NF24
Cerca
Close this search box.

Lavoro, un accordo che punta sulla buona fede

Le dieci righe che sintetizzano l’accordo sul lavoro tra governo e parti sociali sono un buon risultato negoziale. Al termine di una trattativa serrata, il premier Mario Draghi ottiene quello che voleva: ci sono le firme di tutti, rappresentanze delle imprese e sindacati, su un’intesa che presuppone anche una un fattore che in genere si tiene fuori dalle intese formali: la buona fede.

È messo nero su bianco. Le parti sociali “si impegnano a raccomandare l’utilizzo degli ammortizzatori sociali che la legislazione vigente ed il decreto legge in approvazione prevedono in alternativa alla risoluzione dei rapporti di lavoro. Auspicano e si impegnano, sulla base di principi condivisi, ad una pronta e rapida conclusione della riforma degli ammortizzatori sociali, all’avvio delle politiche attive e dei processi di formazione permanente e continua”. Si raccomanda, si auspica, ci si impegna. Tutto può funzionare se prevale, da parte di tutti, il buon senso e la buona fede.

Utilizzare tutti gli strumenti a disposizione prima di licenziare è una soluzione ragionevole e la firma delle associazioni di rappresentanza e dei sindacati ha un valore. Restano però un tema principale e alcune conseguenze collegate. Cosa succederà realmente dal 1 luglio, con lo stop al blocco dei licenziamenti, dipenderà essenzialmente dalle scelte, per definizione libere, degli imprenditori. Quanto e come si licenzierà, quanto e come si investirà in nuovi contratti di lavoro; quante imprese moriranno e quante imprese nasceranno; quanti lavoratori resteranno senza posto di lavoro e quanti troveranno un nuovo lavoro. Gli impegni, le raccomandazioni e i buoni auspici pesaranno, ma fino a che punto?

Ecco perché buona parte della partita si gioca sull’attuazione della seconda parte dell’accordo, quello sulla riforma degli ammortizzatori sociali e sull’avvio delle politiche attive e dei processi di formazione permanente e continua. Ammortizzatori sociali, politiche attive, formazione. Sui questi tre assi si gioca il futuro, a breve, medio e lungo termine, del mercato del lavoro. E se da una parte sembra ingenuo illudersi che prevalga la buona fede di tutti sul piano dei licenziamenti, quando evidentemente saranno i calcoli e la convenienza di parte a incidere in maniera consistente, è più pragmatico confidare su una forte coesione nella scrittura delle nuove regole e delle misure che possono rendere il mercato del lavoro più adatto a metabolizzare più rapidamente, o comunque con meno perdite sul piano sociale, gli shock delle crisi.

 

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.