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La soluzione di una startup italiana alla catastrofe dei granchi blu: rivenderli in Usa

Esiste un luogo dove i granchi blu non sono mai abbastanza. Negli Usa, i crostacei che stanno devastando la fauna e le reti da pesca delle coste italiane sono ricercatissimi, parte della tradizione culinaria a stelle e strisce. Specialmente negli ultimi anni, paradosso del cambiamento climatico, l’animale che ora imperversa sulle coste italiane sembra essere diminuito nelle baie statunitensi. Ora, in Italia, c’è chi quell’occasione la sfrutta, difendendo allo stesso tempo le nostre vongole, vittime preferite del Granchio reale d’oltreoceano. Si tratta delle ideatrici, tutte donne, della società Mariscadoras e del progetto Blueat – La Pescheria Sostenibile, che ha già portato alla partenza, destinazione Miami, del primo container da 15,75 tonnellate di Granchi blu semilavorati.

A Fortune Italia, le fondatrici spiegano che non si tratta solo di un’opportunità di business: la fame degli americani potrebbe aiutare a salvare le coste italiane, e a trasformare un’emergenza in un’opportunità.

Il team di Mariscadoras: Matilda Banchetti, Ilaria Cappuccini, Giulia Ricci, Carlotta Santolini e Alice Pari

I granchi blu spediti in Usa

La spedizione è stata annunciata dalla Regione Emilia Romagna: Mariscadoras ha collaborato con un’azienda di trasformazione di Mestre per la lavorazione e la trasformazione dei granchi in polpa e sughi, che stanno approdando sul mercato domestico ed estero. I granchi sono stati pescati dalle imprese ittiche della Sacca di Goro, del territorio di Comacchio e nel Delta del Po, e “potranno essere venduti nel Paese di cui è originaria – e molto richiesta dai consumatori – questa specie alloctona che tanti danni sta creando agli allevamenti di vongole e novellame, minando il delicato equilibrio ambientale dell’area del Delta”, ha detto la Regione.

Di granchi blu la startup si occupa da tempo, in linea con i suoi obiettivi di pesca sostenibile: promuovere l’utilizzo alimentare delle specie aliene marine più invasive. E il granchio blu, in questo momento, è l’alieno più famoso del Mediterraneo (dove sarebbe stato portato accidentalmente dagli umani attraverso le navi), anche perché non ha predatori naturali.

26 aprile 2023, Stralsund: Ines Martin, biologa del Museo Oceanografico Tedesco, mostra un granchio blu. Il granchio è stato trovato nell’aprile 2023 sulla spiaggia della località baltica di Ahlbeck. È stato il primo della specie ad essere trovato nel Mar Baltico meridionale. Photo: Stefan Sauer/dpa

 

Quando rispondono al telefono, alcune delle fondatrici del progetto si trovano (coincidenza) in mare. Una di loro, Carlotta Santolini (le altre sono Alice Pari, Giulia Ricci, Ilaria Cappuccini e Matilda Banchetti) a Fortune Italia racconta che “sono due anni che stiamo lavorando a questa iniziativa, per trasformare quella dei granchi blu da emergenza in opportunità”.

Il container annunciato dalla Regione è partito l’11 agosto dalle coste italiane, spiega la fondatrice.

Biologa marina, Santolini racconta come il suo lavoro e il progetto siano iniziati dai pescatori del delta del Po. “Ne ho intervistati diversi lungo la costa e poi abbiamo presentato il progetto al ministero. Da lì abbiamo creato una società benefit e compreso che c’era bisogno di creare una filiera sostenibile”.

La difficoltà più grande, sottolinea la biologa, è riuscire a far capire il business ai pescatori e a chi può aiutare a realizzare quella filiera, come la politica.

Le cooperative svolgono un ruolo fondamentale: unici in grado di catturare i granchi blu (che nel Mediterraneo non hanno predatori) i pescatori sono la chiave per immetterli nella ‘catena alimentare’ e preservare così gli ecosistemi. È ancora questo lo scopo principale della società benefit: “Il nostro obiettivo è quello della salvaguardia ambientale, ricreando un equilibrio come è stato fatto per altre specie aliene. Non sarebbe la prima volta che una di queste diventa una risorsa. L’unico modo è inserirle nella catena alimentare”. Qualche esempio? “La vongola verace che nel delta del Po viene oggi allevata, in realtà è filippina; è la prima vongola per volumi di vendita, senza che questo vada a discapito della specie di vongola locale dell’Adriatico, la Chamalea Gallina”.

Come funziona il progetto?

Come funziona li piano delle fondatrici di Mariscadoras e del progetto Blueat? I granchi blu pescati dalle cooperative vengono acquistati e pagati dalla società (“siamo sostenibili al 100% anche dal punto di vista sociale”), spiegano dalla società a Fortune Italia, 1,50 euro al Kg.

“All’inizio compravamo il granchio da ogni singolo pescatore”, dice la fondatrice, fino a che non è stato necessario passare dalle cooperative per motivi di volumi raccolti: “Stiamo raccogliendo 4 tonnellate al giorno, ma vorremmo arrivare a 14”. Intanto, sono stati coinvolti più di mille pescatori.

Dopo la raccolta, il granchio blu viene passato agli impianti per la lavorazione e la trasformazione in sughi e polpa pronti per il supermercato. Infatti il prodotto ha già raggiunto la Gdo italiana. “In Italia stiamo rifornendo diversi ristoranti da Roma in su, anche vicino ai laghi”, spiega la fondatrice, mentre il primo accordo con Italmark è arrivato a inizio anno.

“Nei prossimi mesi andremo anche sugli scaffali di Conad e Coop”, rivela Santolini, che spiega anche come finora la società si sia per lo più autofinanziata, beneficiando però anche di un prestito bancario.

Ora la spedizione in America annunciata dalla Regione Emilia Romagna, però, non è solo la ciliegina sulla torta. Anzi, rappresenta forse la strada per far raggiungere a questo business volumi tali da stare al passo con l’invasione dei granchi blu sulle coste del Mediterraneo.

Intanto il meccanismo è partito, e presto verrà effettuata un’altra spedizione in Usa, dice Santolini.

Quanto vale il granchio blu in America?

A quanto viene venduto il granchio blu ‘Made in Italy’ in America? “Non possiamo dirlo, ma è sicuramente un prezzo competitivo con il mercato americano”, dice la fondatrice.

Lo conferma Luigi Consiglio, esperto delle dinamiche competitive del food e presidente di Gea, società di consulenza d’impresa. Consiglio dice di aiutare pro-bono ragazzi e startup a creare attività sostenibili economicamente. “Sto aiutando le 5 fondatrici da un anno e mezzo per creare questo business e apparentemente ci stiamo riuscendo”.

Da 40 anni, dice, “cerco di aiutare i ragazzi, e ne porto molti negli Stati Uniti. All’inizio l’idea di Blueat era quasi donchisciottesca: liberare il Mar Meditarraneo dal granchio blu vendendolo in Italia”.

Ma gli italiani hanno appena iniziato ad apprezzare le ricette a base di granchio blu. Per raggiungere certi volumi serviva un mercato più grande. Per questo gli Stati Uniti sono stati una meta naturale: un po’ perché sono la casa del granchio blu, un po’ perché la congiuntura di mercato, in questo momento, è particolarmente favorevole.

“Gli americani fanno un gran consumo di granchio ed aragosta: recentemente, quest’ultima è diventata introvabile, messa in pericolo dalle pratiche intensive della pesca”, dice Consiglio. Il mercato Usa, quindi, si è buttato sul granchio, che più o meno nello stesso periodo è, anche questo, diventato più difficile da trovare: secondo i report del Department of marinal resources del Maryland, che monitora due volte l’anno la popolazione dei granchi blu sulle coste dello Stato americano, il numero dei crostacei è sceso a 227 milioni nel 2022, dai picchi da 765 milioni del 2012. Quest’anno, secondo l’ultimo sondaggio, il numero è leggermente risalito (a 323 milioni), ma le preoccupazioni rimangono.

Come nel caso italiano, ma con effetti contrari, il cambiamento climatico ha reso più difficili le condizioni di vita del granchio blu sulle coste americane, dove un pericoloso predatore naturale (‘blu’ anche questo) per questi crostacei c’è: il pescegatto blu, secondo quanto riferito dagli esperti del dipartimento in un’intervista.

Secondo Consiglio, in questo momento il prezzo del granchio blu in America va dai 16 ai 24 dollari la libbra. Per fare un confronto, 1,50 euro al kg (il prezzo corrisposto da Blueat con la sua “Opa” sui granchi blu italiani, pagati sempre lo stesso prezzo indipendentemente dalle quantità raccolta) corrispondono a 0,70 dollari la libbra.

Ma a quel costo vanno aggiunte le spese per la lavorazione e, soprattutto, quelle logistiche per far arrivare i crostacei in America. Da dove, a testimonianza di come il prezzo dei granchi blu Made in Italy sia competitivo, è già arrivata una proposta di esclusiva. Che non è nei piani della società.

Intanto, con il primo carico spedito a Miami, Mariscadores sta costruendo la sua “credibilità: con un carico del genere il tuo ranking come fornitore va alle stelle”, spiega Consiglio. “Ora serve la credibilità verso le marinerie: il messaggio è che compriamo tutto il granchio disponibile, ma ci servono trasformatori intelligenti che dedichino persone e risorse alla lavorazione di questo prodotto. Servono investimenti abbastanza bassi per farlo, e tutto il costiero italiano è pieno di prime unità che fanno la trasformazione del pesce. Dobbiamo prendere tutti questi attori e farli entrare in questo business, perché il mercato è infinito: gli Stati Uniti risucchierebbero tutto il granchio che potremmo riuscire a produrre. Senza contare gli sviluppi futuri, dalla Cina al Giappone”.

Granchio blu: la catastrofe italiana e il problema degli indennizzi

Il numero dei granchi blu è diventato un problema enorme in Italia: ne stanno discutendo principalmente le Regioni più colpite, come Veneto, Friuli ed Emilia Romagna. Gli assessori emiliani ad esempio incontreranno lunedì 21 agosto le associazioni della pesca e dell’acquacoltura per fare il punto sulle diverse questioni aperte e già oggetto di un documento, condiviso con Veneto e Friuli Venezia Giulia e inviato al Governo, in cui si chiedono maggiori indennizzi economici, una eventuale dichiarazione dello stato di calamità, e un piano nazionale per il controllo e la riduzione numerica di questa specie aliena.

Il Callinectes sapidus, nome scientifico del granchio blu, mette a rischio le produzioni di vongole di mezza Europa. Per correre ai ripari nel decreto d’estate il governo ha stanziato 2,9 milioni di euro per sostenere i settori dell’itticoltura più colpiti dal crostaceo. Intanto come annunciato dal Governatore veneto Luca Zaia (durante una conferenza stampa con i granchi blu come protagonisti) da questa settimana nelle acque del Veneto vengono posate (da Arpav, Veneto Agricoltura e Università di Padova) 300 nasse per la cattura di granchi blu, per monitorare la diffusione della specie, finanziate con 80mila euro stanziati dalla Regione.

Secondo Carlotta Santolini, gli indennizzi sono una soluzione, ma hanno un risvolto negativo. “In alcuni casi gli indennizzi hanno portato i pescatori a preferire di buttare i granchi in discarica, senza occuparsi della lavorazione che permetterebbe di rivenderli a noi. Ma così stanno rinunciando anche ai nostri soldi”.

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