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Talenti per la comunità, la ‘laurea’ in leadership di 40 giovani

Quaranta giovani selezionati tra i migliori laureati da tutta Italia, in un percorso di alta formazione gratuita durata nove mesi. Centosettanta ore tra lezioni, team building, project work e laboratori di ricerca. La Fondazione Crt, attraverso il progetto ‘Talenti per la Comunità – costruire nuove leadership’ arriva al traguardo e proclama ‘Dottori’ le future figure chiave per il rilancio del territorio e del Paese. Che sono pronte a scendere in campo “per irrobustire il ‘terzo pilastro’ tra Stato e mercato che dà forza alla società e alla democrazia”, come dichiarato dal Presidente della Fondazione Crt Giovanni Quaglia.

Il progetto è stato realizzato in collaborazione con la Scuola Politica ‘Vivere nella Comunità’, fondata dai professori Sabino Cassese, Pellegrino Capaldo e Marcello Presicci; il ‘Consorzio Aaster’ del sociologo Aldo Bonomi per la progettazione e la direzione del corso; il ‘Cottino Social Impact Campus’ guidato dall’Ad Cristina Di Bari per il project management, l’applied tutorship e la sede ospitante; il Consorzio sociale ‘Il filo da tessere’ per il coordinamento e il supporto.

E proprio Enrico Dessy, Project manager di Talenti per per Comunità per Cottino Social Impact Campus, ha raccontato a Fortune Italia qualcosa in più di questa iniziativa.

“In questo percorso, il mio ruolo è stato seguire il progetto dal punto di vista operativo. Il nostro compito è stato fornire ai talenti di domani una speciale ‘cassetta degli attrezzi’ per poter affrontare nuove sfide. E mettere a terra piani per andare incontro a realtà sociali, territoriali e locali che sono state coinvolte all’interno del progetto”, ha spiegato Dessy.

La missione è quella di generare e divulgare cultura e nuovi saperi coerenti con una visione del mondo che è quella di una società aperta, inclusiva, dinamica, e responsabile. “Crediamo fortemente nelle persone, nella loro iniziativa e soprattutto nelle potenzialità che ognuno di esse può esprimere”, ha continuato.

Con la lectio magistralis di chiusura del professor Sabino Cassese intitolata ‘Società e Stato nell’Italia repubblicana (1946-2022)’, gli studenti hanno ricevuto la ‘Laurea in leadership’. Conseguita grazie a un kit di conoscenze e competenze per supportare le organizzazioni del Terzo Settore, gli enti territoriali e le amministrazioni locali nella programmazione, gestione e realizzazione di iniziative concrete di sviluppo e promozione sociale, culturale, ambientale.

“Come Cottino, questo è stato possibile anche attraverso la parte di tutorship, che ci ha permesso di accompagnare nel percorso le figure da formare attraverso professionisti. Cinque tutor hanno accompagnato i gruppi di lavoro di otto soggetti. Otto ‘host’: perché si è trattato di partner progettuali con i quali è stato possibile mettersi alla prova per rispondere a esigenze di territorialità e socialità”, ha affermato Dessy.

“La cassetta degli attrezzi è l’insieme di un percorso congiunto coordinato che ha voluto coniugare quelle che sono state le lezioni didattiche con la parte operativa. Le materie oggetto di studio hanno riguardato il territorio, ma partivano da concetti come quello di comunità e identità industriale, il percorso della vita italiana (definito dal fordismo: statalizzazione) per poi passare all’impatto sull’ambiente, a ciò che avviene all’interno della digitalizzazione per quanto riguarda le infrastrutture, vecchie e nuove. Fino alla finanza pubblica, e a tante tematiche che i leader di domani devono necessariamente comprendere a fondo prima di potervi far fronte“.

Anita Tozzi, ventisei anni, è una delle ‘leader’ che con Talenti per la Comunità sta adesso affrontando la sfida di una cooperativa sociale per la ristorazione.

“Io ho studiato alla triennale Scienze internazionali, e alla magistrale mi sono specializzata in Cooperazioni internazionali con indirizzo studi africanistici”, ci ha raccontato. “Diciamo che se penso al mio percorso, la mia prospettiva è un po’ cambiata dopo la pandemia: nel senso che nel periodo pre pandemico ero molto improntata verso l’estero, avevo l’obiettivo e l’ambizione di viaggiare e lavorare in contesti europei ed extraeuropei. Dalla pandemia in poi ho provato a riadattarmi nel mio territorio. E questo mi ha spinto a riscoprire il sociale nel mio di territorio: quello torinese. Ho riscoperto il locale e l’impatto che c’è sul locale dal basso. Il master è andato incontro al mio bisogno di ascoltare le esigenze della comunità, delle persone, con una visione orizzontale”.

“Ora sto affrontando la sfida di una cooperativa sociale per la ristorazione”, ha detto. “Se sono arrivata a un certo approccio è anche per l’esperienza di studi in Africa, che seppur breve, ha modificato molto la mia prospettiva. Prima ne avevo una molto paternalistica, da bianco che salva il nero, pervasa dalla narrazione dell’occidente predominante. Invece poi sono arrivata lì e ovunque guardassi mi ripetevo: “Sono come me!” Ho decostruito il mio approccio da bianca che credeva di fare del bene e di farlo meglio. E mi sono integrata in una circostanza ‘alla pari’. Cosa che è tornata anche quando durante i project work del master facevamo lavori di gruppo e ho capito il valore aggiunto di un team, in cui non c’è qualcuno che comanda, ma che coordina. Che è diverso”.

Il lavoro di squadra, secondo Tozzi, è un insieme di intelligenze collettive: senza scale, senza migliori o peggiori. E il lavoro individuale nel sociale, in particolare, è molto difficile da mandare avanti. “In una cooperativa certamente non funzionerebbe. Per me essere leader significa essere un punto di riferimento, non che mi trovi a un livello superiore. E’ essere il raccoglitore di idee degli altri e non ‘l’idea’. E’ arricchente”.

Enrico Dessy conferma: nel lavoro – e nella vita – l’individualismo non premia. “Il leader di domani deve essere un leader autonomo, ma non dominante. E soprattutto deve essere completo. Oggi la tecnologia a nostra disposizione può essere un valido strumento utile a raggiungere determinati obiettivi e può aiutarci ad avere una visione di insieme. Bisogna avere consapevolezza di tutto“, ha concluso.

 

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