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Joe Biden e il pericolo degli ‘elettori infedeli’

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Di Lance Lambert – Nelle elezioni presidenziali americane, lo sfidante di Donald Trump, Joe Biden, è in vantaggio in Arizona, Michigan (dove la sua vittoria è ormai certa) e Nevada. Se vince tutti e tre, avrà esattamente 270 voti elettorali, il numero magico per conquistare la Casa Bianca. Ma questo da solo potrebbe non garantire una vittoria.

 

I membri dell’Electoral College (con l’eccezione del Maine e del Nebraska che assegnano i grandi elettori per distretti), solitamente votano per il candidato Presidente che ha collezionato il maggior numero di voti nel loro Stato. Tuttavia, in molti Stati, nulla impedisce loro di rompere tale impegno e votare per un altro nome (e non necessariamente lo sfidante dell’altro partito). Questi elettori che infrangono questa promessa sono chiamati faithless electors.

 

Nel 2016, un totale di 10 elettori hanno votato ‘faithless’, anche se solo sette – il numero più alto dal 1912 – di questi voti sono stati poi effettivi. Trump ha perso due voti elettorali e Hillary Clinton ne ha persi cinque. Non è stato sufficiente per cambiare il risultato, ma questa volta potrebbe.

 

Poniamo che Biden vinca Arizona, Michigan e Nevada, mentre Trump conquista Georgia, North Carolina e Pennsylvania. In quello scenario Biden avrebbe 270 voti elettorali contro i 268 di Trump. Ci vorrebbe un solo elettore infedele di Biden per causare un pareggio, 269 a 269.

 

Se nessuno dei candidati raggiunge 270 voti, il verdetto si sposterà alla Camera dei rappresentanti. Ma invece di votare come rappresentanti individuali, in questo caso dovrebbero votare come Stati, con ogni Stato che ottiene un voto. Mentre i democratici hanno il maggior numero di seggi alla Camera, i repubblicani attualmente controllano la maggior parte delle delegazioni statali. Il Presidente sarebbe favorito in un simile scenario, fintanto che i rappresentanti votassero secondo le linee del partito.

 

Trump ha già messo in dubbio, senza prove, l’equità del processo di voto. Ma non ha ancora chiarito se sarà disposto a fare una richiesta senza precedenti agli elettori di Biden, chiedendo loro di esprimere voti ‘infedeli’.

 

Alcune leggi degli Stati americani cercano di prevenire i casi di ‘slealtà’: gli elettori in 14 stati, tra cui Iowa e Michigan, vedrebbero il loro voto annullato se non votassero per il vincitore emerso dalle elezioni di quello Stato, secondo fairvote.org. Quelle leggi statali sono state confermate dalla Corte Suprema degli Stati Uniti a luglio, quando si è pronunciata sul caso Chiafalo vs Washington. La Corte Suprema ha inoltre ritenuto legali le sanzioni statali contro gli elettori infedeli. Cinque stati penalizzano gli elettori infedeli con delle multe.

 

La Costituzione americana conferisce ai legislatori statali il potere di determinare come vengono scelti gli elettori per il loro Stato. In totale, 538 elettori compongono il collegio elettorale. Non hanno mai cambiato il risultato finale per il presidente. Tuttavia, nel 1836, hanno quasi cambiato il risultato del vicepresidente, per il quale anche gli elettori sono tenuti a votare. C’è stato infatti un numero sufficiente di elettori che ha deciso di voltare le spalle al candidato democratico Richard Johnson, il che ha portato la corsa alla vicepresidenza al Senato, dove è poi Johnson è stato confermato. Se nessuno dei candidati alla vicepresidenza raggiunge i 270 voti elettorali, il Senato può scegliere.

 

 

Se Biden vuole vincere senza preoccuparsi degli elettori sleali, insomma, probabilmente dovrà imporsi anche in almeno uno dei seguenti Stati: North Carolina, Georgia o Pennsylvania, oltre ad Arizona, Michigan e Nevada.

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