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Criptovalute, meno ‘pivelli’ da imbrogliare: cala anche il mercato delle truffe

crypto

Il settore delle criptovalute ha vissuto, nel 2022, il periodo più buio della sua breve storia. Il valore di mercato totale ha perso trilioni di dollari, e ora il Bitcoin si è stabilizzato sui 20mila dollari, ben lontano dai prezzi record dello scorso anno. Ma se cala il valore totale del settore, cala anche il valore di uno dei suoi punti oscuri: truffare, per i criminali crypto, è diventato meno remunerativo.

Anche i criminali, insomma, pagano la crisi del mercato, e il fatto che – spaventati dalla crisi – ci sono meno investitori inesperti da truffare.

Se si comparano i dati delle transazioni totali a luglio con quelli dello scorso anno, come ha fatto la piattaforma di dati blockchain Chainalysis, si vede che il calo riguarda sia le attività lecite che quelle illecite.

Con una differenza sostanziale: le attività legali sono calate del 36%, quelle illegali del 15%.

Inoltre, i criminali dimostrano di sapersi adattare: alcuni tipi di crimine sono addirittura aumentati. E non di poco: grazie all’hacking e la furto vero e proprio di fondi sono state rubate criptovalute per un valore di 1,9 miliardi di dollari, rispetto ai 1,2 mld di dollari rubati nello stesso periodo dell’anno precedente.

Il report di Chainalysis divide le attività illecite in truffe, mercati darknet dove le criptovalute sono la moneta di scambio preferita, e furti.

Il dato totale sulle truffe ricalca più o meno il calo dell’intero mercato crypto, e del prezzo del Bitcoin: le entrate totali delle truffe per il 2022 si attestano attualmente a 1,6 miliardi di dollari, il 65% in meno rispetto a fine luglio 2021.

Courtesy Chainalysis

Un dato che viene spiegato anche dalla mancanza di truffe gigantesche simili a quelle che si sono verificate negli anni precedenti, come quella di PlusToken del 2019, da oltre 2 mld di dollari, o Finiko nel 2021 (1,5 mld di dollari).

La più grande truffa del 2022 finora ha fruttato ‘solo’ 273 milioni di dollari in criptovalute, dice il report. In Italia intanto il caso più eclatante è quello di New Financial Technologies, la società fondata in provincia di Treviso e con sede a Londra che secondo le accuse (sono in corso le indagini) avrebbe sotratto milioni di euro ai propri investitori, promettendo loro rendimenti fino al 10% sul capitale investito, ogni mese. Paradossalmente, nell’anno in cui a livello mondiale il mercato delle truffe cala, si è verificato quello che potrebbe essere il primo vero crac crypto italiano.

Meno ‘pivelli’ da truffare

Ma andando a vedere il numero delle truffe si capisce anche come sia cambiato il pubblico a disposizione dei criminali. Infatti è in calo anche il numero cumulativo di singoli trasferimenti legati a truffe; finora, nel 2022, si è registrato il dato più basso degli ultimi quattro anni.

Questi numeri suggeriscono che sono sempre meno le persone che cadono nelle truffe di criptovaluta. “Uno dei motivi – spiega il report di Chainalysis – potrebbe essere che con il calo dei prezzi degli asset, le truffe sulle criptovalute, che in genere si presentano come opportunità di investimento in criptovalute passive con la promessa di enormi rendimenti, sono meno allettanti per le potenziali vittime”.

Inoltre, con il mercato crypto che va male, ci sono meno investitori inesperti da truffare. Chainalysis ipotizza che i ‘pivelli’ “siano meno diffusi sul mercato ora che i prezzi sono in calo, al contrario di quando i prezzi salgono e sono attratti dal clamore e dalla promessa di rapidi ritorni economici”.

Anche le entrate dei mercati Darknet sono diminuite in modo significativo nel 2022 e attualmente sono inferiori del 43% rispetto a luglio 2021.

A differenza delle truffe, il calo è recente: le entrate dei marketplace Darknet del 2022 erano superiori al 2021 fino ad aprile, dopo di che il dato è precipitato.

Il motivo? La chiusura del 5 aprile di Hydra Marketplace, che per anni è stato il mercato darknet predominante, fungendo da hub non solo per la vendita di droga, ma anche per la vendita di strumenti di hacking, dati trafugati e servizi di riciclaggio di denaro.

Infatti, segnala il report di Chainalysis, con Hydra chiuso, gli altri market stanno prosperando.

Il caro vecchio furto (informatico)

A prosperare, nell’anno della crisi del Crypto, è il caro vecchio furto, anche se informatico: fino a luglio 2022, 1,9 mld di dollari in criptovalute sono stati rubati dagli hacker, rispetto a poco meno di 1,2 mld di dollari nello stesso mese nel 2021. Ad agosto ci sono stati due nuovi grandi furti. Quello da 190 mln di dollari di Nomad e quello da 5 mln di dollari di Solana.

Secondo il report, l’occasione maggiore per i ladri è rappresentata dalla finanza decentralizzata: i DeFi (decentralized finance) Protocols, le applicazioni autonome finanziarie basate su blockchain, rappresentano spesso un’occasione ghiotta per i criminali, che hanno a disposizione tutte le informazioni (open source) per colpire i punti deboli dei vari sistemi.

Secondo Chainalysis i furti non diminuiscono in base ai movimenti del mercato delle criptovalute come accade per le truffe: “Fintanto che le risorse crittografiche conservate nei pool di protocolli DeFi e altri servizi hanno valore e sono vulnerabili, i malintenzionati cercheranno di rubarle. L’unico modo per fermarli è che l’industria rafforzi la sicurezza ed educhi i consumatori su come trovare progetti sicuri in cui investire. Le forze dell’ordine, nel frattempo, devono continuare a sviluppare la loro capacità di sequestrare la criptovaluta rubata al punto che l’hacking non convenga più”.

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