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Bici e mezzi pubblici, gli italiani iniziano a tradire l’auto

Eppur si muove. Parlando della mobilità degli italiani, verbo non potrebbe essere più appropriato. Dopo anni di dominio incontrastato dell’auto privata, gli spostamenti a piedi, in bicicletta e con i mezzi pubblici sono in sensibile aumento e segnalano nuovi modelli di comportamento, scelte di trasporto più sostenibili e green. Si muovono più persone, ma i viaggi quotidiani sono di meno e più brevi; l’automobile perde qualche posizione, pur se la crescita dei veicoli immatricolati non accenna a fermarsi. La “sharing mobility”, in particolare nelle grandi aree urbane, guadagna rapidamente posizioni. Trend confermati dai primi rilevamenti sull’andamento del 2018.

Arrivato al suo quindicesimo appuntamento, l’annuale rapporto Isfort sulla mobilità degli italiani, presentato il 12 novembre alla Camera dei deputati, è una fonte preziosa e unica di dati sui comportamenti nel Paese nel giorno medio feriale, grazie a un‘indagine a campione che coinvolge oltre 12mila persone tra i 14 e gli 80 anni e che si avvale della serie storica raccolta a partire dal 2000. “Quest’anno le novità sono molte. La domanda di mobilità ‘cambia pelle’, si distribuisce di più tra i cittadini, si riorienta sul tempo libero, rilancia la scelta dei mezzi e delle modalità sostenibili” conferma Carlo Carminucci, direttore della ricerca Isfort. “Il dato centrale per il 2017 – continua – è la crescita prepotente della ‘mobilità attiva’, quella non motorizzata: gli spostamenti a piedi sono balzati dal 17,1 del totale del 2016 al 22,5 nel 2017, così come la bicicletta ha superato per la prima volta il 5%. Insieme raggiungono il 27,5%, quasi 7 punti in più del 2015. Siamo di fronte a un importante riequilibrio dei modi di trasporti, perché anche l’uso di bus, tram e metro si rafforza”.

Crisi economica decennale non ancora superata. In trasformazione ma ancora in calo rispetto ai volumi del 2008, la domanda di mobilità non ha recuperato i livelli pre-crisi. Dopo il picco di 128,1 milioni di spostamenti nel giorno medio feriale del 2008, si è scesi al minimo di 97,5 milioni nel 2012 per risalire a 111,7 milioni nel 2014, scendere di nuovo a 97,9 milioni nel 2017. In conclusione: rispetto al 2008 i viaggi sono diminuiti di quasi un quarto. Il 2018 potrebbe, però, essere l’anno della ripresa, stando ai segnali raccolti sin qui.

Mobilità più distribuita e di vicinato. Se in quantità la mobilità degli italiani perde ancora slancio, i comportamenti cambiano profondamente: aumentano i cittadini che si muovono nel corso della giornata (dai 75,1% del 2012 si sale all’88,5% del 2017), mentre diminuiscono il numero dei viaggi pro-capite (da 3,2 nel 2008 a 2,3 nel 2017), la distanza percorsa (da 12,2 km nel 2008 a 10,6 km nel 2018, con il 34,7% che non supera i 2 km rispetto al 27,6 del 2016) e i tempi. “Letti in controluce – questa l’interpretazione di Carminucci – i numeri evidenziano anche mutamenti qualitativi: aumenta il peso degli spostamenti ‘non sistematici’, quelli non legati al lavoro o allo studio e quindi destinati alle attività del tempo libero”.

Il grande balzo della “mobilità attiva”. E’ questo è il piatto forte del Rapporto Isfort: su cento spostamenti, il 22,3% è fatto a piedi (contro il 17,1% del 2016), il 5,2% in bicicletta, il 3,0% in moto, il 12,3% con il trasporto pubblico, il 3,9% con una combinazione di mezzi e il 58,6% in auto, la percentuale più bassa in assoluto dal 2008. Auto che viene per di più condivisa maggiormente che nel passato (via car pooling) visto che il 12,3 di chi sale in vettura lo fa come passeggero (contro il 7,6 del 2008).
L’auto domina gli spostamenti motorizzati ma il mezzo pubblico riguadagna terreno. Se si considerano solo gli spostamenti motorizzati – il 72,4% del totale – l’auto copre l’81,6%, moto e motocicli il 4,2% e il trasporto pubblico il 14,2%, in aumento rispetto al 13,4% del 2016. Sul lato offerta di mobilità anche la salute delle aziende di trasporto pubblico locale mostra segni importanti di miglioramento: il 90% chiude i bilanci in attivo.

La mobilità sostenibile guadagna 10 punti percentuali, ma l’Italia è divisa in due. I progetti e le risorse messe in campo negli anni dalle amministrazioni pubbliche per sostenere la mobilità sostenibile e contenere l’auto privata, con conseguente impatto sull’inquinamento e la congestione urbana, hanno prodotto i primi, tangibili risultati. Sommando spostamenti a piedi, in bici e con i mezzi pubblici si raggiunge il 37,9% degli spostamenti, con un aumento di oltre 10 punti percentuali sul 2015, quando erano il 27,6%. Dal 2002 non si aveva una quota tanto ragguardevole e in soli due anni. Ma la frattura tra il Nord e il Centro-Sud dell’Italia si amplia, e a velocità crescente: se nel 2017 a Nord Ovest la mobilità sostenibile tocca il 43,7 (+11,5 sul 2016) e a Nord Est il 38,6% (+8%), al Centro si ferma al 34,2% (+1,9%) e al Sud al 35,4% (+5,4% sul 2016). Analoga frattura si registra tra le grandi aree urbane e le piccole città: nei comuni con oltre 250mila abitanti la mobilità sostenibile raggiunge il 50,5% contro il 29,0% dei comuni sotto i 10mila abitanti.

Parco auto sempre in crescita, sempre più vecchio. L’auto resta di più in garage o parcheggiata in strada eppure l’aumento del parco non accenna a fermarsi. Il tasso di motorizzazione (numero di auto per cento abitanti) è salito a 63,7 contro il 62,5 del 2016 e il 60,8 del 2013, e le grandi città non fanno eccezione. Nel 2017 si è superata la soglia dei 38,5 milioni di auto circolanti con un +1,8% rispetto al 2016. Ma anche l’età media è salita vertiginosamente: il 30% delle vetture ha più di 15 anni, erano la metà nel 2000.
Vittime della strada, il bollettino di guerra peggiora. Questi i numeri chiave: nel 2017 si sono registrati 174.933 incidenti stradali, appena lo 0,5% in meno del 2016: i feriti sono stati 246.750 (-1% sul 2016) e i decessi 3.378, 95 in più del 2016, di cui 600 pedoni (il 17,8% a fronte del 2,7% degli incidenti). L’indice di mortalità è stabile a 1,9 decessi ogni 100 incidenti, soglia che non si è più abbassata dal 2010.

La mobilità come servizio (Mobility as a Service). Il concetto chiave della mobilità come servizio è porre l’utente al centro dei servizi di mobilità, offrendo soluzioni flessibili di trasporto “su misura” e on demand. Sul lato dell’offerta crescono gli investimenti privati e pubblici nell’innovazione: si espande la sharing mobility (con una crescita annuale a doppia cifra per tutti i servizi, auto, moto e bici) e si moltiplicano i piccoli e grandi operatori che offrono integrazione, gli aggregatori di servizi, app/piattaforme, i journey planners. Ma qui si apre un’altra faglia: il 62% degli italiani non utilizza dispositivi digitali per pianificare i viaggi con il mezzo pubblico (in particolare l’85% oltre i 64 anni).

Cosa fare. “Il nuovo modello di domanda più maturo e consapevole apre grandi opportunità per un’offerta di servizi flessibile e innovativa, capace di raccogliere la sfida dell’integrazione dei modi di trasporto sicuri e green. Ma la priorità assoluta è la sicurezza di chi si muove”, così il direttore Carminucci. Indicazione raccolta nel suo intervento conclusivo alla presentazione del rapporto (cui hanno contributo le associazioni delle aziende del trasporto pubblico, Agens, Anav e Asstra) da Alberto Chiovelli, coordinatore della struttura tecnica di missione del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. “La prima causa che deprime la mobilità sostenibile è la sicurezza. – ha sottolineato – L’incidentalità stradale è il primo elemento su cui lavorare. Insieme allo sviluppo della mobilità come servizio, al miglioramento della qualità del trasporto pubblico locale, all’innovazione tecnologica per migliorare le infrastrutture esistenti con misure di lungo periodo, che abbiano continuità nel tempo.”

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