad essere riferimento mondiale, per le capacità degli artigiani e per lo stile e, allargando la visione, anche per la qualità delle materie prime. Aloisio rilegge anche la figura del sarto che: “in piena globalizzazione, da artigiano si è fatto imprenditore a tutto tondo, e servono quindi giovani sarti al passo coi tempi. I giovani che si avvicinano al mestiere sono in aumento ma non abbastanza, manca la formazione”. Come presidente dell’Accademia dei sartori, ha sempre avuto a cuore la crescita dei giovani sarti del futuro, e spiega: “nella nostra scuola non offriamo strumenti per essere artigiani, ma abbiamo inserito nozioni per gestione di una sartoria, i nostri ragazzi trovano tutti lavoro. Oggi si diventa artigiani non a 13 anni ma più tardi, e questo non è un problema, come pensano molti colleghi”, perchè oggi i ragazzi sono più agili e capaci di mettersi in contatto col mondo in pochi secondi. “Il mestiere del sarto è cambiato”, conclude Aloisio “arricchendosi di nuovi significati, sempre di base artigianale ma con nuovi strumenti, senza i quali si resta fermi. E noi invece ci impegniamo per far sì che la sartoria italiana sia la scuola di tutte le scuole”.

Sartoria e Made in Italy

“E’ un sistema di cui essere orgogliosi, quello della sartoria italiana, perché rappresenta un’idea del saper fare che incarna perfettamente le qualità del ‘fatto in Italia’”, lo ha ricordato l’onorevole Fabio Petrella, che il ministro Urso ha nominato Consigliere per la Moda.  La sua idea è che “quando si parla di made in Italy si pensa alla riserva indiana, a qualcosa che appartiene al passato da tutelare, come se esista solo per far vedere come eravamo un tempo. A ben guardare scopriremo che invece questo settore ha un futuro, è una grande opportunità di formazione, dobbiamo pensare a riavvicinare il mondo produttivo al nostro made in Italy. Da parte nostra c’è la grande voglia di conoscere il settore, conoscere per sostenere anche con le norme”.

Un mestiere per donne

Quello del premio Forbici d’oro – organizzato dall’Accademia dei Sartori – è un appuntamento atteso che dal 1951 premia i maestri sarti per competenza tecnica, sensibilità stilistica e capacità manuali.
Negli anni ha consacrato giovani talenti, poi diventati protagonisti della sartoria nazionale e internazionale – nel 1986 anche Gaetano Aloisio ha vinto il prestigioso premio –  e si prefigge di continuare ad essere un certificato di eccellenza assoluta nel settore. La finale 2023 sarà a fine maggio, e vedrà impegnati 10 finalisti provenienti da tutta Italia, che dovranno creare un abito utilizzando materie prime dal laboratorio di Ermenegildo Zegna. La notizia è che fra i finalisti ci sono, per la prima volta, anche due ragazze, novità che viene salutata con favore dai sartori e dall’Accademia, lieta del fatto che le ragazze negli ultimi anni siano sempre più presenti sul panorama della sartoria maschile.

 

 

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