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Tim, l’assemblea della svolta: Vivendi concede una tregua

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Un passo indietro, inaspettato con queste modalità, che può far veramente voltare pagina a Tim: la scelta di Vivendi di non andare fino in fondo con la richiesta di revoca del cda, poi approvata dai soci, ha cambiato il senso dell’assemblea della società telefonica, durata cinque ore e mezza. La sintesi l’ha fatta l’Ad Luigi Gubitosi in chiusura dei lavori: “Siamo tutti molto soddisfatti, io, il cda e gli azionisti: si è deciso con una percentuale elevatissima di eliminare un tema di contenzioso e quindi oggi è stato il primo passo di una lunga marcia che faremo insieme; il primo passo per ristabilire rapporti molto più distesi e collaborativi tra gli azionisti”. “Ce la metterò tutta perché questa pace sia duratura”, ha aggiunto il presidente Fulvio Conti. Eloquente anche il dato che è arrivato da Piazza Affari subito dopo la notizia: il titolo Tim è subito salito del 3,6%, a 0,56 euro, con gli investitori che accolgono con favore la prospettiva di un clima meno conflittuale tra gli azionisti del gruppo di tlc. Le azioni della società hanno chiuso in rialzo del 2,5%.

Il gruppo francese, annunciando la decisione, si è detto “pronto a dare credito” all’ad Luigi Gubitosi. Un rappresentante di Vivendi è intervenuto per primo e ha ricordato le origini dell’investimento francese, complessivamente 4 miliardi in Italia. Proprio in ragione di questo impegno, che ha ribadito essere di lungo termine, “è interessata a ristabilire una normale e collegiale governance nel board”.

Quella di Vivendi, però, è solo una tregua. Il socio francese di Tim ha chiarito, anticipando la discussione in assemblea, di “essere pronta a dare credito a quanto detto dal ceo Gubitosi e di non perseguire la sua proposta di revoca e sostituzione di 5 consiglieri”. L’invito a fermarsi da parte dell’amministratore delegato è suonato infatti piuttosto netto: “auspico che Vivendi riveda la sua posizione per non dividersi su un voto, cosa che sicuramente è sbagliata”, ha affermato, aggiungendo: il nuovo piano “siamo sicuri avrà successo” e “stabilizzerà i ricavi e taglierà i costi”.

Vivendi comunque ha ribadito di volere che il board “rifletta la composizione azionaria della società” dopo aver sottolineato il suo impegno finanziario (4 miliardi di euro) e la sua posizione di azionista di lungo termine con la sua quota vicina al 24 per cento. I francesi ribadiscono dunque il loro ‘peso’ e chiedono “un cda indipendente, trasparente e pienamente inclusivo”. Ora, secondo il gruppo francese, “la palla è nelle mani dei componenti del board e alle loro coscienze individuali. Quello che possiamo dire è che se il cambiamento avverrà come annunciato dal ceo – quasi una condizione che il rappresentante di Vivendi pone – può contare sulla nostra lealtà”.

Anche Elliott ha accolto “con favore la decisione di Vivendi di ritirare la sua richiesta di revocare cinque amministratori Tim”. Il risultato “è una vittoria per la società e prepara la strada per la stabilità e la duratura creazione di valore per tutti gli stakeholder”. Il fondo Usa ha confermato anche il suo “pieno sostegno” al ceo Luigi Gubitosi, al management e al cda ed “è desideroso” di avviare “un costruttivo dialogo con tutti gli stakeholder per perseguire un percorso di massimizzazione di valore” di Tim. “Siamo stati molto corretti e fatto un gesto per il bene di lungo termine della società. Vigileremo da oggi che ogni membro del board agisca nell’interesse di tutti gli azionisti”, ha replicato ancora un portavoce di Vivendi.

I soci hanno approvato il bilancio. Ha votato a favore il 64,2536% dei presenti, contrario lo 0,0121% ma con una grandissima astensione, quella di Vivendi, pari al 35,7343% capitale presente. Al momento del voto era rappresentato in sala il 67,0858% del capitale.

L’assemblea ha anche detto ‘no’ alla proposta di remunerazione. I fondi erano stati consigliati di schierarsi contro compensi reputati ancora eccessivi. Ha votato a favore solo il 43,76% del capitale presente mentre hanno votato contro il 20,4% e si è astenuto il 35,83% del capitale presente. Anche la proposta di modifica dei target da raggiungere per ottenere i premi è stata bocciata: a favore il 41,625%, contro il 22,579% e astenuti il 35,797 per cento. La votazione, ricorda il presidente Fulvio Conti, non era vincolante. Anche la nomina del nuovo revisore è contrastata con il 38,7% del capitale presente astenuto.

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