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Google, in attesa di Bard in Italia arriva un fondo da 3 mln per la ricerca sull’AI

In Italia Bard ancora non c’è: come nel resto dell’Ue, non è stata ancora resa disponibile la creatura di intelligenza artificiale generativa di Google. Per il nostro Paese, intanto, Mountain View ha annunciato un approccio che non passa dagli utenti, ma dal mondo della ricerca: un fondo da 3 mln di euro dedicato all’intelligenza artificiale da destinare a non profit, istituzioni accademiche e di ricerca, enti civici e imprese sociali. Lo scopo? Sviluppare soluzioni basate sull’AI che “abbiano un impatto positivo sull’ecosistema”, fa sapere Google.

Gli obiettivi del fondo

Il fondo Social Innovation Fund di Google.org ha l’obiettivo di “rendere disponibili a tutti i vantaggi dell’AI”, incoraggiando soluzioni che verranno messe a disposizione gratuitamente e in modalità open source. Oltre a 3 mln di euro, in Italia, “il fondo fornirà anche supporto tecnico, mentorship e formazione su come sviluppare soluzioni AI in modo responsabile”.

“A livello globale, Google.org ha già donato oltre 100 mln di dollari a organizzazioni non profit e imprese sociali che utilizzano l’intelligenza artificiale per promuovere l’impatto sociale”, dice la società in un post. “Grazie all’AI, queste organizzazioni hanno raggiunto i loro obiettivi tre volte più velocemente e a quasi la metà dei costi, e questo ci incoraggia ad abilitare ancora più applicazioni di questa tecnologia trasformativa. Oggi siamo a un punto di svolta entusiasmante per l’AI e abbiamo l’opportunità di renderla ancora più utile per le persone, le aziende e le comunità. Solo affrontando lo sviluppo di questa tecnologia in modo responsabile potremo ottenere benefici a vantaggio di tutti. Siamo entusiasti di questo nuovo fondo di Google.org, e di poter supportare l’Italia in questa trasformazione”.

Bard, il rinvio in Ue

Eppure, per ora agli utenti italiani Google non rende disponibile il suo gioiello AI, quel Bard rivale di Chatgpt che invece è disponibile in 180 Paesi nel mondo. Stessa storia per il resto dell’Unione Europea. Alla base del rinvio della distribuzione di Bard ci sarebbero le preoccupazioni sulla privacy sul Gdpr, il regolamento europeo, ma anche l’alt della Dpc, la data protection commission irlandese, secondo la quale Google non avrebbe inviato tutti i dati necessari per fugare ogni dubbio sulla tutela della privacy dei cittadini dell’Unione.

Un portavoce di Google, sulla questione, aveva fatto sapere che “a maggio abbiamo annunciato di voler rendere Bard disponibile in un maggior numero di aree del mondo, compresa l’Unione Europea, e di volerlo fare in modo responsabile, confrontandoci con esperti, autorità di regolamentazione e policy maker. Nell’ambito di questo percorso, ne stiamo discutendo con gli enti regolatori della privacy, per ascoltare le loro osservazioni e rispondere alle loro domande”.

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