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Pornhub, XVideos, Stripchat: anche il porno sotto la lente di Bruxelles

pornhub xvideos commissione europea

Pornhub, Stripchat e XVideos ricadono sotto le regole più stringenti del Dsa, il Digital service act europeo, dedicate alle piattaforme da più di 45 milioni di utenti. Perché “la creazione di un ambiente online più sicuro per i nostri figli è una priorità”. Lo ha scritto il commissario europeo per il mercato europeo Thierry Breton, che così aggiunge tre nuovi membri (tre siti che diffondono contenuti per adulti) al circolo di giganti del digitale tenuti a determinati obblighi a causa del loro grande impatto sugli utenti europei e al “rischio sistemico” che ne consegue.

Qualche anno fa MindGeek, la società proprietaria di PornHub rebrandizzata questa estate in Aylo, è stata accusata per la presunta pubblicazione di video di minorenni sulle piattaforme della sua ‘galassia’ pornografica. Quest’anno è arrivata l’acquisizione da parte di Ethical Capital Partners, fondo guidato dall’italo canadese Rocco Meliambro. Relativamente a un’altra inchiesta, Aylo ha annunciato poche settimane fa di aver raggiunto un accordo con l’Attorney’s Office dell’Eastern District di New York.

Pornhub ha anche risposto alla decisione europea, affermando che il conteggio mensile degli utenti della piattaforma non raggiunge la soglia di 45 milioni indicata dall’Europa.

Pornhub, XVideos e Stripchat tra le maggiori piattaforme europee

Il Dsa europeo chiede una maggiore attenzione alla gestione dei rischi, la condivisione dei dati (anche con un report annuale) e l’obbligo di essere sottoposti a valutazioni di terzi. L’obiettivo è creare uno spazio digitale più sicuro per gli utenti.

Tra le regole del Dsa, alcune sembrano particolarmente azzeccate se applicate nel mondo della pornografia: le piattaforme devono informare “tempestivamente” nel caso sospettino si possa compiere un reato, anche in caso di abuso sessuale su minori. Devono anche garantire un elevato livello di sicurezza dei minori.

Entra in vigore il Digital Service Act, l’Ue prova ad arginare gli abusi online per tutelare gli utenti

Ma per Pornhub, XVideos e Stripchat si prefigurano altri obblighi, dato il loro inserimento tra le piattaforme europee più grandi.

Per quanto riguarda le piattaforme online, se hanno più di 45 milioni di utenti (10 % della popolazione in Europa), la Commissione le considera di dimensioni ‘molto grandi’. Questi servizi hanno 4 mesi di tempo per conformarsi agli obblighi della DSA, che comprende l’esecuzione e la fornitura alla Commissione della prima valutazione annuale dei rischi, cioè il report dettagliato sui rischi per gli utenti, minori compresi. Il report va reso pubblico al massimo un anno dopo.

Pornhub ha rilasciato un solo commento sulla vicenda: “Al 31 luglio 2023, Pornhub ha 33 milioni di utenti mensili medi del servizio nell’Unione europea, un calcolo effettuato sui sei mesi precedenti”.

Pornhub e le altre tra le piattaforme da più di 45 milioni di utenti

La designazione di Pornhub e delle altre due piattaforme “è il risultato di indagini della Commissione che hanno concluso che i tre servizi raggiungono la soglia di 45 milioni di utenti medi mensili nell’UE”, spiegano da Bruxelles.

“I criteri per determinare se una piattaforma è molto ampia ai sensi della legge sui servizi digitali sono molto chiari”, spiega Breton. “Qualsiasi piattaforma online con oltre 45 milioni di utenti nell’UE ha obblighi speciali a causa della sua portata. Abbiamo già designato 19 piattaforme online di dimensioni molto grandi e motori di ricerca. Continueremo a designare piattaforme che raggiungono le soglie e a garantire che rispettino i loro obblighi ai sensi della legge sui servizi digitali. Sono stato molto chiaro che la creazione di un ambiente online più sicuro per i nostri figli è una priorità dell’applicazione della legge sui servizi digitali”.

Gli obblighi legati alla pornografia

Tra gli obblighi speciali per le maggiori piattaforme in Europa, molti sono legati proprio alla pornografia. Le piattaforme devono affrontare i rischi connessi alla diffusione di contenuti illegali online, come il materiale pedopornografico, e di contenuti che ledono i diritti fondamentali, come il diritto alla dignità umana e alla vita privata in caso di condivisione non consensuale di materiale intimo online o di pornografia deepfake. Queste misure possono includere, tra l’altro, l’adattamento dei termini e delle condizioni, delle interfacce, dei processi di moderazione o degli algoritmi.

Le piattaforme devono anche fare in modo che i minori non accedano a contenuti pornografici online, tramite strumenti di verifica dell’età.

Tutti gli osservati speciali del Dsa: da 19 diventano 22

Il Dsa da questa estate mette sotto la lente di ingrandimento di Bruxelles 19 piattaforme (alcune riconducibili alla stessa azienda, come Alphabet o Meta), considerate giganti del mondo digitale. Il 25 aprile scorso infatti la Commissione ha designato le Very Large Online Platforms (VLOPs) e Very Large Online Search Engines (VLOSEs) da tenere sotto osservazione. Tutte queste 19, che ora diventano 22, hanno dovuto obbedire alle nuove regole dallo scorso agosto. Ecco la lista completa:

  • AliExpress
  • Amazon Store
  • AppStore
  • Bing
  • Booking
  • Facebook
  • Google Maps
  • Google Play
  • Google Search
  • Google Shopping
  • Instagram
  • LinkedIn
  • Pinterest
  • Pornhub
  • Snapchat
  • Stripchat
  • TikTok
  • Twitter (X)
  • Xvideos
  • Wikipedia
  • YouTube
  • Zalando

Dsa, il termine del 17 febbraio per le altre aziende

Entro il 17 febbraio 2024 tutte le piattaforme online e i motori di ricerca dovranno ottemperare alle regole del Dsa, tranne micro e piccole imprese. Ecco i loro obblighi più significativi:

  • Fornire meccanismi di facile utilizzo per consentire agli utenti o alle entità di notificare contenuti illegali e privilegiare le segnalazioni presentate dai cosiddetti “segnalatori attendibili”.
  • Fornire ai loro utenti i motivi della rimozione o limitazione di contenuti. Provvedere anche a un sistema interno di gestione dei reclami che consenta agli utenti di presentare ricorso contro le decisioni di moderazione dei contenuti.
  • Informare le autorità incaricate dell’applicazione della legge qualora le piattaforme vengano a conoscenza di informazioni che facciano sospettare che sia stato commesso, si stia verificando o possa verificarsi un reato che comporti una minaccia per la vita o la sicurezza di una persona, anche in caso di abuso sessuale su minori.
  • Riprogettare i propri sistemi per garantire un elevato livello di privacy, sicurezza e incolumità dei minori e assicurarsi che le loro interfacce non siano progettate in modo da ingannare o manipolare gli utenti.
  • Le piattaforme dovranno etichettare chiaramente la pubblicità sulle loro interfacce, smettere di presentare pubblicità mirata basata sulla profilazione di dati sensibili (come l’origine etnica, le opinioni politiche o l’orientamento sessuale), o rivolta ai minori.
  • Dovranno disporre di termini e condizioni chiari e agire in modo diligente, obiettivo e proporzionato nell’applicarli. Dovranno poi pubblicare una volta all’anno rapporti sulla trasparenza sui processi di moderazione dei contenuti.
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