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Gli account cloud violati costano 6 mln ogni anno

cybersecurity cloud data breach

Il costo medio delle compromissioni degli account cloud ha raggiunto i 6,2 mln di dollari su un periodo di 12 mesi. È quanto emerge dallo studio The cost of cloud compromise and Shadow IT, realizzato da Proofpoint, Inc., azienda specializzata in cybersecurity e compliance, e Ponemon Institute, una delle principali organizzazioni di ricerca sulla sicurezza IT. Il report ha coinvolto oltre 600 professionisti IT e di cybersecurity negli Stati Uniti.

Dalla ricerca emerge poi che per il 68% degli intervistati il takeover di account cloud rappresenta un rischio significativo per la sicurezza delle loro organizzazioni, e per oltre la metà la frequenza e la gravità delle compromissioni degli account cloud è aumentata negli ultimi 12 mesi.

“Questa ricerca mostra in modo evidente come lasciare la sicurezza SaaS nelle mani degli utenti o delle linee di business possa essere piuttosto costoso,” spiega Larry Ponemon, presidente e fondatore del Ponemon Institute. “La compromissione degli account cloud e la perdita di informazioni sensibili possono bloccare il business, danneggiare la reputazione del brand e costare milioni alle aziende ogni anno”, prosegue Ponemon.

Solo il 44% degli intervistati ritiene che la propria organizzazione abbia stabilito ruoli e responsabilità definiti per la salvaguardia delle informazioni riservate o sensibili nel cloud. I rischi sono anche amplificati dal fatto che meno del 40% afferma di condurre attivamente valutazioni delle app in-the-cloud prima della loro implementazione.

Dallo studio Ponemon-Proofpoint emerge anche che secondo per l’86% degli intervistati, il costo annuale legato alla compromissione della sicurezza informatica è superiore a 500mila dollari e hanno inoltre riportato una media di 64 compromissioni di account cloud all’anno, con il 30% dei casi che ha portato all’esposizione di dati sensibili.

Quasi il 60% degli intervistati ha indicato che gli account Microsoft 365 e Google Workspace sono pesantemente presi di mira da attacchi cloud basati su brute force e phishing. Nel complesso, oltre il 50% afferma che il phishing è il metodo più frequentemente utilizzato dagli hacker per acquisire credenziali cloud legittime.

La ‘Shadow IT’ rappresenta poi un rischio significativo per le aziende. Il 75% degli intervistati afferma che l’uso di app e servizi cloud senza approvazione dell’IT è un grave rischio per la sicurezza. Anche il passaggio al cloud e alla forza lavoro mobile (72%) e l’utilizzo di strumenti cloud di collaborazione e messaggistica per la condivisione di file sensibili o riservati (70%) hanno elevato il fattore di rischio per le aziende.

Nel complesso l’autenticazione forte e controlli di accesso adattivi sono ritenuti essenziali per garantire un accesso sicuro alle risorse cloud. Infatti, oltre il 70% degli intervistati ha dichiarato di supportare numerosi standard di identity federation, tra cui Saml, e la strong authentication per accedere a dati e applicazioni nel cloud. Il 61% ha concordato nel definire essenziali i controlli di accesso adattivi per proteggere gli utenti maggiormente a rischio.

La sicurezza SaaS non può essere solo un pensiero aggiuntivo, dato l’alto costo legato alla compromissione degli account cloud e l’ambiente di lavoro sempre più ibrido di oggi. Il passaggio al cloud e la maggiore collaborazione richiedono una strategia di sicurezza incentrata sulle persone e sostenuta da una soluzione Casb (cloud access security broker) integrata con un più ampio portfolio di sicurezza che comprende cloud, posta elettronica ed endpoint,” aggiunge Tim Choi, vice president of product marketing di Proofpoint.

“Questo tipo di approccio affronta efficacemente problemi quali la compromissione degli account cloud, l’accesso non autorizzato ai dati cloud e la governance delle applicazioni cloud. Le organizzazioni hanno bisogno di ruoli e responsabilità chiaramente definiti, e una soluzione CasbB che possa essere resa operativa in ore, non in settimane”, conclude Choi.

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