Cerca
Close this search box.

Tap: inchiesta su inquinamento: 3 indagati e sequestri

Scarico abusivo di elementi inquinanti nelle falde sottostanti ai cantieri della Tap. A scoperchiare il vaso di Pandora è stata la Procura di Lecce che ha ordinato il sequestro di una corposa documentazione riguardante la realizzazione del gasdotto. A intervenire sul campo nelle sedi legali e operative di Melendugno, Lecce e Roma, i carabinieri del Noe di Lecce e i militari del Noe di Roma e Milano, insieme ai colleghi del comando provinciale.

Nell’inchiesta risultano al momento indagate tre persone. Si tratta dei legali rappresentanti di Tap. Il decreto di perquisizione e sequestro emesso dalla Procura di Lecce, a firma del Procuratore Capo Leonardo Leone De Castris e del sostituto procuratore Valeria Farina Valaori, ha riguardato nello specifico la perquisizione delle sedi legali, operative, uffici e cantieri della società “Trans Adrtiatc Pipeline” SPA tra Melendugno, Roma e Lecce, mentre a Villafranca padovana è stata perquisita la sede del laboratorio di analisi SGS Italia S.p.A., il centro di analisi utilizzato dalla multinazionale per le indagini ambientali sui vari cantieri dell’opera.

E’ stata sequestrata documentazione anche su supporto informatico ed in particolare sono stati sequestrati tutti i rapporti di prova analisi e altri documenti dal novembre 2017 ad oggi collegati ai campionamenti effettuati sulle acque di falda sottostanti il cantiere Tap in località San Basilio di Melendugno dove dalle indagini condotte dal Noe e da Arpa Puglia era stato riscontrato il superamento della concentrazione della soglia di Comp di contaminazione di alcuni parametri tra i quali il cromo esavalente.

I nomi che sono stati iscritti sul registro degli indagati sono quelli di Clara Risso, legale rappresentante di Tap Italia, Michele Elia, country manager della società e Gabriele Paolo Lanza, project manager di Tap in carica dal 15 marzo scorso.

L’inchiesta nasce dopo che il sindaco di Melendugno, Marco Potì, nel luglio scorso, aveva emesso un’ordinanza di divieto di prelievo dell’acqua dai pozzi dell’area del cantiere, in località San Basilio, per l’accertato sforamento dei limiti di alcune sostanze pericolose (manganese, nichel, arsenico e cromo esavalente), la cui presenza era stata riscontrata in quantitativi superiori alla norma, così come si evinceva dai regolari controlli effettuati da Tap.

L’azienda – sempre secondo quanto veniva sottolineato nell’ordinanza del sindaco – non avrebbe impermializzato l’area di cantiere come previsto nella prescrizione A36 e A55 della Via, causando la dispersione in falda delle sostanze pericolose. Potì emise l’ordinanza di divieto di prelievo di acqua dai pozzi per superamento dei limiti di alcune sostanze pericolose come nichel, cromo e arsenico, vanadio e manganese la cui presenza era stata riscontrata in quantitativi superiori alla norma, in alcuni casi anche di cinque volte.

Il divieto prevedeva una validità di 30 giorni a decorrere dal 24 luglio e, comunque, “fino alle determinazioni che saranno assunte di concerto con le competenti altre autorità”. Il primo cittadino aveva anche disposto l’immediata sospensione di ogni attività presso il cantiere di San Basilio dove è stato realizzato il pozzo di spinta del gasdotto. Lavori che restano bloccati, così come deciso ieri dal Tar Lazio, che si è pronunciato sull’impugnazione che il Consorzio aveva prodotto per l’annullamento, previa sospensiva cautelare, dell’ordinanza del 24 luglio 2018 emessa dal sindaco di Melendugno.

 

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.