“L’adulto è sciocco e immemore quando sottovaluta la giovinezza”. Questa le parole che Albus Silente rivolge ad Harry Potter nel libro ‘Il Principe Mezzosangue’.
E non è proprio questo uno dei messaggi per cui ci stiamo battendo così tanto animando questa rubrica? Non è proprio questo il concetto politico che stiamo cercando di trasmettere ai nostri coetanei con cui ci confrontiamo ogni giorno? Credo che tra le sfide più complesse per la nostra generazione ci sia quella di riuscire a individuare il “chi siamo” e il “dove vogliamo andare”.
Ma nonostante le difficoltà nel trovare una risposta a domande che sembrerebbero esistenziali, cerchiamo di guardare in un’unica direzione. Ed è esattamente quello che stiamo costruendo con Fortune Gen Z. Una piccola alternativa. Ma che parta da noi. E da noi soltanto.
Qualche settimana fa, un noto settimanale ha elaborato un’interessante lista in cui venivano inseriti 60 under 30 promesse della politica italiana differenziandoli – tra le tante cose – anche tra giovani d’apparato e di lotta. Ma cosa significa essere d’apparato? Accettare determinate regole d’ingaggio che altri hanno mescolato e distribuito per noi? Oppure accettare un sistema di cose presenti in cui la nostra generazione è perennemente sottovalutata e quindi accettare di navigare in un mare in cui non veniamo coinvolti perché temuti?
I tanti giovani che stanno sostenendo il nostro progetto editoriale non accettano di essere etichettati. E sono loro stessi a raccontarlo con i loro contributi e le loro storie. Perché per provare a cambiare le cose bisogna lottare, mettersi in gioco, creare ponti dove altri alzano muri. Ma senza cadere nel tranello di chi gioca sulle contrapposizioni per non assumersi le proprie responsabilità. Ma se i giovani, intesi come classe sociale, non hanno diritti, voce, spazi… allora la domanda da porsi sorge spontanea: come si può essere giovani d’apparato se questo sistema lo si vuole stravolgere?
