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Essere giovani non è una fase di transizione

Creare una rubrica dedicata ai giovani è una sfida complessa, non tanto a causa del tema in sé, ma piuttosto a causa del volume di contributi che dovrebbero essere pubblicati quotidianamente per dissipare la confusione. Ogni mattina, dedico una considerevole parte del mio tempo a leggere le notizie del giorno, e la parola ‘giovani’ è sempre tra le mie ricerche principali. È sorprendente notare quanto poco si parli davvero dei giovani nei principali quotidiani. E quando finalmente ci troviamo sotto i riflettori, spesso gli aggettivi utilizzati per descriverci non sono positivi.

Non sto dicendo nulla di nuovo, lo so. Tuttavia, continuo a rimanere stupito ogni volta. Sembrerebbe che tutto cambi, ma in realtà nulla cambia, è una sorta di memoria gattopardiana. Mi chiedo cosa potrebbe motivare i giovani a prendere in mano il proprio presente. Forse un sindacato? Un partito? Oppure siamo semplicemente privi di coraggio o determinazione? Riflettiamo su come Alain Elkann ci ha descritti: “Lanzichenecchi con indosso t-shirts, pantaloni corti, alle prese con cellulari e che parlano di cose assurde”. O siamo come ci ha dipinto Antonio Polito: “Nelle differenze tra Italia e Francia (…) c’è un sottofondo comune: il nichilismo dei teenager”?

Chi siamo davvero? Siamo dei Lanzichenecchi, fuori dal tempo e dallo spazio, oppure semplici vittime del nichilismo, il risultato di una completa perdita di valori? E se i nostri problemi fossero legati allo spettacolo quotidiano cui siamo costretti ad assistere o agli esempi che ci vengono imposti? Perché nessuno sembra mai chiedersi in che modo i giovani dovrebbero prendere in mano le redini della propria vita quando gli strumenti a disposizione sono limitati e alimentano una competizione in cui i più forti emergono, lasciando indietro chi non ce la fa? Dobbiamo essere consapevoli del fatto che siamo la generazione del cambiamento, ma ottenere opportunità e rappresentanza è estremamente difficile. È evidente ormai che solo attraverso una partecipazione attiva e una rappresentanza adeguata possiamo portare il nostro contributo. Come possiamo dimostrare il nostro valore? Prima di tutto, dobbiamo sfidare la retorica che ci considera il futuro, poiché chi lo afferma spesso crede di gestire il presente, e il nostro momento potrebbe tardare ad arrivare.

Inoltre, dobbiamo smettere di vedere la giovinezza come una semplice fase di transizione. Non si è giovani solo per poi diventare vecchi. La giovinezza è un modo di vivere, una prospettiva alternativa, l’opposto della resa. Iniziamo da qui, poiché abbiamo un imperativo assoluto: cambiare la direzione del vento, smetterla di coprirci con l’acqua.

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