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La Cina mette radici profonde nel Canale di Panama: implicazioni e sfide agli Usa

Il Canale di Panama, una delle vie d’acqua più cruciali al mondo, è diventato il centro di un crescente interesse e influenza da parte della Cina nell’America Latina. Negli ultimi decenni, Pechino è emersa come un attore chiave nella regione attraverso una serie di mosse strategiche che hanno messo gli Stati Uniti in allarme.

La storia di questa crescente influenza inizia nel 1999, quando l’amministrazione del Canale di Panama è stata trasferita dagli Stati Uniti a Panama. Nello stesso anno, il Governo panamense ha concesso all’azienda cinese Hutchison-Whampoa i permessi per gestire i porti del Canale di Panama. Questa mossa ha permesso alla Cina di esercitare un notevole controllo sia sul lato orientale che su quello occidentale del Canale, una posizione strategica di grande importanza per il commercio mondiale.

Questa concessione portuale è stata la prima di una serie di mosse che hanno consolidato la presenza cinese nella regione. La Cina è diventata rapidamente il principale partner commerciale del Canale di Panama, gestendo una parte significativa delle importazioni ed esportazioni che passano attraverso di esso. Questo ha contribuito a far salire la Cina al secondo posto tra i partner commerciali del Canale, dietro solo agli Stati Uniti.

Un altro passo importante è stato compiuto nel 2017, quando il governo panamense ha riconosciuto ufficialmente la Repubblica Popolare Cinese, interrompendo così le relazioni diplomatiche con Taiwan. Questa mossa non solo ha rappresentato una vittoria diplomatica ed economica per la Cina, ma ha anche evidenziato la volontà di Pechino di espandere la sua influenza nella regione, cercando di isolare i ribelli di Taiwan nella comunità internazionale.

Già nel 2014, l’amministrazione panamense di Juan Carlos Varela aveva iniziato ad avvicinarsi alla Cina, siglando accordi commerciali e instaurando relazioni amichevoli. Tuttavia, con l’elezione di Laurentino Cortizo nel 2019, gli Stati Uniti hanno ottenuto un alleato chiave nella lotta per frenare l’influenza cinese nella regione.

La figura di Cortizo ha rappresentato una svolta significativa nelle relazioni tra Panama e la Cina. Mentre gli Stati Uniti continuano a esercitare pressioni per contrastare l’espansione cinese, il futuro delle relazioni tra queste nazioni rimane incerto. Tuttavia, è indubbio che il Canale di Panama continuerà a essere un elemento cruciale in questa lotta per l’influenza nella regione latinoamericana.

Già nel 2018 il segretario di Stato Usa Mike Pompeo aveva visitato Panama City per mettere in guardia contro “l’attività economica predatoria” del gigante asiatico, riscuotendo un discreto successo e bloccando l’idea di costruite un’ambasciata sita proprio sul canale di Panama.

Idea questa che rappresentava un vero e proprio incubo per la politica commerciale e diplomatica statunitense, essendo il Canale un punto nevralgico degli scambi commerciali e degli equilibri diplomatici ed economici tra Nord America e Sud America.

La posizione di Panama, sia come hub commerciale internazionale che come punto di controllo degli scambi e dello scacchiere americano, conferisce a Panama un peso specifico importante, permettendo al Paese di attestarsi come leader degli scambi commerciali in Centro America.

Da quando Pechino è entrata a far parte dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), le esportazioni panamensi verso la Cina sono cresciute esponenzialmente, fino a toccare i 905 milioni di dollari nel 2019, per poi, a causa del Covid19, crollare di un pesante 17,9%.

Alla luce di quanto detto possiamo affermare che l’importanza strategica di Panama non è passata inosservata alla Cina, la quale, con il grande potere commerciale che la caratterizza, ha saputo toccare le “corde” giuste del governo panamense; allo stesso tempo però, gli Stati Uniti non sono rimasti a guardare, anzi, prontamente hanno mosso azioni in risposta, facendo pressioni su Panama e rallentando i rapporti con i rivali asiatici.

Le pressioni diplomatiche di Pechino su Panama che ha revocato il riconoscimenti di Taiwan ha causato un effetto a catena. Anche la Repubblica Dominicana ha tagliato i legami con Taiwan nello scorso 2018.

A proposito di quest’ultimo dato, da quando il PARLACEN (Parlamento centro-americano, un’istituzione politica dedicata all’integrazione dei Paesi centro-americani, Guatemala, El Salvador, Honduras, Nicaragua, Panama e Repubblica Dominicana) ha deciso di sostituire lo Yuan legislativo di Taiwan con il Congresso nazionale del popolo cinese in qualità di membro osservatore e riconoscendo Taiwan esclusivamente come una “provincia della Cina continentale”, il Ministero degli Affari Esteri  taiwanese (MOFA) ha annunciato la decisione di ritirarsi con effetto permanente da questa istituzione.

Allo stesso tempo, il MOFA ha denunciato il regime dittatoriale di Daniel Ortega e ha anche accusato il Nicaragua di essere una “pedina cinese”.

Dal 2017, quando Panama decise di intraprendere i rapporti diplomatici con la Cina, e interrompere quelli con Taiwan, a cascata hanno adottato la stessa decisione la Repubblica Dominicana nel 2018, El Salvador nel 2018, il Nicaragua nel 2021 e l’Honduras nel 2022.

Ad oggi l’unico membro del PARLACEN che ancora riconosce Taipei è il Guatemala, mentre, al di fuori del Parlamento centro americano, nella regione, il Belize e Haiti rimangono gli unici fedeli all’isola di Formosa.

Se da una parte l’aumento del coinvolgimento della Cina in America centrale apre a nuove prospettive economiche per i paesi dell’area, dall’altra solleva preoccupazioni sulle possibili implicazioni della crescente influenza di Pechino in una regione che gli Usa hanno sempre visto come loro esclusiva area di influenza politica ed economica.

Questo perché l’espulsione di Taiwan dal PARLACEN è sinonimo di allontanamento dalla democrazia e dalla libertà, aprendo le porte ad alleati ideologici per la Cina che potrebbe farsi largo, dando inizio a diversi moti rivoluzionari volti all’imposizione di regimi autoritari. Potrebbe anche istaurarsi un pensiero antioccidentale che possa dare manforte al gigante asiatico per mettere radici profonde anche nel continente americano, affrontando il rivale statunitense dentro il giardino di casa.

Dall’altra parte, la crescente presenza cinese nella regione porta con sé implicazioni anche in termini di sicurezza.

Il distacco da parte del PARLACEN da Taipei rappresenta un vulnus politico e numerico di sostenitori di Taiwan, dando un impatto visivo di drastica debolezza. È palese però che la sicurezza dell’isola di Formosa non si basa sui paesi facenti parte del PARLACEN, bensì deriva dai suoi principali partner, tra cui Stati Uniti, Gippone, Australia.

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