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Biden vs lobby armi: non è solo una questione di II Emendamento

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L’ultima strage avvenuta il 24 maggio in Texas (tra gli Stati con legislazione sulle armi più permissiva di tutti gli USA) ha riacceso i riflettori, anche attraverso le parole a caldo del Presidente Biden, sul mercato delle armi, sull’opportunità di una sua regolamentazione e conseguentemente sul peso delle lobby di settore in tale processo.

Per il loro status, è naturale che Washington e Bruxelles siano viste come tra i principali centri del lobbying mondiale e siano dovute ricorrere a una regolamentazione più stringente su trasparenza e tracciabilità. Tuttavia, nella realtà questa attività si caratterizza per una natura ‘multilevel’. Ogni centro legislativo è, quindi, soggetto all’attività di lobbying sulla base del principio di attribuzione delle competenze (vedasi le differenti leggi sull’uso delle armi tra i vari Stati Americani o i processi legislativi europei) determinando, così, difficoltà sulla omogeneizzazione della regolamentazione di alcuni settori.

Questo ci riporta al tema principale, può il Presidente Biden affrontare la lobby delle armi? Per rispondere a questa domanda è necessario prendere in esame tre capisaldi del problema come fosse un’attività di lobbying per l’appunto: il peso economico, la legislazione, il consenso.

Il peso economico. I dati raccolti e analizzati dallo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) possono darci il senso degli interessi economici delle parti in gioco: tra il 2010 e il 2020 le prime 100 aziende dell’industria delle armi (le primissime sono tutte americane) hanno fatturato 5mila miliardi; nel 2019 la vendita delle armi delle prime 25 aziende ha totalizzato 361 miliardi di dollari, registrando un +8,5% rispetto al 2018.

La legislazione. Il diritto di possedere armi da fuoco da parte dei cittadini americani è sancito dal Secondo Emendamento della Costituzione come ha ben chiarito Francesco Clementi. Una questione affrontata più volte nel corso dei secoli che ha richiesto numerosi interventi in merito della Corte Suprema “chiusasi” con la decisione del 2008 sul caso District of Columbia v. Heller poi riconfermata nel 2010 con il caso McDonald v. Chicago in cui è stato chiarito che quanto previsto dall’emendamento è un diritto inviolabile individuale, non solo collettivo, nel possedere un’arma da fuoco per difesa personale, al pari di quello di voto e di libertà di espressione.

Il consenso. Se gli aspetti di impatto economico rappresentano un piatto sulla bilancia del decisore pubblico, l’impatto politico che deriva da attività di costruzione del consenso, raffigura l’altro. In tale contesto si inserisce la National Rifle Association (NRA) che con i suoi 5 milioni di iscritti si definisce “la più grande associazione per i diritti civili degli Stati Uniti”, è capace di intervenire profondamente sulla politica americana e su ogni proposta di regolamentazione delle armi grazie alla sua struttura organizzata, capillare e storicamente riconosciuta. Eppure questa associazione rappresenta, a livello economico, solo un quinto delle attività di lobbying sul diritto alle armi svolte nel 2020. Intanto però, il confronto tra le attività di lobbying per il “diritto alle armi” vs “controllo delle armi” è stato di 10 milioni a favore della prima contro i 2 milioni della seconda.

A tal proposito vale la pena ricordare il tweet apparso sul profilo Twitter dell’NRA nell’aprile 2021: “Siamo pronti a combattere contro misure estreme” in risposta a forti prese di posizione del Presidente Biden sulla limitazione alla vendita delle armi.

Dai dati disponibili sul portale Open Secrets, un’organizzazione no-profit che si prefigge di monitorare i finanziamenti privati alla politica americana e i relativi effetti sulle politiche pubbliche, emerge infatti che la NRA ha speso oltre 23 milioni di dollari in contribuzioni politiche dirette dal 1990 a oggi; quasi 64 milioni di dollari in attività di lobbying dal 1998 a oggi, di cui circa 5 milioni di dollari solo nel 2021; oltre 140 milioni di dollari impiegati in finanziamenti esterni negli ultimi 22 anni per comitati elettorali e attività di influenza delle politiche pubbliche.

Quest’ultima voce ci offre la possibilità di analizzare un dato interessante per capire il sistema di costruzione del consenso americano. Se prendiamo in considerazione l’ultima tornata elettorale delle elezioni federali del 2020, la NRA ha speso circa 29 milioni di dollari con attività a favore del partito repubblicano (ad eccezione di circa 7000 dollari a favore dei Democratici) così suddivisi: 10 milioni a favore dei Repubblicani; ben 19 milioni di dollari in attività contro i Democratici.

Non basta. Approfondendo ancora l’analisi risulta che tali investimenti hanno interessato nello specifico le seguenti iniziative: oltre 2,6 milioni per il supporto a 125 candidati, suddivisi su entrambe le Camere, risultati poi vincenti; oltre 1,8 milioni di dollari per attività di opposizione a 14 candidati che hanno perso le elezioni; oltre 24 milioni di dollari spesi su 182 candidati.

Questo è quanto emerge “solo” da una veloce analisi su uno degli attori coinvolti. Difatti, come già accennato, la rappresentanza degli interessi è, oramai, svolta in gran parte in “prima persona” dalle aziende che, differentemente dalle associazioni di categoria, non si schierano totalmente a favore di uno o dell’altro partito politico, ma finanziano entrambi rendendo più fluidi gli schieramenti e meno efficaci determinate iniziative legislative.

I dati sulla tornata elettorale del 2020, ancora una volta, lo dimostrano chiaramente: le aziende appartenenti al settore Difesa hanno contribuito con finanziamenti diretti a partiti, candidati e comitati elettorali con oltre 22 milioni di dollari suddivisi quasi equamente, il 54% in favore dei Repubblicani e il 46% a sostegno dei Democratici.

Alla luce di quanto appena illustrato le parole del Presidente Biden a seguito della strage non consentono di aprire un vero dossier. Ci ha già provato Obama senza riuscirci.

Dunque, se è vero che nessun emendamento è permanente, è anche vero che per modificarlo servono i numeri. E questi ancora non ci sono.

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