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Attacco a Bankitalia. M5S: li faremo cantare, Lega: l’oro va allo Stato

Prosegue l’attacco senza sosta a Bankitalia da parte del governo: se per i pentastellati in Banca D’Italia è necessaria un “rottura” con il passato che “deve arrivare anche attraverso una discontinuità circa i nomi”, afferma il senatore M5S Gianluigi Paragone; la Lega, invece, torna sul tema delle riserve auree: “l’oro è di proprietà degli italiani, non di altri”, ha detto il vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini. “Manca una norma che dica chiaramente di chi sono le riserve auree”, aggiunge il presidente della commissione Bilancio Claudio Borghi in un’intervista a La Stampa.

Sicuramente chiamerei Banca d’Italia e Consob. Li faremo cantare“, afferma Paragone parlando della Commissione d’inchiesta sulle banche, della quale dovrebbe essere il prossimo presidente. “Noi vogliamo sapere se i signori che dovevano controllare lo abbiano fatto come dovevano”, aggiunge. Le insinuazioni di Paragone, che bypassano il sistema giuridico italiano, proseguono: “Chiediamo, ferma restando l’indipendenza delle parti, come Bankitalia abbia vigilato. Quando accadono cose come quelle che abbiamo visto ti aspetti una rottura, che deve arrivare anche attraverso una discontinuità con il passato circa i nomi”.

E ancora afferma che “continuiamo a pensare che qualcosa non abbia funzionato e ci aspettiamo da Bankitalia un cambiamento altrimenti è come dire che va tutto bene così”. Dunque, il M5S aspettandosi un “cambiamento” in Bankitalia sulla base di un’accusa infondata e intangibili prove, invita poi a non confondere “l’indipendenza con la impermeabilità alle responsabilità”, conclude Paragone.

Un colpo al cerchio, uno alla botte, se i Cinquestelle cercano di raccapezzarsi tra i meandri di via Nazionale, la Lega vuole chiarezza sulle riserve auree. “Nessuno vuole toccare le riserve auree – sottolinea Borghi – però è aberrante che non abbiamo ancora un’interpretazione autentica”, afferma riferendosi al secondo comma dell’articolo 4 del testo unico delle norme di legge in materia valutaria, di cui al decreto del presidente della Repubblica 31 marzo 1988, n. 148.

“Cosa ci vuole a fare una legge per mettere nero su bianco che la proprietà dell’oro è dello Stato? Ciò non significa che il governo possa venderlo, però questa lacuna va colmata – afferma – L’oro appartiene agli italiani. Eppure non esiste legge che lo dichiari esplicitamente”. Osserva che “ovunque le riserve auree sono formalmente detenute dallo Stato. La situazione anomala di Banca d’Italia deriva dalla sua storia”.

Tuttavia, in un approfondimento su Fortune Italia era già stato osservato quanto fosse controverso il tema: sul sito dell’istituto di via Nazionale, in proposito, “La Banca d’Italia – è scritto nella sezione appositamente dedicata – detiene e gestisce le riserve nazionali in valuta e oro. L’ordinamento assegna la proprietà delle riserve alla Banca d’Italia”. Un’interpretazione molto diversa della norma in questione, rispetto a quella che propone Borghi.

Il timore di Borghi è che “Banca d’Italia è soggetto pubblico ma non c’è scritto da nessuna parte che la proprietà dell’oro è dello Stato e non degli azionisti privati”. Non è un tentativo di far cassa? “Assolutamente no, anzi noi le riserve auree le vogliamo tutelare e un pensierino andrebbe anche fatto al luogo dove tutto questo oro è depositato perché metà risulta conservato all’estero”, conclude.

Ma all’interno della stessa Lega una crepa: per il ministro leghista Gian Marco Centinaio “l’idea di mettere mano sull’oro della banca” sarebbe “impensabile, vorrebbe dire che in dieci anni verrebbero azzerate le riserve auree del Paese”, sottolinea in una intervista su Radio Capital. ”Non ne ho mai sentito parlare in Cdm”, aggiunge il ministro delle Politiche agricole e del Turismo.

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