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Venezia 80, da ‘Bellissima’ a ‘L’Esorcista’, venti classici in mostra

Se i grandi festival del cinema sono un’oasi per i cinefili, le sezioni dedicate ai classici restaurati sono un’oasi nell’oasi, perché si chiamano fuori dalla gioiosa frenesia della visione di film nuovi, con annesse discussioni, dibattiti e lavoro per gli inviati e la sostituiscono con il piacere di film che hanno fatto la storia del cinema, anche la parte più nascosta di quella storia.

Così anche l’edizione 2023 della Mostra del Cinema di Venezia presenta agli spettatori la sezione Venezia Classici, un viaggio lungo 20 film restaurati e proiettati in anteprima mondiale che permetteranno al pubblico del Lido, specie a quello più giovane,  di scoprire o rivedere alcune opere preziosissime: si parte il giorno prima dell’apertura, il 29 agosto, con il restauro di “La provinciale” di Mario Soldati, anticipato da un documentario quasi misconosciuto realizzato da Orson Welles in omaggio alla bellezza della protagonista Gina Lollobrigida, “Portrait of Gina”.

Da quel momento, la giuria di ragazzi e studenti di cinema coordinata dal regista Andrea Pallaoro dovrà scegliere qual è il più bello dei film restaurati (e anche il miglior documentario sul cinema tra quelli che completano la sezione). Sarà una scelta quasi impossibile, ovviamente: come si riuscirà a decidere chi sia il migliore tra “L’esorcista” di William Friedkin, che uscirà dopo la Mostra nelle sale per celebrare il centenario della Warner, e “Bellissima” di Luchino Visconti, restaurato dal CSC-Cineteca Nazionale a 50 anni dalla morte di Anna Magnani? Tra “Un sogno lungo un giorno”, il visionario capolavoro di Francis Ford Coppola, e “I giorni del cielo” di Terrence Malick?

Anna Magnani in Bellissima di Luchino Visconti (1951)

In questa meravigliosa cavalcata c’è anche la possibilità di vedere film che la storia ha vituperato e che oggi tornano nelle loro versioni integrali: “Profundo Carmesì” di Arturo Ripstein, “Andrej Rublëv” di Andrej Tarkovskij nella ricostruzione della versione originale, fatta sparire dalla  censura sovietica, o “C’era un padre” di Yasujiro Ozu, nel 120° anniversario della nascita, del quale sono state ritrovate parte delle sequenze tagliate dalla censura che giudicò il film durante la seconda guerra mondiale. E poi perle sconosciute, almeno alle nostre latitudini, come “Life of a Shock Force Worker” di Bahrudin Čengić, uno dei primi film di Amir Naderi (“Saaz Dahani”), una delle recenti riscoperte del MoMA, regista di scuola Roger Corman, serie B a basso budget e sfacciataggine sessuale, ma con un inedito occhio femminile.

In quest’oasi, Alberto Barbera e il responsabile della sezione Federico Gironi hanno cercato di mettere insieme l’alfa e l’omega, il celeberrimo e il nascosto, Shirley Temple (protagonista di “Rondine senza nido”, scelto per il centenario di Walt Disney Pictures) e i cannibali del Ruggero Deodato di  “Ultimo mondo cannibale”, restaurato da Minerva e Midnight Factory per una distribuzione home video.

È la magia del cinema, il segreto di un angolo di paradiso cinefilo come Venezia classici.

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