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Aukus, nuova alleanza nel Pacifico con l’Australia in testa

Gli Stati Uniti mettono piede nell’Oceano Pacifico e lo fanno in alleanza con l’Australia. Non siamo tornati indietro nel tempo, non stiamo raccontando la Seconda guerra mondiale e nemmeno il conflitto in Vietnam. È il 2021 e gli Stati Uniti rappresentano ‘la speranza’ per l’Australia di poter far fronte alle continue pressioni cinesi. Effettivamente immaginare l’Oceano Pacifico, regno della Cina, come territorio fertile per un’alleanza con gli Stati Uniti sembra impossibile, ma nelle relazioni diplomatiche nulla lo è e l’Australia, con la sua scelta di parte, ne è un esempio attuale. 

Come mai la ‘terra dei canguri’ si è sentita in dovere di fare una scelta del genere? Perché proprio gli Stati Uniti? Per rispondere a questi quesiti dobbiamo prima capire il modus operandi della politica internazionale cinese che, una volta presa consapevolezza di essere un ‘nano politico’, ha iniziato a far leva sullo strapotere economico, facendo pressioni internazionali, in particolare nel Pacifico. 

Dagli anni ’70 in Cina la musica è cambiata, con una nuova politica che guarda alle relazioni internazionali, ne apprezza l’importanza e le vuole fare sue. Essendo uno Stato dal grande gap culturale tra popolazione scolarizzata e analfabeta, la Cina non ha mai vantato un grande potere politico-internazionale, ma al contempo può contare su un impatto economico strategico ed è proprio questo peso che guida le sue manovre internazionali. 

All’inizio degli anni ’80, la Cina ha intrapreso un percorso di crescita senza paragoni, arrivando ad avere una crescita del Pil, dagli anni ’90 al 2022, di +4988% in soli 30 anni. Questa crescita è stata possibile grazie all’esponenziale diffusione delle fabbriche e alla conseguente migrazione di centinaia di famiglie, dalle campagne alle città industrializzate, il tutto in 20 anni. Ma come può la crescita interna del Pil cinese riuscire a influenzare il panorama internazionale? 

Questa crescita economica ha portato gli investitori cinesi e le aziende ad ampliarsi, acquistando sedi in altri Paesi, avendo così il controllo di altre zone del mondo. La Cina ha iniziato a pressare i suoi vicini, come India, Medio Oriente, isole del Pacifico; ma anche continenti più lontani come America del Sud, America Latina e Africa, arrivando anche alla vicina, ma lontana, Australia. Quest’ultima, a differenza dell’Africa e delle “Americhe”, non ha ceduto il passo alle pressioni e, il 15 settembre 2021, ha aderito ad un accordo in materia di sicurezza: l’Aukus, un accordo che comprende Australia, Stati Uniti e Regno Unito. 

Cos’è l’Aukus? Cosa prevede? Aukus non è un’alleanza di sicurezza, ma un accordo finalizzato alla difesa nazionale attraverso la crescita e lo sviluppo tecnologico. È stato pensato per permettere ai tre Paesi facenti parte di unire le forze e lavorare per accrescere le loro conoscenze, prestazioni e novità in ambito tecnologico, informatico e d’intelligenza artificiale con scopi militari. La struttura dell’Aukus e la sua regolamentazione dipendono da vari accordi che vengono fatti dai tre governi partecipanti. L’alleanza è supervisionata da funzionari e da un consiglio direttivo che si occupano di perseguire le finalità dell’alleanza attraverso il lavoro di 17 gruppi di esperti tecnici. Queste aree tecniche sono specializzate in vari ambiti strategici militari, come armi sottomarine e altre capacità avanzate. Nei gruppi tecnici di lavoro ci si concentra sull’accrescere le competenze tecnologiche tra i Paesi firmatari dell’alleanza, così da poter contare su proprie forze militari specifiche senza dover scender a compromessi per ottenere tecnologie di alta specificità. 

L’Aukus ha anche come scopo quello di avvalorare la forza marittima dei tre governi firmatari, specializzando la tecnologia sottomarina e marittima, così da poter controllare e stabilizzare gli equilibri nell’Indo-Pacifico. I Paesi appartenenti all’Aukus hanno, in questo modo, compreso a pieno l’importanza strategica del mare, capendo che le rotte marittime sono snodo nevralgico delle rotte commerciali e quindi dei rapporti internazionali. 

Questa alleanza nasce pertanto per evitare che l’Oceano Pacifico, snodo critico dell’ordine internazionale, venga ulteriormente destabilizzato e controllato da un’unica potenza. Nonostante nasca come progetto per garantire la libertà e l’apertura del mare, viene visto dai cinesi come un pericoloso avvicinamento degli Stati Unti che, avendo stretto quest’alleanza con l’Australia, sono entrati “a gamba tesa” nel cortile di casa cinese. 

Nonostante Aukus sia un progetto a lungo termine e di carattere prettamente tecnologico, il suo annuncio ha portato a tensioni diplomatiche tra Francia e Australia, poiché quest’ultima avrebbe dovuto acquistare sottomarini da Parigi, ma ha scelto di aderire all’alleanza. Tralasciando le discordie francesi, la nascita di Aukus ha suscitato la reazione dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (Asean): la Malesia e l’Indonesia si sono dette sin da subito preoccupate per la proliferazione nucleare e di armamenti nella zona; Tailandia, Cambogia, Laos, Brunei e Myanmar, da sempre fedeli alla Cina, hanno espresso commenti negativi sull’alleanza; Filippine, Vietnam e Singapore, invece, si sono detti sostenitori del progetto. Certo è che, data la centralità dell’Asean nella regione, il mancato coinvolgimento nella nascita dell’Aukus, potrebbe minarne la legittimità. 

Le reazioni non si sono limitate agli Stati dell’Asean, infatti, la Nuova Zelanda si è detta da subito esclusa dalla possibile adesione, poiché da legge nazionale, non legittima il nucleare; mentre, Corea del Sud e Giappone potrebbero esser i prossimi Stati aderenti all’alleanza, con rispettive eccezioni: La Corea del Sud teme per pregressi accordi con la vicina Cina e il Giappone esita sull’adesione, poiché dovrebbe allearsi con gli Stati Uniti.

Alla luce di ciò, la sfida futura dell’Aukus, oltre all’innovazione tecnologica, sta proprio nella capacità d’instaurare nuove alleanze diplomatiche, senza apparire come una forza di carattere egemonico, ma inclusiva e neutrale, con la volontà di entrare nei meccanismi regionali per poterli comprendere e non controllare. Pechino, da parte sue, vede la nascita dell’Aukus ed il suo possibile allargamento comune minaccia ed una presa di posizione forte da parte degli Stati Uniti che, stringendo alleanze nel Pacifico, hanno dato inizio al tentativo di consolidamento ed avanzamento del multilateralismo militare volto ad un’egemonia statunitense, retaggio di una continua guerra fredda. 

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