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Inail: calano i morti sul lavoro, minimo storico

Oltre 16 mila aziende messe sotto torchio dall’Inail che avrebbe rilevato una disdicevole percentuale di irregolarità – intorno al 90% – frutto di una vasta serie di controlli mirati. Così la Relazione dell’Istituto svela i numeri della sicurezza sul lavoro per il 2017. Sono state accertate al momento 617 morti sul lavoro (il 58% fuori dall’azienda)a fronte delle 1.112 denunce arrivate. Se anche i 34 casi ancora in istruttoria risultassero tutti riconosciuti sul lavoro si arriverebbe a 651 morti con un calo del 2,8% (rispetto ai 670 del 2016) al minimo storico dal 1951. Le denunce di infortunio sono state 641.000 in linea con il 2016 e ne sono state riconosciute sul lavoro 417.000 di cui il 19% fuori dall’azienda.

Ma rimane alto il numero di incidenti mortali, definiti dal vicepremier Di Maio: “Un eccidio che non ha fine”. La maggioranza degli incidenti sul lavoro è su strada: su 617 incidenti mortali accertati 450 sono stati “in occasione di lavoro” e 167 in itinere, ma tra quelli riconosciuti in occasione di lavoro (e quindi durante le ore di lavoro e non nel tragitto per arrivare o tornare dall’ufficio o dalla fabbrica) 193 sono stati “con mezzo di trasporto” e 257 senza mezzo di trasporto. Per i morti in occasione di lavoro ma senza mezzo di trasporto si è registrato un calo del 16,5% sul 2016 e del 27,8% sul 2015.

Questi dati – ha spiegato il presidente dell’Inail – Massimo De Felice sono importanti perché “intervenire sulle fonti di rischio esterno è diverso da farlo su quelle di rischio interno. I meccanismo di sicurezza non sono un costo e non devono essere considerati dai lavoratori evitabili sulla base dell’esperienza”. Per l’industria e i servizi gli infortuni mortali sono stati 532 (152 dei quali in itinere) mentre nell’agricoltura sono stati 74 (8 in itinere) e 11 per conto dello Stato (7 in itinere). La grande maggioranza dei morti accertati sul lavoro erano italiani (514) mentre 33 provenivano da altri paesi dell’Unione e 70 erano extracomunitari. Quasi la metà degli infortuni mortali accertati (287, il 46,5%) ha riguardato persone con più di 50 anni. Tra questi 55 morti hanno riguardato persone con più di 65 anni. Secondo De Felice la vigilanza dall’esterno dev’essere “raffinata e potenziata. E’ necessario assoggettare al coordinamento anche le Asl, potenziare gli strumenti per le funzioni di intelligence”. Per De Felice “l’unica leva che resta per dare maggiore effetto a normativa e a strumenti (disponibili) di prevenzione è lo ‘stile’ della vigilanza”.

Nei primi cinque mesi del 2018 sono arrivate all’Inail 389 denunce di infortunio mortale – +3,7% rispetto allo stesso periodo del 2017 (14 casi in più) – ma l’aumento riguarderebbe solo i casi avvenuti in itinere, ovvero nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (passati da 104 a 118), mentre per quelli occorsi “in occasione di lavoro” le denunce sono state 271 in entrambi i periodi. In totale, le giornate di assenza dal lavoro a spese dell’Inail sono circa 11 milioni: in media 85 giorni per infortuni che hanno provocato menomazione e circa 21 giorni in assenza di menomazione. Le denunce di malattie professionali nell’anno sono state 58.000, circa 2.200 in meno rispetto al 2016 ma in aumento del 25% rispetto al 2012. Il 65% delle denunce riguarda patologie del sistema osteomuscolare. A fine anno erano in essere 726.000 rendite per inabilità permanente e ai superstiti (-2,56% sul 2016).

 

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