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Stellantis, giorni di fuoco: dallo scontro con Tavares al (difficile) ingresso dello Stato

stellantis

La provocazione del ministro italiano Adolfo Urso ha fatto bene al titolo di Stellantis (che ora viaggia a un +2,5%). Ma un ingresso dello Stato italiano nel capitale del gigante dell’automotive (nuovamente richiesto da sindacati e opposizioni) non è una strada facile da percorrere. Le parole del ministro, tra proposta e provocazione, riportano sotto i riflettori l’ipotesi che l’Italia pareggi la quota francese nel capitale della multinazionale.

Un’ipotesi già circolata in precedenza che, per quanto di difficile realizzazione, è diventata protagonista dello scontro tra Stellantis e Governo, mai così acceso.

Oggi sono arrivate nuove stoccate, firmate dei ministri Urso e Giorgetti. Per il titolare del dicastero del Made in Italy se Stellantis vende meno dei concorrenti in Italia è “un problema suo”, nel senso che potrebbe essere un problema di competitività. Per Giorgetti invece sarebbe meglio un ingresso dello Stato in Ferrari, invece che in Stellantis, ha detto ironizzando e facendo riferimento ai conti da record della Casa di Maranello.

Mentre montano le polemiche, rimangono i numeri: in totale in Italia Stellantis ha più di 40mila dipendenti e produce 750mila unità tra autovetture e veicoli commerciali.

L’ingresso dello Stato

Un ingresso italiano significherebbe in ogni caso un impegno miliardario. Ma andrebbe affrontata anche la questione dei diritti di voto, che non sarebbe facile da sciogliere, e che richiederebbe un impegno ancora più oneroso, considerati i programmi di loyalty che permettono agli azionisti di vecchio corso di avere quote di diritti di voto più sostanziose rispetto alle loro partecipazioni. Dall’altra parte, dicono gli esperti, spesso le azioni non si contano: si ‘pesano’. E il socio Stato è un socio particolare, abbastanza importante da riuscire a influire sulle politiche delle società.

Al momento il governo francese, tramite BpiFrance, ha una quota del 6,09% di Stellantis. Secondo gli analisti pareggiare la quota significherebbe sborsare 4 mld, per raggiungere una percentuale di diritti di voto comunque inferiore allo Stato francese, e sicuramente inferiore a Exor (14,2%) e Peugeot (7,1%).

Le quote dei diritti di voto sono ancora maggiori, grazie al programma di loyalty che ha permesso di estenderli agli azionisti con tre anni di anzianità. Oggi Exor è al 25,9% dei diritti di voto. Bpi ha il 9,6% e Peugeot ha l’11,1% dei voti. Il che significa che per raggiungere gli stessi diritti di voto l’esborso dello Stato dovrebbe portare a sfiorare il 10%. Questo vorrebbe dire tirare fuori altri due miliardi, in base alla capitalizzazione di Stellantis (67,4 mld), che è la 31esima azienda mondiale per fatturato, secondo la Global 500 di Fortune.

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Anche se quella di Urso è probabilmente una provocazione, l’ipotesi è stata presa seriamente in considerazione dalla segretaria del Pd Elly Schlein e dal leader del M5S Giuseppe Conte.

Cosa è successo finora: il nodo incentivi

La questione che mette in dubbio la presenza dell’ex Fca e Fita in Italia nasce dalle parole rilasciate a Bloomberg dell’Ad di Stellantis Carlos Tavares, che ha dichiarato che senza sussidi per i veicoli elettrici, gli impianti in Italia sarebbero a rischio. Nel nostro Paese, sostiene l’Ad, il mercato delle auto elettriche è molto piccolo, e una politica di incentivi è assolutamente necessaria.

Il primo febbraio il piano incentivi è arrivato: vale quasi un miliardo di euro. Da qui la provocazione di Urso: se non va bene neanche il piano incentivi, dice il ministro, seguire l’esempio della Francia significherebbe l’ingresso italiano in società.

Le polemiche hanno riguardato però anche il piano incentivi. Secondo i sindacati come la Fiom “il Governo ha deciso di assecondare la richiesta di Stellantis rispetto gli incentivi. Stellantis deve dare risposte alle lavoratrici e lavoratori italiani. Non si possono dare soldi pubblici senza garanzie”.

Anche l’associazione dei produttori Unrae si è espressa sul piano di incentivi, che rischia di arrivare in ritardo. “I nuovi incentivi accolgono le richieste – più volte reclamate dall’Unrae – di estendere l’Ecobonus a importo pieno a tutte le imprese, di aumentare l’entità dello stesso, di riportare al 2024 i fondi inutilizzati nel 2022 e, nel corso dell’anno, quelli del 2023”, afferma il Presidente dell’Unrae Michele Crisci. “Il Decreto finalizzato dal MIMIT – osserva ancora Crisci – ha intrapreso l’iter amministrativo di ratifica da parte degli altri Ministeri interessati e della Presidenza del Consiglio, cui seguirà il vaglio della Corte dei Conti: considerando i tempi per esaurire i vari passaggi autorizzativi e per aggiornare la piattaforma di Invitalia, i nuovi incentivi – come indicato stamani – saranno operativi non prima della metà di marzo 2024, con il rischio concreto che nel frattempo il mercato rimanga paralizzato”.

Stellantis in Italia, i numeri in gioco

Quali sono i numeri a rischio se le parole di Tavares si rivelassero profetiche? Le cifre si trovano in un report Fim Cisl. Nel 2023 la produzione è aumentata del 9,6%, arrivando a 751.384 unità (erano 685.753 del 2022).

In Italia Stellantis ha alcuni grandi stabilimenti: Melfi (i cui lavoratori sono stati incontranti ieri dal ministro Urso), Mirafiori, Atessa (in Abruzzo, dove vengono prodotti i furgoni della foto in evidenza – ANSA/US STELLANTIS), Modena, Pomigliano e Cassino.

Mirafiori potrebbe essere lo stabilimento più a rischio insieme a Pomigliano, secondo le parole di Tavares. A Mirafiori si producono tra le altre Maserati Levante, Granturismo e Gran Cabrio con le nuove versioni Folgore full-elettric. E, naturalmente, la 500 elettrica.

A Pomigliano sono invece in produzione Fiat Panda, suv Alfa Romeo Tonale e Dodge Hornet. Da sola vale 215mila unità prodotte (+30% nel 2023), mentre a Torino i volumi raggiungono le 85.940 unità (-9,3% rispetto al 2022).

“In Campania il settore dell’automotive, a partire da Stellantis, occupa quasi 10.000 addetti, distribuiti principalmente sui territori di Napoli e di Avellino e con ricadute occupazionali sull’intera regione se consideriamo tutto l’indotto. Quanto dichiarato ieri dall’AD di Stellantis, Tavares, circa l’esubero di personale allo stabilimento GB Vico di Pomigliano è estremamente preoccupante, perché getta pesanti ombre sul futuro industriale ed occupazionale”, dicono dalla Fiom Cgil: anche il sindacato è tra gli attori che hanno chiesto un ingresso dello Stato in Stellantis.

 

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