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Il valore sociale della formazione

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Nel parlare di formazione professionale spesso ci si riduce a parlare di progetti singoli o di progettualità limitate nel tempo. Invece la formazione professionale è cosa, innanzitutto, di soggetti, di individui e di gruppi di persone che operano continuamente nel tempo per affermare il valore della persona e del lavoro, per costruire gli strumenti – le competenze – per il lavoro, per realizzare le condizioni perché ciascuno possa sviluppare un proprio percorso di crescita e realizzazione umana, sociale, economica e professionale.

Con il termine formazione professionale si raggruppa un insieme molto articolato di azioni, di modelli, di metodologie, che a loro volta si rivolgono a tipologie di persone e a fabbisogni diversi ed eterogenei.

Ma si tratta solo di diverse espressioni dello stesso valore, che richiede declinazioni specifiche per far fronte alla diversa natura dei bisogni cui si tenta di rispondere.

Per sintetizzare potremmo affermare come il valore della formazione professionale si esplicita in quattro dimensioni principali:

  • educativa
  • per l’occupazione
  • per lo sviluppo
  • l’integrazione sociale

 

Questi ambiti di valore non sono tra loro esclusivi, ma sono anzi tutti compresenti, seppur in misura diversa, in ciascuno dei segmenti in cui si articola la formazione professionale.

D’altra parte i luoghi della istruzione e della formazione, a partire dalla famiglia fino a tutte le istituzioni pubbliche e private che contribuiscono ai diversi percorsi di acquisizione di conoscenze e competenze, sono luoghi che hanno un rilievo che è insieme professionale e sociale, poiché sono al tempo stesso luoghi di apprendimento e di inclusione.

Ne parla saggiamente anche la Costituzione italiana, nel sancire il principio di solidarietà economica, politica e sociale (ex art. 2, comma 2) e il principio di tutela del lavoro (art. 35, comma 1), riconosce come obiettivo fondamentale della Repubblica anche la ‘cura’ della formazione e della elevazione professionale dei lavoratori’ (art. 35, comma 2), e così impegna tutti gli attori pubblici e privati a intensificare ed aggiornare le attività formative, ora estendendone i contenuti alle abilità informatiche e persino tecnologiche richieste nei nuovi mercati del lavoro per effetto delle ultime innovazioni.

Siamo tutti convinti che sia soprattutto nei periodi di crisi o post crisi, come quello che attraversiamo attualmente, che la formazione professionale costituisca un fattore strategico sul quale investire per ridare impulso allo sviluppo dell’economia e dell’occupazione.

Lo stretto legame che intercorre tra formazione e sviluppo del capitale umano assume oggi più che mai significato sia per le persone che per le imprese. Per le persone che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro o che all’interno del quale hanno perso o rischiano di perdere l’occupazione, il bagaglio di competenze e professionalità che le stesse possono esprimere rappresenta un valore irrinunciabile e fattore propulsivo per la ripresa economica e sociale.

Accedere alla formazione in particolare nei periodi di crisi significa non disperdere conoscenze, competenze e abilità utili da un lato al singolo soggetto e alla sua occupabilità, ma anche altrettanto utili alle imprese in termini di adattabilità dei lavoratori ai nuovi sviluppi del sistema produttivo. Per questo, come affermato dall’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, è strutturalmente importante per il nostro Paese “investire nella formazione dei giovani per investire nel capitale del futuro”.

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