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Ancora poche, ma giovani e istruite: identikit delle imprenditrici italiane

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“Non conosciamo mai la nostra altezza finché non siamo chiamati ad alzarci”. Sceglie una citazione di Emily Dickinson l’Istat per descrivere in un report la situazione delle imprenditrici italiane nel giorno della Giornata internazionale della donna.

Il concetto, in effetti, sembra particolarmente azzeccato.

Secondo la rilevazione dell’istituto aggiornata al 2021 le donne a capo di un’impresa sono meno, molte meno, rispetto agli uomini. La situazione è immobile anche rispetto alla rilevazione precedente, del 2015.

Eppure, quella fetta del 30% di imprenditoria italiana è composta da donne che sono spesso più istruite dei maschi, in un Paese dove gli occupati uomini sono molti di più delle donne (74% vs 57% per la fascia di età 25-34 anni) ma il tasso di occupati ‘sovraistruiti’ è maggiore per le lavoratrici rispetto ai lavoratori.

Gender gap, situazione bloccata al 2015

Partiamo dal numero principale, per capire il contesto italiano: in Italia meno di un imprenditore su tre è donna. Sono oltre 4 milioni e 800mila gli imprenditori che operano in Italia nel 2021.

Le donne rappresentano il 30,0%, ovvero 1 milione e 460mila.

La situazione è bloccata da anni: “Lieve la crescita rispetto al 2015 quando la percentuale di donne era del 29,1%”, dice Istat.

Anche se si considerano gli imprenditori extra-Ue che operano in Italia, la percentuale non si muove dal 30%.

Intanto il gender gap in Europa c’è, ma è molto meno accentuato. L’incidenza di donne imprenditrici sale al 42,5%. “Un migliore equilibrio di genere tra gli imprenditori con cittadinanza UE si osserva trasversalmente alle classi di dipendenti”, dice Istat.

I dati del report Istat rilasciato in occasione della Giornata internazionale della donna

Chi sono le imprenditrici italiane

Va sottolineato che l’analisi esclude le grandi imprese, che comunque non rappresentano una quota enorme in un Paese come il nostro dove il tessuto imprenditoriale è composto per la gran parte da Pmi.

Quello illuminato dell’Istat resta quindi uno spaccato enorme, che ricorda come il problema riguardi qualsiasi regione: la presenza femminile varia dal 28,6% tra gli imprenditori che guidano imprese del Mezzogiorno al 31,6% nelle regioni del Centro.

Il livello di istruzione

Il gap di genere cala a un livello di istruzione più alto. “Ha conseguito un titolo di studio terziario il 34,5% delle imprenditrici a fronte del 23,4% degli uomini. In presenza di un titolo di studio elevato si riduce il gap di genere”, dice l’Istat.

La percentuale più alta di imprenditrici con elevato titolo di studio si ritrova tra i liberi professionisti (76,4% a fronte del 68,2% dei colleghi). La percentuale supera addirittura il 20% per i lavoratori autonomi: ha conseguito un titolo di studio terziario il 43,5% delle donne a fronte del 23,4% degli uomini.

Le imprenditrici hanno un titolo di studio più elevato degli uomini in tutte le classi di età e settori di attività economica. Eppure il problema in molti settori, come tecnologia e informatica, è il tipo di laurea. L’uguaglianza di genere italiana soffre storicamente una manza di laureate in materie Stem.

Courtesy Istat

 

Donne imprenditrici, guidano la carica le under 35

Le donne sono più giovani dei colleghi maschi: la media è di 49 e 52 anni.

Il merito è delle under 35. Nella classe di 50 anni e più le donne rappresentano il 26,5% del complesso degli imprenditori. Lo squilibrio si riduce leggermente nella classe di età centrale (33%) e in modo più consistente tra i più giovani, dove la quota femminile raggiunge il 37,1%.

Anche in questo caso, situazione bloccata: rispetto al 2015, la crescita non supera i 2 punti percentuali in nessuna fascia di età.

Giovani e imprenditrici, ma senza dipendenti

Eppure essere giovane e donna molto spesso significa avere una difficoltà in più: la scarsità di dipendenti. Poco meno di un milione di donne svolge un’attività imprenditoriale senza dipendenti (un dato superiore di due punti percentuali a quello degli uomini). Il 16,6% (contro 18,5% degli uomini) ha tra i due e i nove dipendenti

Questa assenza di dipendenti caratterizza soprattutto l’attività imprenditoriale delle under35 (72,8% contro il 67,2% dei coetanei maschi). Mentre il 18,8% delle ultracinquantenni ha tra i due e i nove dipendenti, solo l’11,8% delle under35 può dire la stessa cosa.

In questo caso essere imprenditrici al Nord o al Sud fa la differenza: le imprenditrici senza dipendenti variano dal 68,9% del Nord-ovest al 59,9% del Mezzogiorno, dove sono invece più numerose, rispetto alle altre ripartizioni, le imprenditrici con un dipendente (17,9% a fronte del 12,6% del Nord-Ovest).

Più sono i dipendenti, meno si trovano le imprenditrici italiane

“Lo squilibrio di genere appare particolarmente evidente nelle imprese tra 10 e 49 dipendenti”. In questo caso infatto le imprenditrici italiane rappresentano il 25% del totale. Al contrario, il sottoinsieme dei giovani imprenditori senza dipendenti è quello in cui si rileva una composizione per genere meno sbilanciata con un’incidenza femminile del 39%”, riassume l’Istat.

L’importanza di avere un leader donna

Altra verità confermata dai dati Istat è l’importanza di avere uguaglianza di genere ai vertici per averla anche nel resto dell’azienda. Il 54,2% del personale dipendente delle imprenditrici (con dipendenti) è di sesso femminile a fronte del 38,5% nel personale alle dipendenze degli imprenditori.

Di cosa si occupano le imprenditrici italiane

Oltre a segnalare un maggiore equilibrio di genere per liberi professionisti e imprenditori di cooperativa, il report Istat testimonia come la stragrande maggioranza delle imprenditrici opera nel comparto dei Servizi (90,7% a fronte del 74,9% degli imprenditori).

Eppure anche in questo caso le donne rappresentano comunque poco più di un terzo (34,2%) del complesso degli imprenditori del comparto. Percentuale sicuramente migliore della quota di imprenditrici del comparto industriale (6,4%) e delle Costruzioni (2,9%). Insomma, anche nei settori dove la propensione a svolgere attività imprenditoriale è più elevata tra le donne, i divari di genere ci sono.

Dal 2015 le imprenditrici dei servizi sono aumentate, ma sono scese, ad esempio, le imprenditrici dell’industria (-10.516).

Una situazione equilibrata si riscontra nel settore della Sanità e assistenza sociale (49,3% di donne) e in quello dell’Istruzione (44,0%),

Nel comparto industriale il rapporto di genere è di poco più di uno a cinque (21,6%), per arrivare a uno su 13 nelle Costruzioni (7,6%).

 

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