GILEAD
Cerca
Close this search box.

Un Vitruvio per l’era di ChatGPT

Gilead

La figura dell’architetto descritta da Vitruvio – e presa a modello da tutti i trattati rinascimentali – doveva conoscere matematica, astrologia, idraulica, ottica, acustica, legge, geometria, meccanica, urbanistica, teologia, anatomia, meteorologia e poter progettare un orologio ad acqua, una macchina bellica o disegnare un capitello corinzio.

Ma in un’epoca in cui tutte queste nozioni sono accessibili in tempo reale a piattaforme quali ChatGpt o Midjourney, per alcuni l’architetto del futuro dovrebbe essere solo capace di “porre le domande giuste” a una AI. L’ambiente che adattiamo ogni giorno ai nostri bisogni nasce da un’interazione complessa tra la sua realtà fisica e le azioni possibili in un sistema sociale. I prodotti di questo “ecosistema” derivano da un temporaneo equilibrio fatto di richieste umane, volontà politica, bilanci, pratiche costruttive, cultura figurativa del luogo, gusto dell’acquirente e proiezioni sul mondo immobiliare.

Variazioni anche lievi di questi fattori possono cambiare anche parecchio l’esito finale. I cambiamenti occorsi durante la mia lunga vita professionale mi hanno portato molto lontano rispetto all’immaginario iniziale. Il rapporto fiduciario che legava committente e architetto e la capacità del secondo di governare l’interezza del processo dal primo schizzo all’edificio finito permangono oggi solo in minuscole “aree protette” di una nuova struttura professionale. In questa una serie di ruoli precisi sono definiti non da una competenza ma da una responsabilità.

La flow-chart che trasforma un business plan in un oggetto fisico che generi reddito è costituita da una serie di figure professionali, di cui molte nate negli ultimi venti anni. Esperti di acustica o di protezione incendi, façade engineers, studi legali specializzati in procedure urbanistiche, certificatori della sicurezza in cantiere o di protocolli quali Leed, Breeam, Well, esperti in marketing o partecipazione sociale, Bim manager, 3D visualizers: una lista lunga come i titoli di coda di un film, di cui non sappiamo più se il regista sia ancora l’architetto. Che, come i registi, una volta aveva lo statuto di “autore”: ma oggi il pubblico è sia esigente che plasmabile. Questa “dittatura dello spettatore” con la simmetrica efficacia del processo che produce l’oggetto hanno di certo alzato la qualità di quest’ultimo e il suo poter rispondere a requisiti sempre più stringenti.

Ma la crescita continua dell’attenzione su procedure e protocolli di certificazione rispetto alle valutazioni di qualità sull’esito finale ha forse indebolito la nostra capacità di giudicare il risultato, che spesso ha solo il carattere di una “mediocrità garantita”. Innovazione e assunzione del rischio di fallimento implicito nella ricerca sembrano spesso mancare all’architettura, che ogni trentina d’anni dovrebbe verificare l’efficacia dei propri strumenti a fronte dei bisogni di una società che muta. E questo perché, a differenza di uno smartphone, una città non può essere distrutta e ricostruita ex novo.

*Cino Zucchi è architetto, urbanista e ordinario al Politecnico di Milano. Quest’anno ha vinto il concorso per la valorizzazione dell’ex Cavallerizza Reale di Torino.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.