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Influencer: trasparenza e responsabilità per evitare altri casi Ferragni

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C’è uno spartiacque nella storia degli influencer e della creator economy: è il pandoro-gate che ha visto protagonista Chiara Ferragni e che ha imposto al comparto, alle istituzioni e a tutti gli stakeholder una profonda riflessione. Un dibattito che ha varcato la soglia della Camera dei Deputati, dove si è tenuto l’evento ‘Professione Creator’- organizzato da Assoinfluencer e promosso da Giulia Pastorella, membro della commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni con l’obiettivo di stimolare il dibattito parlamentare sulla regolamentazione di influencer e creator digitali.

“Siamo la prima associazione che ha voluto rappresentare una categoria troppo spesso bistrattata – spiega il presidente di Assoinfluencer Jacopo Ierussi – Il motivo di questo incontro va ricercato nella volontà di invertire la narrazione sui content creator. Parliamo di un mercato importante che vale 1 mld di euro e può contare su circa 350mila professionisti. Siamo contenti perché non era scontato che la politica ci ascoltasse”. 

Visibilmente soddisfatta anche Ilaria Barbotti, PR manager di Assoinfluencer. “L’incontro di oggi è un grande passo avanti della politica verso un mercato che per troppo tempo è stato ritenuto poco rilevante. Il confronto con le istituzioni è fondamentale per tendere a una creator economy sempre più professionale e trasparente”. 

“Quello di oggi è un evento molto importante – commenta Pastorella – che consente di avere una panoramica della normativa esistente e di ascoltare le testimonianze degli influencer sulle difficoltà che incontrano nel loro lavoro. È un comparto importante che va aiutato e oggi abbiamo mosso il primo passo in questa direzione”.

Un momento del convegno

L’attenzione mediatica generata dal caso Ferragni – iscritta nel registro degli indagati di Milano con l’ipotesi di truffa aggravata – ha attivato il governo Meloni, che proprio in queste ore ha approvato in Consiglio dei ministri il disegno di legge sulla destinazione a scopo benefico di proventi derivanti dalla vendita di prodotti, già ribattezzato Ddl Ferragni.

Il decreto prevede l’obbligo di indicare in modo chiaro sui prodotti le finalità dei proventi e il destinatario della beneficenza, oltre che l’importo o la quota destinati a quel fine. In caso di violazioni, l’Antitrust potrà irrogare multe dai 5mila ai 50mila euro. Gli influencer che violeranno le norme sulla trasparenza nelle vendite di prodotti per beneficenza, dovranno pubblicare sul proprio sito il provvedimento sanzionatorio ricevuto. 

“È un argomento controverso – sostiene Alessio Butti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica – Stiamo parlando di un settore in crescita vorticosa: non è un caso che governi e regolatori di mezzo mondo si stiano interrogando su come disciplinarlo”.

Il Commissario Agcom Massimiliano Capitanio e il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori Massimiliano Dona

Per il presidente della commissione Cultura, scienza e istruzione della Camera Federico Mollicone “la creazione di contenuti è una rivoluzione che non può essere affrontata con le norme del passato. Serve una regolamentazione che lasci libertà di produrre contenuti commerciali ma all’interno di un perimetro ben definito”. Mollicone non elude l’argomento più caldo: “Sul caso Ferragni bisogna chiarire se c’è stata malafede. Però vanno tutelati i consumatori; se io faccio una donazione, devo essere certo che vada all’ente a cui è destinata. La trasparenza è la chiave per mantenere la libertà d’espressione”. 

“L’eredità positiva della crisi Ferragni è che suscita un’attivazione”, sottolinea Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Le regole servono, ma il diritto per sua natura faticherà a inseguire la tecnologia e la società e quindi arriva sempre con un po’ di ritardo. La sfida non è facile, ma bisogna impegnarsi nella produzione di contenuti di valore e ad alto impatto sociale. È il miglior investimento che possiamo fare per le prossime generazioni”. 

Risale a poco più di una settimana fa la pubblicazione da parte dell’Agcom delle linee guida sugli influencer, volte a garantire il rispetto delle disposizioni del Testo unico sui servizi di media audiovisivi. “La concomitanza delle linee guida col pandoro-gate è una coincidenza, non abbiamo lavorato sull’emergenza”, ci tiene a precisare il commissario dell’Agcom Massimiliano Capitanio. “Le linee guida si rivolgono, come punto di partenza, agli influencer con almeno 1 milione di follower sulle varie piattaforme e con un tasso di engagement del 2%. Dal 5 marzo insieme alle associazioni di categoria apriremo un tavolo tecnico che entro l’estate ci porterà a formulare un codice di autocondotta”. 

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