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L’inflazione scende ai livelli di febbraio 2021 grazie all’energia

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A novembre, secondo i dati Istat, l’inflazione in Italia scende allo 0,7%, inferiore rispetto alle stime precedenti: si torna quindi quasi ai livelli di febbraio 2021 (+0,6%). E il merito è tutto del crollo dei prezzi dell’energia.

I beni energetici a novembre evidenziano “una netta flessione sul piano congiunturale”, dice l’istituto. Calano anche i prezzi di alcune tipologie di servizi (ricreativi, culturali e per la cura della persona e di trasporto) e rallentano i prezzi degli Alimentari, in particolare della componente lavorata: la crescita annua del carrello della spesa scende quindi al +5,4%.

Cala anche l’inflazione di fondo, dice Istat, mentre l’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,7% per l’indice generale e a +5,1% per la componente di fondo.

Si conferma il trend di discesa dell’inflazione che sta coinvolgendo tutta l’Eurozona, come testimoniato dai dati citati dalla Bce. Dati che non sono stati sufficienti per far discutere di tagli ai tassi d’interesse, secondo Christine Lagarde.

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Inflazione, tutti i dati

Ecco i dati comunicati dall’Istat:

  • a novembre 2023 si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registri una diminuzione dello 0,5% su base mensile e un aumento di 0,7% su base annua, da +1,7% nel mese precedente (la stima preliminare era +0,8%).
  • La decelerazione del tasso di inflazione si deve ai prezzi degli energetici, sia non regolamentati (da -17,7% a -22,5%) sia regolamentati (da -31,7% a -34,9%)
  • Rallentano i prezzi degli alimentari lavorati (da +7,3% a +5,8%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +4,6%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +4,0% a +3,5%).
  • Unica accelerazione è quella dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +4,9% a +5,6%).
  • L’inflazione di fondo, sia quella al netto degli energetici e degli alimentari freschi sia quella al netto dei soli beni energetici, continua a rallentare. Passano entrambe dal +4,2% di ottobre al +3,6%.

La differenza tra beni e servizi e l’impatto per operai e impiegati

Per quanto riguarda i dati anno su anno, l’Istat comunica che “dopo essersi annullata a ottobre”, la dinamica tendenziale dei prezzi dei beni scende su valori negativi (a -1,4%), mentre quella dei servizi rimane su valori positivi, sebbene in ulteriore rallentamento (da +4,1% a +3,7%), determinando un ampliamento del differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni (+5,1 punti percentuali, dai +4,1 di ottobre)

Continuano quindi a rallentare in termini tendenziali i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +6,1% a +5,4%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +5,6% a +4,6%).

L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) diminuisce dello 0,6% su base mensile e aumenta di 0,6% su base annua, in ulteriore decelerazione da +1,8% di ottobre (la stima preliminare era +0,7%).

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra una diminuzione di 0,4% su base mensile e un aumento di 0,7% su base annua.

 

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