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Cura e valori condivisi, la guida di Elena Granata

Cura, immaginazione, apertura: sono questi gli ingredienti che ci permetteranno di progettare e pianificare nuove città più a misura di donne (e uomini) secondo Elena Granata. Termini da sempre associati alla sfera femminile, per l’urbanista docente al Politecnico di Milano dovranno tuttavia diventare parte del linguaggio (eccolo, importantissimo) anche maschile, e quindi universale, se si vorrà pensare veramente a rifondare i nostri centri urbani. Il senso delle donne per la città. Curiosità, ingegno, apertura” nuovo libro della Granata pubblicato da Einaudi, racconta le storie e le vicende professionali di protagoniste dell’architettura, della psicologia, delle scienze sociali, dell’arte, della letteratura, che hanno dato un contributo fondamentale – ma spesso dimenticato (chi sapeva che la vera inventrice del Monopoli era una donna, Elizabeth Magie Phillips?) – all’immaginazione, allo studio, all’analisi, alla scrittura degli spazi che viviamo quotidianamente. Da Lesley Kern a Jane Jacobs, da Lucia Tozzi a Laura Imai Messina, fino a Florencia Saieva e Sarah Robinson, Granata ci guida attraverso un viaggio alla scoperta di figure più o meno note, del passato e del presente, «capaci di un pensiero alternativo e inedito sulla città e sugli spazi». Ecco che oggi spetta perciò alle donne riprendersi un ruolo di primo piano e immaginare il futuro con il loro “pensiero pratico, anche e soprattutto alla luce del cambiamento climatico che metterà a dura prova i nostri centri urbani progettati secondo canoni “maschili” e oramai incapaci di rispondere alle sfide che aspettano il Pianeta. «La crisi di una certa architettura e di una certa idea di città – sottolinea Granata – e il pensiero delle donne potrebbero nei prossimi anni conoscere felici momenti di incontro» per creare un nuovo modello di convivenza urbana, che includa anche chi è rimasto sempre ai margini: donne, bambini, anziani, persone con disabilità. 

Attenzione però a credere che avere donne in posizioni apicali possa automaticamente cambiare i modelli decisionali. Per l’autrice c’è bisogno di uno sforzo collettivo, di un’alleanza, di condivisione e cooperazione per produrre «pensiero e valore condiviso».

*Chiara Brivi0 / giornalista PPAN

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