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L’Italia dei brevetti cresce ancora

Il numero di brevetti depositati è un indicatore affidabile dell’ingegno di un Paese, della sua capacità di preservarlo e metterlo a profitto. Il trend italiano negli ultimi anni è stato molto incoraggiante, con una crescita costante concretizzatasi tra il 2015 e il 2022: negli ultimi sette anni l’incremento delle domande di brevetto pubblicate dall’Epo, l’European patent office, è stato del 33%. Il 2022, come emerge dall’analisi di Unioncamere e Dintec, ha sancito il miglior risultato del decennio per il nostro Paese: 4.773 domande pubblicate. Dati che collocano l’Italia al quinto posto nel panorama europeo e all’undicesimo a livello globale.

“Sta crescendo la consapevolezza che avere una tutela giuridica delle idee prodotte in azienda garantisce di riflesso una miglior tutela anche dei prodotti”, spiega Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere. È proprio all’interno delle aziende che ha origine la maggior parte delle idee: nel 2022, l’88% delle domande pubblicate è arrivato dalle imprese, il 5% da università ed enti di ricerca, il restante 7% da inventori privati.

Se fino a qualche anno fa erano soprattutto le grandi imprese a brevettare le proprie idee, il recente salto in avanti è da attribuire perlopiù all’aumento dei brevetti depositati da micro e piccole imprese. “Se prendiamo in considerazione il 2021 – analizza Tripoli – circa la metà delle domande pubblicate è riferibile a imprese di piccole dimensioni, un dato che fa riflettere su come si stia progressivamente diffondendo la cultura della tutela brevettuale”. La tutela della proprietà industriale rappresenta per un’impresa un valore aggiunto importante, in grado di dispiegare nel tempo i suoi effetti positivi. “L’anno scorso, insieme alla Fondazione Cotec – racconta il segretario di Unioncamere – abbiamo presentato un rapporto sugli asset aziendali intangibili: innovazione, tutela della proprietà industriale, capitale organizzativo, qualità delle risorse umane. Le imprese che investono nei brevetti riscontrano in media una produttività del 15% superiore rispetto a quelle che non lo fanno”. Ancora più significativo il dato relativo alla redditività: “Chi investe ha un Mol (margine operativo lordo, ndr) superiore del 67%”.

La classifica delle province con più domande pubblicate fotografa un enorme squilibrio fra Nord e Sud del Paese: nelle prime venti posizioni, soltanto l’ultima è occupata da una città del Mezzogiorno, Napoli. “La distribuzione delle imprese sul territorio nazionale è fortemente disomogenea – chiarisce Tripoli –  Se osserviamo le medie aziende, quelle del Sud rappresentano appena il 10% del totale. In generale quindi al Sud si depositano meno brevetti, ma il dato è in crescita: tra il 2021 e il 2022, i brevetti pubblicati al Sud sono aumentati del 29%”.

 

 

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