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Il cinema diventa donna e guarda al femminile

Dopo Pilar Fogliati e Micaela Ramazzotti, debuttano Margherita Buy, Michela Giraud e molte altre attrici diventano registe. Una moda, una corsa all’oro o un cambio drastico di forze, di poteri e di sguardo sul mondo? Ne parleremo ogni mese, con un approfondimento speciale, su Fortune Italia Entertainment.

Il successo sorprendente al botteghino di Paola Cortellesi è la dimostrazione che “C’è ancora domani” per il cinema italiano. A dare una nuova forza propulsiva, e narrativa, sono le donne alla regia e alla scrittura. Si tratta di attrici che hanno sentito l’urgenza di passare dietro la macchina da presa per raccontare storie attraverso uno sguardo e una sensibilità femminili.

Lo aveva fatto vent’anni fa Valeria Bruni Tedeschi, seguita una decade più tardi da Laura Morante e Valeria Golino. In quest’ultimo periodo, però, c’è stato un movimento spontaneo e collettivo di interpreti che hanno voluto fare il grande salto, da Cortellesi a Micaela Ramazzotti, da Jasmine Trinca a Claudia Gerini, da Margherita Buy a Greta Scarano.

Cortellesi, artista già popolare e amata, alla soglia dei 50 anni ha dimostrato di essersi lanciata in un’esperienza vincente, conquistando il biglietto d’oro (assegnato dall’Anec durante le Giornate professionali di Sorrento) per il film italiano più visto del 2023. Uscito nelle sale il 26 ottobre con Vision, “C’è ancora domani” ad oggi ha superato i 35 milioni di euro, battendo “Barbie” e “Oppenheimer”, portando al cinema oltre 5 milioni di spettatori, e ricevendo gli elogi di autori come Nanni Moretti («È un film che fa bene al cinema italiano») e Carlo Verdone («Paola ci ha regalato un’idea originale con un bel significato»).

Presentando in anteprima all’ultima Festa del cinema di Roma la commedia in bianco e nero ambientata in una Roma post-bellica, sulle donne vittime di violenza e discriminazione, Cortellesi aveva detto di aver «sentito il desiderio di scrivere e dirigere una storia mia da un bel po’». Ad aiutarla nella scrittura gli storici collaboratori (e amici) Giulia Calenda e Furio Andreotti. «“C’è ancora domani” comunica speranza, dimostra la possibilità di cambiare la propria vita, anche quando ci si trova in situazioni disperate», aveva spiegato la sceneggiatrice.

La scelta di esordire alla regia di Micaela Ramazzotti, 44 anni, con “Felicità”, uscito nelle sale lo scorso 21 settembre, dopo aver vinto alla Mostra del cinema di Venezia il premio del pubblico nella sezione Orizzonti Extra, è nata mentre «un vero e proprio movimento di attrici ha scelto di fare le registe. Abbiamo sentito di voler fare qualcosa di nostro con occhi nuovi», ha detto Ramazzotti, che ha scritto la sua opera prima con Isabella Cecchi e Alessandra Guidi. «Quando un’attrice si mette a scrivere o fare una regia è perché ha voglia di raccontare qualcosa con la sua visione. Queste attrici all’apice della loro carriera non avrebbero bisogno di mettersi in discussione, ma sentono un’esigenza», ha sottolineato Cecchi.

Ci sono donne che sostengono altre donne. Come nel caso di Maria Sole Tognazzi, tra le prime a spingere Margherita Buy, 61 anni, a passare dietro la macchina da presa in un momento di grande consapevolezza della sua carriera. “Volare”, in uscita il 22 febbraio, è il risultato di anni di lavoro da attrice, diretta da grandi autori del cinema, per una storia che parla della sua paura di prendere l’aereo. «Il fatto che recentemente molte attrici abbiano deciso di debuttare alla regia è una bella coincidenza che crea una sana competizione. Ci siamo esposte e abbiamo rischiato», ha detto Buy. A suggerire a Claudia Gerini di realizzare “Tapirulàn” come regista sono stati, invece, i produttori del film. «Mi sono guardata dentro e alla fine ho accettato. Dopo tanti anni era arrivato il momento di fare questo salto nel vuoto», ha confessato l’attrice romana.

C’è chi ha affrontato questa nuova esperienza partendo da un corto. Trinca nel 2020 ha debuttato con il piccolo film di 12 minuti “Being My Mom”, per poi dirigere due anni dopo il lungometraggio “Marcel!”. Anche Giovanna Mezzogiorno è approdata alla regia recentemente con il corto “Unfitting”, una storia autobiografica di body shaming, e chissà che il secondo passo per l’attrice non sia proprio quello di girare un film.

Kasia Smutniak ha scelto “Mur”, un documentario sulla guerra e sulle conseguenze di governi sovranisti. Greta Scarano è partita solo poche settimane fa nella realizzazione della storia familiare “Adriatica”. La 30enne Pilar Fogliati, sostenuta da Giovanni Veronesi, ha puntato su una commedia a più personaggi (quattro ragazze di oggi), “Romantiche”, che le ha fatto vincere due Globi d’oro. Michela Giraud è approdata alla regia con “Flaminia”, una produzione Vision, che uscirà in primavera. La standup comedian 36enne ha realizzato una commedia su una ragazza di Roma nord che non si ritrova nell’ambiente in cui è cresciuta: «Volevo raccontare fortemente questa storia, prendendo spunto da tante cose che ho portato nei miei spettacoli».

Nel mondo del cinema, e dell’audiovisivo in generale, ad oggi i numeri che riguardano le donne sono ancora bassi. Le registe si attestano intorno al 18%, le sceneggiatrici al 22, le montatrici arrivano al 26 (secondo l’ultimo Rapporto Gender Balance in Italian Film Crews, realizzato dall’Almed per il Ministero della Cultura-Direzione Generale Cinema e Audiovisivo). Le donne non guadagnano quanto gli uomini, persino il 38% in meno. Alla ricerca della parità, e del raggiungimento dell’obiettivo del 50:50, le donne cercano di farsi strada. L’esigenza crescente di attrici di diventare sceneggiatrici e registe manifesta anche il desiderio di voler portare qualcosa di nuovo nel cinema, o almeno qualcosa di personale. Bisognerebbe, però, non perdere di vista che quel che conta di un’opera, partendo dalla sua idea iniziale, è la sua qualità, il suo valore, la sua originalità, che a realizzarla si tratti di un uomo o una donna.

 

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