GILEAD
Cerca
Close this search box.

Da oggi al via il Festival di Berlino: Italia protagonista

Gilead

C’è di nuovo aria di cambiamento alla Berlinale, il primo dei grandi festival europei dell’anno, che nella capitale tedesca, dal 15 al 25 febbraio, metterà in scena l’edizione numero settantaquattro. Sarà l’ultima di Carlo Chatrian a cui, dal prossimo anno, succederà Tricia Tuttle già annunciata come nuova direttrice.

La Berlinale

Debitamente introdotto da proclami di tolleranza e appelli alla solidarietà, il programma della nuova edizione vede ancora una volta un concorso coraggioso e mai ovvio nelle scelte. 20 film si contenderanno l’Orso d’oro (assegnato da una giuria presieduta dall’attrice Lupita Nyong’o), tra cui spiccano due presenze italiane. La prima è il ritorno di Piero Messina che dopo il bell’esordio con “L’attesa” (in concorso a Venezia nel 2015) torna con il futuro distopico di “Another End”, in cui dirige Gael García Bernal e Renate Reinsve. E poi il primo film da regista di Margherita Vicario, già attrice e cantante che in “Gloria” racconta la scena musicale della Venezia di fine settecento dalla prospettiva delle giovani donne a cui era a malapena concesso di partecipare.

Ad aprire il festival ci sarà un volto che porta con sé il prestigio della stagione dei premi, quel Cillian Murphy che è sulla cresta dell’onda grazie a “Oppenheimer”. In “Small things like these” torna nella sua Irlanda, seppur in una coproduzione con il Belgio (belga è anche il regista Tim Mielants che ha diretto Murphy nel successo televisivo “Peaky Blinders”), per una torbida storia d’epoca sugli abusi della Chiesa cattolica nelle Case Magdalene, vicenda che già aveva ispirato Peter Mullan per “Magdalene”. Non mancano poi i grandi autori contemporanei, da Bruno Dumont, che con “L’empire” fa una parodia sci-fi di guerre stellari con gli alieni che sbarcano nel nord della Francia, a Olivier Assayas con la ‘Covid-comedy’ “Hors du temps” con Vincent Macaigne.

A dieci anni di distanza dal successo di “Timbuktu” ci sarà una nuova opera anche per Abderrahmane Sissako con “Black tea”. E poi la solita, confortante presenza di Hong Sangsoo con “A traveler’s needs” (che lo riunisce a Isabelle Huppert), e l’atteso secondo film di Mati Diop, il documentario “Dahomey”, dopo lo stupefacente “Atlantics” del 2019. Dopo l’Orso d’argento alla sceneggiatura per “Museo”, sarà curioso vedere il messicano Alonso Ruizpalacios alle prese con una storia ‘alla The bear’ in “La cocina”, su un ristorante di New York, così come l’opera visionaria e ricca di sorprese su un ippopotamo in “Pepe”, potenziale film culto del festival. Da seguire anche lo svedese Gustav Möller che firmò “The guilty” nel 2018 e ora torna con “Vogter”, interpretato da una star come Sidse Babett Knudsen.

Da notare poi come l’unico film statunitense in concorso sia una scelta non scontata come “A different man” di Aaron Schimberg con Sebastian Stan. In una sezione Encounters che sembra più radicale del solito, da tenere d’occhio il nuovo di Matías Piñeiro “Tú me abrasas”, l’esordio alla regia della scrittrice francese Christine Angot con “Une famille”, e l’intrigante mix culturale tra Brasile e Cina di “Dormir de olhos abertos” a firma di Nele Wohlatz. Spiccano nella sezione Panorama il ritorno di Bruce LaBruce con “The visitor”, che rilegge il Pasolini di “Teorema”, il nuovo e atteso film di André Téchiné “Les gens d’à côté”, con un cast notevolissimo composto da Isabelle Huppert, Hafsia Herzi e Nahuel Pérez Biscayart, e una delle voci più interessanti del cinema norvegese, Dag Johan Haugerud, già autore dell’ottimo “Barn” e che con “Sex” presenta la prima parte di un ambizioso progetto di trilogia che arriverà in rapida successione.

Ci sarà anche un Orso d’oro alla carriera per Martin Scorsese, un tributo a Edgar Reitz, e una sezione Berlinale Special che tra gli americani include direttamente dal Sundance “Love lies bleeding” di Rose Glass, tra le proposte più interessanti della scena indipendente di quest’anno, e Adam Sandler che torna “drammatico” nei panni di un astronauta in “Spaceman”. Oltre a loro si vedranno le presenze di Atom Egoyan con “Seven veils”, Abel Ferrara con “Turn in the wound”, e il maestro Tsai Ming-liang con “Wu suo zhu”.

Due film italiani in concorso: Another End e Gloria

Non è da poco avere due film nel concorso principale, per giunta delle opere fresche e ricche di novità: questo ci aspettiamo da “Another End” e da “Gloria”. Il primo è una speranza di conferma per Piero Messina dopo aver ammirato “L’attesa” nel concorso di Venezia del 2015, mentre il secondo è una vera sorpresa per il percorso di Margherita Vicario, che finora si era dipanato tra recitazione e musica e che qui scrive e dirige un ambizioso progetto in costume.

A far loro compagnia ci sarà Carlo Sironi (dopo l’apprezzato “Sole”) nella sezione Panorama, con la nuova regia “Quell’estate con Irène” ambientata nella Sicilia di fine anni Novanta. Nel cast è presente una tra le giovani attrici di primo piano in Francia, Noée Abita. Nel frattempo in Forum Costanza Quatriglio presenterà il documentario “Il cassetto segreto” che racconta suo padre, lo scrittore Giuseppe Quatriglio.

Per l’Italia sarà anche una Berlino all’insegna della serialità, visti i due progetti che debutteranno in Berlinale Special: “Supersex”, i sette episodi per Netflix dedicati alla vita e all’ascesa della star del porno Rocco Siffredi. A interpretarlo sarà Alessandro Borghi, coadiuvato da Jasmine Trinca e Adriano Giannini, mentre Matteo Rovere figura tra i registi dell’opera creata e scritta da Francesca Manieri. La seconda serie è “Dostoevskij”, scritta e diretta dai fratelli D’Innocenzo per Sky e incentrata su un poliziotto dal passato misterioso alla caccia di un serial killer. Protagonista dei sei episodi è Filippo Timi.

 

Leggi anche

Ultima ora

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.