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Bce, tassi invariati. Ma il taglio sembra più vicino: “Servono certezze”

christine lagarde bce

“Se la valutazione aggiornata del Consiglio direttivo in merito alle prospettive di inflazione, alla dinamica dell’inflazione di fondo e all’intensità della trasmissione della politica monetaria accrescesse ulteriormente la sua certezza che l’inflazione stia convergendo stabilmente verso l’obiettivo, sarebbe opportuno ridurre l’attuale livello di restrizione della politica monetaria”. Il consiglio direttivo della Bce lascia presagire un possibile taglio dei tassi d’interesse; un taglio che gli osservatori stimano, da tempo, al prossimo giugno. Servono più “certezze” quindi.

Va precisato che la Bce non promette niente, e intanto ha deciso oggi di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento.

Ma i segni di apertura ci sono: la stessa presidente Christine Lagarde, in conferenza stampa, ha ammesso che alcuni membri del consiglio ritenevano sufficienti i dati a disposizione per “per agire sui tassi”, ma poi hanno convenuto di attendere i dati di giugno.

I tassi d’interesse

I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%.

Le previsioni sul taglio a giugno

La banca centrale europea dice che i dati sull’economia dell’eurozona confermano le sue valutazioni sull’inflazione, che continua a ridursi per effetto dell’andamento più contenuto degli alimentari e dei beni. Ma “le pressioni interne sui prezzi sono forti e mantengono elevata l’inflazione dei servizi”.

Secondo Gurpreet Garewal, Macro Strategist, fixed income and liquidity solutions di Goldman Sachs Asset Management, “la Bce continua a segnalare un inizio di riduzione dei tassi in estate, a fronte di un andamento dell’inflazione e delle condizioni del mercato del lavoro in linea con le aspettative”. Secondo gli analisti “sia la crescita che l’inflazione favoriscono una riduzione delle politiche monetarie restrittive. Tuttavia, come dimostra la storia degli Stati Uniti, la traiettoria dei tassi di interesse dipende dai dati”.

Secondo Roberto Rossignoli di Moneyfarm la mossa dell’Eurotower “torna a sottolineare l’approccio prudente dei policymaker europei, che restano alla ricerca di nuovi e più forti segnali di un rallentamento dei prezzi, come potrebbe essere il raffreddamento della dinamica salariale. Questa linea “attendista” trova riscontro nelle ultime dichiarazioni di Christine Lagarde, secondo la quale occorrerà attendere almeno la fine del primo semestre per avere un quadro più completo. Ad ogni modo, il trend calante dell’inflazione, sempre più vicina al target del 2%, unito alla politica di allentamento monetario intrapresa dalla Svizzera, lasciano sperare gli investitori in un primo taglio dei tassi già a giugno”. Sembrerebbe dunque profilarsi una “divergenza tra la politica monetaria della Fed e quella della Bce: mentre la prima è chiamata ad affrontare crescenti pressioni inflazionistiche in un contesto di crescita economica robusta, la seconda è alle prese con il difficile compito di calibrare le proprie mosse e tenere conto delle loro potenziali ripercussioni su valute e prezzi al consumo a livello globale”.

Bce, per ora nessuna promessa

Secondo Francoforte le misure dell’inflazione di fondo “stanno perlopiù diminuendo, la crescita dei salari registra una graduale moderazione e le imprese stanno assorbendo parte dell’incremento del costo del lavoro con i loro profitti. Le condizioni di finanziamento rimangono restrittive e i precedenti rialzi dei tassi di interesse continuano a incidere sulla domanda, contribuendo al calo dell’inflazione”. Ma l’obiettivo rimane quello di un’inflazione al 2% nel medio termine. E per il momento i tassi di interesse di riferimento sono ancora sui livelli necessari per arrivarci. Per questo le decisioni future “assicureranno che i tassi di riferimento restino sufficientemente restrittivi finché necessario”. Si continuerà a seguire, come viene ripetuto ad ogni riunione del direttivo, un approccio basato sui dati, con una precisazione: non ci si vincola “a un particolare percorso di riduzione”.

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Bce, la riduzione del Pepp

LA Bce poi comunica la consueta riduzione del portafoglio – l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza – mentre nella seconda parte dell’anno Francoforte intende ridurre il portafoglio del PEPP (il programma di acquisto per la pandemia) di 7,5 miliardi di euro al mese, in media, e terminare i reinvestimenti a fine del 2024.

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