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Mps, utile da 289 mln nel primo semestre

Da 3,24 miliardi di perdita a 289 milioni di utile in un anno. Si chiude così il primo semestre 2018 di Monte Paschi di Siena, che ha registrato il secondo trimestre consecutivo in utile: nei primi tre mesi di quest’anno ammontava a 188 milioni di euro, nel secondo è stato di 100,9 milioni. Gli impieghi alla clientela sono aumentati invece di 1,4 miliardi. L’indice di solidità Cet1 è al 13%, pari a circa 8,4 miliardi di euro, “in leggera flessione rispetto al trimestre precedente per l’aumento del Btp-bund spread”, ha spiegato Mps.

Nonostante i buoni numeri, il titolo di Mps è stato fermato per due volte alle contrattazioni per eccesso di ribasso. Agli scambi ha segnato un calo del 7% a 2,29 euro. La giornata di presentazione dei conti semestrali dell’istituto senese è stata complicata per tutto il comparto finanziario, con i rendimenti dei Btp tornati sotto pressione. Secondo gli operatori infatti, la banca ha risentito dell’adeguamento ai valori di mercato dei titoli di Stato che l’istituto ha in portafoglio.

Tornando ai conti del semestre, i ricavi, per un totale di 1,7 miliardi di euro, sono scesi del 7,8%, in calo anche per la flessione del margine di interesse e delle commissioni nette. Nel secondo trimestre i ricavi sono diminuiti di 45 milioni di euro rispetto al trimestre precedente, soprattutto sul risultato netto da negoziazione e delle attività/passività finanziarie. I risultati del primo semestre dimostrano che “ci stiamo muovendo nella giusta direzione”, ha detto l’Amministratore delegato di Mps, Marco Morelli, in conference call con gli analisti. Nell’arco del Piano di ristrutturazione al 2021, la banca sarà “in grado rispettare gli obiettivi di requisiti patrimoniali”, secondo Morelli. L’Ad ha sottolineato che l’istituto opera “in un contesto di mercato senza precedenti. Siamo passati da un piano di ristrutturazione pesante, con meno spazi di manovra su iniziative commerciali e investimenti. Ma ci siamo impegnati nel rilancio banca. Conciliare questi due aspetti non è stato e non è facile”.

È calata poi l’esposizione dei crediti deteriorati lordi che, al 30 giugno 2018, è risultata di 19,8 miliardi di euro, in flessione essenzialmente per effetto della cessione delle sofferenze prevista dal Piano al 2021, con il completamento del processo di cartolarizzazione da 24,1 miliardi. Al 30 giugno, l’esposizione netta delle sofferenze si è ridotta di circa 4,7 miliardi di euro rispetto al 31 dicembre 2017 e di circa 4,1 miliardi di euro rispetto al 31 marzo 2018. Intanto, ha spiegato la banca, è “in corso la vendita fino ad un massimo di 3,7 miliardi di euro di sofferenze leasing e small ticket (rispetto agli obiettivi 2018 di 2,6 miliardi di euro del Piano di Ristrutturazione) con chiusura prevista entro l’anno”. Sulla cessione degli npl “abbiamo superato quelle che erano le nostre aspettative, i nostri target interni e quanto negoziato con la Commissione” europea, ha commentato Morelli. L’obiettivo, ha spiegato, è di “anticipare il target al 2021. Considerando la velocità a cui stiamo procedendo con la cessione delle sofferenze, prevediamo di raggiungere un rapporto npe del 10%, e quindi di anticipare e superare l’obiettivo al 2021″.

L’Ad ha poi parlato della situazione legata allo spread: “Per il momento possiamo dire che non stiamo assistendo ad alcun rallentamento di nuovi crediti”. Introducendo la conference call con gli analisti, Morelli aveva comunque spiegato che lo spread ha avuto la sua influenza sul secondo trimestre della banca. In merito all’impatto del differenziale dei rendimenti tra Btp e Bund, secondo Morelli, “ci sono elementi che possiamo controllare e altri a cui dobbiamo adattarci”. “Per quanto riguarda la crescita degli impieghi – ha aggiunto – questo dipende dal modo in cui i clienti potrebbero reagire da un peggioramento del contesto, se le piccole e medie imprese decideranno di modificare i loro piani di investimenti o i consumi”.

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