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Di Maio: su Ilva nessun passo avanti, Arcelor batta un colpo

Nessun passo in avanti. E la responsabilità è di Arcelor Mittal. Riassume così il Vicepremier Luigi di Maio l’incontro su Ilva che si è tenuto al Mise, alla presenza di Arcelor Mittal e dei sindacati. Un tavolo che è stato fatto “per provare a far ripartire il dialogo”, secondo il Ministro, “ma i sindacati hanno sempre detto che non ci sono le condizioni per far ripartire la trattativa se l’azienda non batte un colpo”.

A quanto pare, l’azienda il colpo non lo ha battuto. Il suo piano, secondo quanto riportato dalla Fiom Cgil, prevede 10.100 assunzioni dirette, 2500 esodi incentivati, 400 lavoratori genovesi in esubero che passerebbero in società per Cornigliano e 800 lavoratori tarantini in esubero che resterebbero nella società in amministrazione controllata. “Il piano occupazionale di Arcelor Mittal non può assolutamente soddisfare le nostre esigenze”, e deve allontanarsi “dai numeri concordati con l’ex Ministro Calenda, forse allora potremo cominciare a discutere”, ha detto l’attuale titolare dello Sviluppo economico. “Spero di poter riconvocare il tavolo Ilva questa settimana, ma non lo riconvoco se non ci sono da parte dell’azienda segnali di miglioramento sul piano occupazionale. Non ha senso rivederci se si prevedono 10000 assunti su oltre 13500 e tutti gli altri che devono restare a carico dello Stato”.

Se non ci sono stati passi in avanti, c’è la possibilità che se ne faccia uno ‘indietro’, almeno dal punto di vista dei tempi di risoluzione della vicenda Ilva: riferendosi alle conseguenze del parere Anac sulla gara di assegnazione dell’impianto, Di Maio ha detto che al più presto “manderemo all’Avvocatura dello Stato la richiesta di parere per quanto riguarda l’annullamento della gara di ArcelorMittal che entra in Ilva”. Il Ministro auspica che il parere arrivi già “prima di ferragosto”, per poter quindi “trovare una risposta ai dubbi sulla procedura di gara per la vendita dell’Ilva che vengono dall’Anac. Noi come Mise entro il 24 agosto, data termine per procedura amministrativa di verifica, dobbiamo dare una risposta, non è però semplice acquisire tutti gli atti della Pa in questo paese”. Il vicepremier Di Maio ha infine aggiunto “io lavoro per favorire l’accordo, stante la spada di Damocle che è la questione dell’irregolarità della gara, se l’Avvocatura dirà che la gara è irregolare non è detto che ci siano i presupposti per annullare il contratto con Am perché l’azienda potrebbe ricorrere al Tar e ottenere una vittoria”.

Se nella gara sull’Ilva “saranno riscontrate criticità e irregolarità tali da compromettere l’interesse pubblico la responsabilità è dello Stato che ha agito male e non del privato”, ha continuato Luigi Di Maio aggiungendo che la vicenda Ilva “è la perfetta rappresentazione di chi erano quelli che ci comandavano prima, 6 anni per fare una procedura di gara, lasciarci un accordo mai fatto ma che il ministro aveva dato mandato di firmare anche senza accordo sindacale, questo vuol dire alimentare il conflitto sociale”. Il ministro ha poi aggiunto di essere molto preoccupato, “in generale, perché la procedura non l’ho gestita dall’inizio io, ma so chi l’ha fatto e questo mi preoccupa ancora di più. Uno di quei governi, con partiti che non hanno mai fatto l’interesse dell’ambiente, della salute e del lavoro dei cittadini, ma hanno governato per le grandi lobby. I cittadini devono sapere che se fosse stata per me avrei fatto tutto daccapo in un altro modo”.

Quella dell’acciaieria “è una condizione paradossale in cui il privato ha già un contratto firmato con un numero di dipendenti da assumere e anche senza un accordo sindacale può entrare nell’Ilva – cosa altamente sconsigliata, è complicato garantire la funzionalità dell’impianto senza il consenso di organizzazioni sindacali che rappresentano oltre 10000 persone”, ha continuato Di Maio concludendo che è sbagliato ragionare sull’idea di un altro decreto Ilva, perché “già ce ne sono stati troppi. Se servirà faremo tutto agosto a lavorare, ma voglio avere le idee chiare su cosa farà ArcelorMittal e sul confronto tra le parti”. La risposta del predecessore di Di Maio non si è fatta attendere: “Quelli di prima Luigi Di Maio hanno trovato, nonostante i tuoi voti contrari, in parlamento, l’investitore con cui stai negoziando” ha scritto Carlo Calenda su Twitter, che ha detto di aver migliorato l’offerta e fatto una proposta a 0 esuberi. rispondendo direttamente a Di Maio, Calenda ha aggiunto: “Tu per ora non hai fatto nulla. Costo 70 milioni. Lavora. Esperienze nuove fanno bene”.

La tematica della decarbonizzazione inoltre, non sarebbe responsabilità di Di Maio, se la procedura di gara venisse confermata: “tutto il dibattito intorno alla decarbonizzazione dello stabilimento e alla gassificazione è possibile prenderlo in considerazione solo il giorno in cui non ci fosse più questa procedura di gara”. Così come è scritta ora, infatti, “la gara è stata fatta sul modello produttivo degli attuali altoforni, addirittura dando meno punteggio alla tutela dell’ambiente che all’offerta economica”. Secondo il Ministro “non lo decide Luigi Di Maio” se questa gara “deve continuare a dispiegare i suoi effetti sull’Ilva, ma lo decide la legge dello Stato”.

Non sono però mancate le critiche al lavoro svolto dal Vicepremier: “Di Maio pensava di limitarsi a fare il facilitatore e di lasciare a noi il cerino convincendoci ad andare avanti con una trattativa a due, ma dimentica che è il governo il proprietario dell’Ilva”. Così il segretario genovese della Fiom Cgil Bruno Manganaro al termine dell’incontro al Mise. “Il vice premier continua a dimenticarsi che Genova ha un accordo di programma il che significa che a un determinato numero di dipendenti corrisponde una quantità di aree in concessione. Quindi senza ridiscutere dell’accordo di programma non può pensare di mettere 400 lavoratori in società per Cornigliano senza fra l’altro dirci quanti soldi ci mette il Governo. Se pensano di andare avanti per questa strada torneranno gli scioperi”, ha detto Manganaro.

Per la Fim Cisl, poi, “la posizione dell’azienda ArcelorMittal sugli esuberi è immutata ed è inaccettabile, il Governo non scioglie ancora i nodi di sua competenza. Per questo la distanza verso l’accordo si allontana anche rispetto all’avvio della trattativa di 15 mesi fa”. Il segretario generale del sindacato, Marco Bentivogli, ha aggiunto che “se il ministro vuole fare meglio del suo predecessore, siamo tutti contenti, ma lo dimostri nel merito perché accanto agli annunci stiamo andando indietro”. La Fim sarebbe “disposta a trattare a oltranza”. Per riuscire a salvare l’Ilva, secondo la Uilm “serve la volontà e il senso di responsabilità da parte di tutti. Bisogna ritornare al tavolo della trattativa al più presto e fare il miglior accordo che garantisca tutti i lavoratori con un percorso chiaro e condiviso”. Per il segretario generale della Uilm Rocco Palombella “c’è ancora poca chiarezza e molta indecisione da parte dall’azienda, nonostante le rassicurazioni del ministro Di Maio sulla disponibilità del fondo di 250 milioni di euro per l’amministrazione straordinaria da destinare al piano di incentivazione, l’impegno per una soluzione sull’accordo di programma di Genova e la garanzia del supporto alla trattativa fra AM e sindacati”.

“Se il Governo convoca un tavolo nei prossimi giorni saremo presenti, ma senza un cambiamento delle posizioni dell’azienda su occupazione e diritti per le lavoratrici e i lavoratori, il tavolo non farà nessun passo avanti”. Lo ha fatto sapere la Fiom Cgil. La segretaria generale Francesca Re David ha fatto notare come nll’incontro non si sia fatta alcun passo avanti e che il governo “è uno dei firmatari del contratto di aggiudicazione, e quindi deve assumersi le proprie responsabilità”. Per la Fiom “è inaccettabile che a fronte di un raddoppiamento della produzione con l’obiettivo entro il 2023 di 10 milioni di tonnellate di acciaio, di cui 8 milioni di tonnellate prodotte a Taranto, non si preveda la collocazione di tutti i 14 mila lavoratori”. Inoltre, “vanno garantire le migliori condizioni per l’ambiente e per la salute dei cittadini di Taranto e va rispettato l’accordo di programma di Genova”. Il tavolo istituzionale di oggi sull’Ilva “è servito solo a riconfermare la posizione intransigente del management di ArcelorMittal, che non intende recedere dai circa 4000 licenziamenti annunciati il cui costo ricadrebbe per intero sulla collettività”, ha detto l’Usb, non disponibile a trattare su queste basi “e per di più nel pieno di una procedura che potrebbe annullare la gara che ha assegnato il gruppo Ilva alla multinazionale dell’acciaio dopo le gravi criticità rilevate dall’Anac”. Sin dall’inizio della vicenda “abbiamo sostenuto che la soluzione non è Arcelormittal, o un nuovo soggetto privato, quanto piuttosto un impegno diretto dello Stato nella proprietà. Solo così sarà davvero possibile coniugare diritto alla salute, tutela dell’ambiente, occupazione e reddito”.

Già prima dell’incontro i sindacati erano stati chiari sulla trattativa. La Fiom in particolare, aveva respinto del tutto l’ipotesi di riduzione del personale: “non si può pensare che a conclusione della trattativa ci sia anche un solo licenziamento”, ha detto la segretaria Francesca Re David, che ha chiesto al governo di dichiarare il piano occupazionale di Mittal “non sufficiente” e di chiarire il suo punto di vista sui temi di occupazione e diritti. “Bisogna che ci sia una collocazione per tutti e 14000 i lavoratori dell’Ilva visto che l’ipotesi è quella di raddoppiare la quantità di acciaio e c’è bisogno che a tutti i lavoratori vengono riconosciuti tutti i diritti”, ha continuato Re David, precisando che non si parla di “nuovi rapporti di lavoro”.

Prima del tavolo al Mise, critiche per il governo erano arrivate dalla Fim-Cisl: “a tre mesi dall’insediamento del nuovo Governo nessun passo avanti. Nei tre incontri già svolti abbiamo appreso solo che il governo non ha deciso cosa intende fare: se tenere aperto il Gruppo Ilva, rilanciarlo e ambientalizzarlo o chiuderlo”, ha detto il segretario Marco Bentivogli. “Dare ragione a chi la vuole chiudere e a chi la vuole tenere aperta è poco serio e fa perdere tempo prezioso per tutti”. Le posizioni espresse da ArcelorMittal “sono chiare, come è nota la nostra necessità di salvaguardare l’occupazione non disgiunta dal piano ambientale e la nostra contrarietà a un piano senza garanzie finali per tutti i lavoratori. Sarebbe stato più utile che il Governo chiarisse la sua posizione prima dell’incontro di oggi”, ha continuato Bentivogli sottolineando che il ministro Di Maio “ha detto che avrebbe portato a casa risultati migliori del Governo precedente sull’occupazione, ma non ha neanche confermato la disponibilità dei 250 milioni di euro accantonati per l’amministrazione straordinaria per le politiche di incentivo all’esodo volontarie”.

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