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Economia circolare, come funzionano i nuovi bandi Mics: 18 mln per università e imprese

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Diciotto milioni di euro per i progetti di economia circolare di imprese e università: è l’importo dei due nuovi bandi del Mics – Made in Italy circolare e sostenibile, il partenariato esteso finanziato dal MUR, il ministero dell’Università e della ricerca).

I due bandi a cascata, presentati il 23 gennaio a Roma, sono destinati a organismi di ricerca e università (3 mln di euro) e micro, pmi e grandi imprese (15 mln).

Quanto vale il Mics

Il Mics fa parte dei progetti relativi alla Missione 4 “Istruzione e Ricerca” del PNRR e, con un totale di 125 mln di euro ricevuti (114 milioni da fondi PNRR e 11 milioni da privati), ha raggiunto l’ammontare di fondi più alto mai erogato per progetti di ricerca di base in ambito economia circolare e sostenibile.

L’obiettivo, attraverso la pubblicazione di bandi a cascata, è rendere il Made in Italy circolare dalla progettazione alla produzione, in particolare nei settori moda, arredamento e automazione.

Le direttrici seguite dal Mics sono diverse: c’è la ricerca sui nuovi materiali dal recupero degli scarti della lavorazione delle pelli e gli smart material per i tessuti sportivi, ma anche la cross-fertilization tra aziende e la trasformazione dei modello di business dalla vendita di prodotti a quella (anche) di servizi.

Il 40% dei fondi pubblici del Mics è destinato al Mezzogiorno. Al termine dei due bandi a cascata, se i risultati saranno positivi, ci sarà la possibilità di ulteriori integrazioni con altre risorse.

Come funzionano i nuovi bandi Mics

Con il bando da 3 mln dedicato alle università si prevede di finanziare progetti da un minimo di 150 mila euro e un massimo di 500 mila euro. Ecco alcuni punti da tenere a mente per candidarsi:

  • I progetti saranno finanziati interamente e copriranno tutte le spese relative al personale già esistente, alle assunzioni, ai costi di consulenza esterne e all’acquisto di attrezzature, parte integrante del progetto di ricerca.
  • Il bando avrà durata di circa un mese e, dopo l’invio delle domande di adesione, una commissione di valutazione composta dai rappresentanti delle 8 aree tematiche (Spoke), valuterà l’inserimento delle proposte attraverso una griglia di valutazione che terrà conto del coinvolgimento di donne nel personale che condurrà la ricerca e l’impatto atteso della ricerca sulla sostenibilità sociale e proposta che sarà svolta nel Mezzogiorno.
  • I partecipanti avranno 18 mesi di tempo per poter presentare i risultati del progetto. Dopo la fase di verifica dei parametri, il Politecnico di Milano, che è soggetto capofila del Partenariato, comunicherà la vincita o meno del bando e, da quel momento, inizia la fase di ricerca che deve essere rendicontata entro la fine del 2025, pena la perdita dei finanziamenti.

Il secondo bando a cascata vale 15 mln di euro e prevede come beneficiari le micro, piccole, medie e grandi imprese. Ecco le regole:

  • Le aziende possono partecipare al bando singolarmente oppure creando un’associazione temporanea con organismi di ricerca (dove il massimo budget per questi ultimi all’interno del progetto presentato è il 20%).
  • I progetti di ricerca presentati devono avere un valore a partire da 150 mila euro fino a 1 milione di euro per ogni singolo progetto di ricerca in ambito industriale e le spese relative al personale esistente, alle nuove assunzioni e alle attrezzature verranno coperte per un massimo pari al 70% in proporzione alle dimensioni delle aziende. Le imprese avranno 12 mesi di tempo per poter completare il progetto.
  • Nei progetti, oltre a rispettare le linee relative ai settori del partenariato (moda, arredamento e automazione), verranno premiate l’originalità e la trasferibilità dei risultati verso altri settori industriali e l’impatto che i risultati del progetto potrebbero avere concretamente sui temi di circolarità e sostenibilità.

Secondo Marco Taisch, Presidente di MICS, “l’investimento in MICS è duplice: da un lato vengono inventati materiali e processi che le nostre imprese potranno utilizzare in futuro, dall’altro si formano persone con competenze necessarie per progredire tecnologicamente. Abbiamo infatti creato un gruppo di stakeholder con circa 250 soggetti tra imprese, associazioni di categoria, federazioni e cluster con i quali abbiamo creato una rete di comunicazione attiva e costante con la quale condividere i nostri risultati. L’utente finale è il tessuto industriale italiano”.

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