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Bollette, l’utente pagherà una penale in caso di recesso: le proteste dei consumatori

A partire dal 1° gennaio 2024, il mercato dell’elettricità in Italia sarà interessato da nuovi oneri di recesso anticipato per i clienti domestici e le piccole imprese. Tale possibilità è stata introdotta da una delibera dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) il 6 giugno dell’anno precedente. La delibera fornisce dettagli su come e quando i fornitori di energia possono applicare oneri di recesso, stabilendo limitazioni e regole specifiche.

Secondo la delibera dell’Arera, gli oneri di recesso possono essere applicati “esclusivamente nei contratti di durata determinata e a prezzo fisso”. Ciò significa che se un cliente decide di recedere prima della scadenza del contratto, potrebbe essere soggetto a penali, ma solo se si tratta di un contratto con caratteristiche specifiche.

La delibera impone agli operatori di fornire chiare informazioni nei contratti. L’onere di recesso anticipato deve essere indicato in modo chiaro, con l’importo massimo specificato. Inoltre, deve essere “approvato e sottoscritto dal cliente”. Tutte queste informazioni devono essere riportate nella scheda sintetica, fornendo un riepilogo delle caratteristiche dell’offerta.

È essenziale notare che il venditore deve specificare che l’importo indicato nel contratto rappresenta un massimo e potrebbe essere ridotto in base alla reale perdita economica derivante dal recesso anticipato. Inoltre, la variazione unilaterale delle condizioni da parte del venditore comporta la decadenza dell’applicazione degli oneri di recesso anticipato.

L’Unione Nazionale Consumatori ha reagito fortemente a questa introduzione, definendola “una vergogna”. Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’organizzazione, ha criticato il Parlamento per non aver abrogato l’articolo 7, comma 5, del Decreto Legge n. 210 dell’8 novembre 2021. Tale disposizione consente ai fornitori di energia elettrica di addebitare ai clienti una somma di denaro in caso di recesso anticipato da un contratto di fornitura a tempo determinato o a prezzo fisso.

Vignola ha evidenziato la mancanza di sostegno da parte del Parlamento alle richieste dell’Unione Nazionale Consumatori, sottolineando l’impatto negativo su famiglie e consumatori. Con l’eliminazione del mercato tutelato, i consumatori avranno meno opzioni e saranno più vulnerabili a eventuali pratiche commerciali ingiuste. L’organizzazione ha criticato il mancato avvio di una campagna informativa per educare i consumatori sulle scelte che possono effettuare per evitare costi aggiuntivi. In conclusione, Vignola ha evidenziato la preoccupazione per i consumatori, temendo che dopo l’eliminazione del mercato tutelato, saranno ancora più esposti a pratiche commerciali scorrette e costi più elevati.

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