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Risparmio gestito in Italia, vent’anni di crescita: da 800 a 2.212 mld

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Il panorama dell’industria del risparmio gestito in Italia ha subito un’evoluzione notevole nel corso degli ultimi vent’anni. Da un patrimonio iniziale di 800 miliardi di euro nel 2002, il settore è cresciuto in modo esponenziale raggiungendo i 2.212 miliardi di euro alla fine del 2022, rappresentando un incremento del 176%.

Questo dato, proveniente dall’analisi di Fundstore, la piattaforma di fondi online di Banca Ifigest, basata sui dati di Assogestione, sottolinea la significativa crescita che l’industria del risparmio gestito ha vissuto nel corso degli ultimi due decenni. Tuttavia, nonostante questo successo, le società di gestione si trovano oggi a fronteggiare una realtà complessa, dominata da un’incertezza economica globale.

Le ragioni che hanno portato a vent’anni di crescita nel settore sono molteplici e sfaccettate. Un fattore chiave è l’incremento della raccolta complessiva, che ha visto un aumento di 560 miliardi di euro, con 300 miliardi di euro sottoscritti attraverso i fondi. Inoltre, il favorevole andamento dei mercati finanziari nell’ultimo decennio, con i tassi di interesse ai minimi, ha spinto numerosi risparmiatori a cercare rendimenti migliori attraverso investimenti in fondi, gestioni di portafoglio e polizze.

Nonostante questa crescita costante, l’industria del risparmio gestito ha affrontato anche momenti di sfida. Durante la crisi finanziaria del 2008, il patrimonio è sceso quasi del 30% rispetto al 2007, mentre la crisi del debito sovrano del 2011 ne ha ridotto ulteriormente il valore del 20%. Tuttavia, l’industria è riuscita a recuperare e a mantenere una traiettoria positiva nel lungo periodo.

Le sfide attuali per le società di gestione sono numerose e complesse. L’aumento dei tassi di interesse ha portato a una diminuzione dei prezzi delle obbligazioni, influenzando le performance della componente a reddito fisso di fondi e gestioni. Allo stesso tempo, l’incremento dei prezzi al consumo incoraggia le famiglie ad impiegare la liquidità disponibile per evitare l’erosione del valore causata dall’inflazione.

Inoltre, l’elevata volatilità dei mercati finanziari e le tensioni geopolitiche aggiungono ulteriore incertezza al quadro. Il 2023 ha iniziato con un semestre difficile per il risparmio gestito, registrando una raccolta negativa di 17 miliardi di euro. La fuga degli investitori istituzionali è stata un fattore determinante, causando una perdita di circa 15 miliardi di euro, mentre il settore retail è stato in grado di mitigare l’effetto negativo con un modesto aumento di 2,5 miliardi di euro.

Tuttavia, c’è una luce di speranza nel panorama. A partire da giugno, si è registrato un leggero miglioramento con una raccolta negativa più contenuta rispetto al mese precedente. Questi segnali indicano che l’industria del risparmio gestito sta affrontando le sfide attuali con determinazione e cercando di adattarsi alle mutevoli condizioni economiche globali.

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