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Architettura in Italia, mercato e professione. L’evento Fortune Italia con PPAN

‘Who, What, Where, When, Why’. Sono le ‘5 W’ del giornalismo e sono le domande da cui è partita l’inchiesta sull’architettura italiana realizzata da Fortune Italia in collaborazione con PPAN, società di comunicazione fondata nel 2014 dagli architetti Paola Pierotti e Andrea Nonni. Oggi più che mai ‘ripensare’ le città diventa fondamentale per andare incontro a una trasformazione culturale, sociale ed ecologica. Ma da dove partire?

Abbiamo cercato di spiegarlo, oltre che con lo speciale pubblicato sul numero di ottobre di Fortune Italia, attraverso l’evento ‘Architettura in Italia, mercato e professione’ in un luogo simbolo dell’evoluzione architettonica: il MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma.

Architettura in Italia, mercato e professione

Quattro tavole rotonde per indagare lo stato di salute e cogliere le sfide dell’architettura contemporanea, che è oggi setting di pubblicità e film, biglietto da visita per l’imprenditoria e leva per il marketing territoriale e immobiliare. Quante volte ci è capitato di voler andare in un posto soltanto per vedere quell’opera di cui tutti parlano?

Margherita Lopes, giornalista di Fortune Italia, e Paola Pierotti, co-founder di PPAN, hanno aperto l’evento, dando la parola al Direttore scientifico Grande MAXXI Margherita Guccione che dopo il saluto di benvenuto agli ospiti ha annunciato il primo panel, ‘Rigenerare la città eterna’, con l’assessore all’Urbanistica del Comune di Roma Maurizio Veloccia e il Ceo di Investire sgr Dario Valentino.

“Cominciamo parlando di Roma, che in ogni angolo racconta attraverso i suoi edifici storie del passato, ma ovviamente l’obiettivo è rigenerare un intero Paese”, così ha esordito Pierotti, moderatrice del dibattito. Secondo l’assessore Veloccia, Roma (come qualsiasi altra grande metropoli) per guardare al futuro ha ‘urgenza’ di cambiare. “Sui nostri luoghi abiteranno sempre più persone e non possiamo consentirci di consumare nuovo suolo. Questa è una sfida per gli architetti, chiamati a progettare soluzioni innovative in grado di conciliare le esigenze dei cittadini con quelle del pianeta. Valorizzando allo stesso tempo la storia”.

Si tratta dunque di una sfida di ‘sostenibilità‘ che include però altri aspetti come l’identità di un territorio, ha rimarcato Valentino, che ha portato importanti esempi di rigenerazione urbana realizzati da Investire sgr tra cui quello dell’ex villaggio olimpico di Torino in Borgo Filadelfia (MOI), costituito da 7 palazzine. “Questi progetti devono essere sostenuti da tutti. Dall’amministrazione, dai pubblici e dai privati. Abitare è una questione sociale e trasformare una città vuol dire trasformare anche le persone, che possono abitare (e quindi vivere) diversamente, meglio”.

Un momento del panel moderato da Paola Pierotti (a sinistra). Al centro, Maurizio Veloccia e, a destra, Dario Valentino 

La discussione del tavolo ‘Per l’architettura’ è stata incentrata sugli ‘ingredienti’ di questa trasformazione. O meglio, gli ingredienti dell’architettura contemporanea. A prendere parola sono stati Massimo Alvisi di Alvisi Kirimoto Partners, Lorenza Baroncelli (direttrice MAXXI Architettura), Paolo Micucci di Generali Real Estate e il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli. 

Micucci si è soffermato sul tema della sostenibilità. “Credo che questa debba essere la parola chiave che ci aiuterà durante il cambiamento”. Perché sì, i tempi stanno cambiando e anche l’architettura, che fa parte dei tempi e ha sempre rispecchiato le varie epoche, deve cambiare. “Rigenerare vuol dire far capire all’opinione pubblica questo. Che siamo davanti a una necessità e non a una moda, e che la trasformazione non è qualcosa di legato a pochi, perché può prendersi cura di chi vive i tessuti urbani”, ha commentato Baroncelli.

Da sinistra: Paola Pierotti, Massimo Alvisi, Lorenza Baroncelli, Paolo Micucci, Fabio Rampelli

C’è la città dei 15 minuti, la città smart. “Abbiamo immaginato più volte modelli diversi di città sostenibili e tutte le volte non abbiamo mai avuto il tempo nemmeno di sperimentarli. Ci lasciamo incuriosire, ammaliare, ma gli architetti lo sanno: avere un’idea non basta. Servirebbe una regia centrale che metta in pratica cercando di mediare tra una politica che inevitabilmente ha tempi più lunghi e le esigenze di cittadini che invece hanno bisogno di risposte rapide”, ha detto ancora Baroncelli.

La differenza tra un’opera d’arte, un dipinto e un progetto architettonico, come sottolineato dal vicepresidente Rampelli, è che all’interno del progetto architettonico ci sono le persone. “E la persona ha il diritto di stare bene. È il motivo per cui si sta ripensando, per esempio, agli spazi degli uffici in cui si lavora”.

La trasformazione tuttavia, non è un lavoro individuale. E deve avvenire su più livelli. “L’architetto ha un ruolo molto importante non soltanto nel disegno della città, ma anche nella capacità di far intervenire più figure professionali“, ha concluso Alvisi.

Il commento di Rampelli sulla ‘sconfitta’ di Roma per Expo 2030

A proposito di ‘città eterna’, su Roma e l’Expo 2030 Rampelli è stato chiaro: “c’è chi ha detto che Roma è sporca, invivibile, che c’era da aspettarselo. Il risultato è stato senz’altro deludente, ma credo che in questo caso abbia inciso un contesto geopolitico sfavorevole. Sono abituato a un ottimismo di maniera: da una negatività può nascere lo stimolo per migliorare. L’area destinata all’Expo 2030 a Tor Vergata può diventare un centro dove fare sperimentazioni, per dare nuovi impulsi a un tessuto urbano spesso al centro di cronache non proprio positive”.

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Architettura è politica

A moderare la terza tavola dell’evento al MAXXI di Roma (dal titolo ‘Architettura è politica’) è stato il giornalista di Fortune Italia Alessandro Pulcini. Con Angelo Piero Cappello (Direttore Generale Creatività Contemporanea Mic), Francesco Miceli (presidente CNAPP), Federico Mollicone (presidente Commissione Cultura Camera dei Deputati) e Chiara Braga (presidente gruppo PD Camera dei Deputat).

“Il rapporto tra architettura e politica è un rapporto irrisolto”, ha subito premesso Miceli. “L’Italia è l’ultima in Europa a non avere una legge sull’architettura. Conquistare spazio di discussione è fondamentale ed incontri come questo possono essere un accelerazione verso un cambio di passo”.

“C’è una riurbanizzazione come tendenza da qui al 2050. Se essa non viene governata e ridefinita rischia di svilupparsi attraverso una crescita incontrollata dell’urbanizzazione”, ha detto Mollicone.

I progetti di rigenerazione urbana sono stati abbastanza sporadici negli ultimi anni. “L’idea dell’impresa culturale e creativa per la rigenerazione urbana ha portato piena consapevolezza che l’impresa culturale è è un asset importante nella struttura economica del Paese”, ha affermato Cappello.

Da sinistra: Alessandro Pulcini (Fortune Italia), Angelo Piero Cappello, Federico Mollicone, Chiara Braga. In collegamento da remoto: Francesco Miceli 

“Oggi non abbiamo gli strumenti e le risorse per gestire gli impatti che la crisi climatica sta avendo sulle città. Manca un piano nazionale. Bisogna supportare le città a gestire una trasformazione dettata dalla crisi climatica”, ha aggiunto Braga. “Nella scorsa legislatura in Senato arrivammo a una legge con un testo unificato sulla rigenerazione urbana. Potrebbe essere il punto di partenza per riaprire una discussione sul tema”.

Mollicone ha anche parlato della sua proposta di legge per modificare il funzionamento della Legge sul 2%, che prevede di investire il due per cento degli appalti pubblici anche sull’estetica. “Questa legge non funziona, rimane disattesa e i fondi non vengono impegnati. Se passerà la mia proposta, questi fondi potranno essere versati in un fondo presso il Mic da utilizzare per bandi incentrati appunto su estetica e decoro urbano dei territori”.

Industria del progetto

Nei prossimi 15 anni, tra Pnrr e altri stanziamenti, il nostro Paese avrà a disposizione circa 230 mld di euro per il settore delle costruzioni. Ma anche a fronte delle nuove regole, occorre ripensare i modelli di collaborazione e identificare nel ‘fenomeno progetto’ un insieme di opportunità di crescita e sviluppo per le imprese.

Ne hanno parlato durante il quarto panel dell’evento organizzato da Fortune Italia e PPAN (moderato dalla giornalista di Fortune Italia Margherita Lopes): il Ceo di EFM Daniele Di Fausto, la presidente ANCE Giovani Angelica Donati, Antonello Martino di RFI Direzione Stazioni e Massimo Roj di Progetto Cmr.

“Il tema affrontato prima sulla rigenerazione ha toccato vari punti. Meno uno. In questa evoluzione il mondo del lavoro è cambiato, anche tramite il digitale. Molte persone e aziende credono che a questo abbia contribuito la pandemia. Ma secondo i dati del 2019, quindi precedenti, lo spazio in ufficio era già occupato per il 50% del tempo. Il digitale era già entrato in azienda. Cosa è avvenuto post pandemia? Che siamo passati da un dato medio di 50.000 remote worker ai quasi 5 milioni e mezzo nel giro di tre anni. Cosa ha comportato questo? Che c’è una domanda altissima di spazi di flessibilità ma c’è un offerta bassissima di reti di spazi. Siamo abituati a pensare all’immobile singolarmente. Ma quasi nessuno ha posto il problema degli spazi connessi. La città non è il posto della centralizzazione. Dobbiamo fare uno sforzo di visione e capire che gli spazi diventano accessibili, polivalenti e connessi. In Italia abbiamo un esempio che è quello di Poste italiane, che con il progetto ‘Spazi per l’Italia’ sta creando una rete di luoghi connessi da Nord a Sud”, ha ricordato Di Fausto.

I progetti quindi, nel nostro Paese non mancano. Anche RFI, ha spiegato Martino, si sta aprendo a un utilizzo diverso delle stazioni. “Per una rigenerazione di spazi sia in termini di funzioni che di collegamento”.

Da sinistra: Margherita Lopes, Daniele Di Fausto, Angelica Donati, Antonello Martino, Massimo Roj

Eppure, quando si parla di progettualità nel settore delle costruzioni, ci sono alcuni ‘problemi’: come la carenza di competenze. “Mancano competenze a tutti i livelli”, ha spiegato Donati. “Prima del Covid abbiamo perso oltre 600 posti di lavoro. Siamo poi riusciti a crearne 20.000, ma ora si presentano due grandi sfide: il Pnrr (mancano 65.000 posti di lavoro tra operai e tecnici per fare i lavori del Piano) e la sfida della sostenibilità. Prima o poi la direttiva green verrà impostata e si stima che per fare gli efficientamenti serviranno circa 150.000 persone in più con capacita tecniche molto elevate. Quindi non è tanto dove troveremo i soldi, che al momento ci sono, ma chi farà i lavori“.

Inoltre, forti critiche da parte di Roj sul nuovo Codice degli appalti. “Si va all’appalto con un progetto preliminare: è ridicolo”.

La conclusione dell’evento è stata affidata all’onorevole Tullio Ferrante, sottosegretario al Mit.

Patricia Viel (ACPV ARCHITECTS) è Best architect of the year 2023

 

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