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Il dilemma di Tria, è insostituibile

Quando ha accettato l’incarico, sapeva che avrebbe avuto un ruolo complicato. Ha messo in conto le pressioni di due partner di governo ingombranti, come Matteo Salvini e Luigi Di Maio; ha previsto anche l’assedio continuo alle risorse che avrebbe dovuto gestire. Era preparato a difendere il difendibile. Ma non immaginava che potesse trovarsi nella situazione di oggi: Tria oggi è attaccato su più fronti ma è insostituibile, di fatto inamovibile, anche qualora volesse fare un passo indietro. Quello del ministro dell’Economia rischia di diventare un vero e proprio dilemma.

Il suo nome è la garanzia che il Paese continua a far valere nei rapporti internazionali e anche nei delicati rapporti interni: il Quirinale ha preteso che a via XX Settembre ci fosse un profilo adatto a fare da cuscinetto, se non proprio da argine, all’esuberanza del governo giallo-verde e non potrebbe accettare oggi l’ipotesi di un cambio della guardia al Mef. Per due ragioni sostanziali. Primo, sarebbe l’ennesimo segnale di instabilità, fatale per quel che resta della fiducia dei mercati. Secondo, difficilmente in questa fase si potrebbe trovare un sostituto che abbia gli stessi requisiti. Un problema, questo, che frena anche la tentazione degli stessi leader di Lega e Cinquestelle di arrivare allo scontro frontale.

In questo scenario, vanno lette le continue scaramucce di queste settimane. La tensione è alta su diversi fronti. A partire dal tema centrale, quello della crescita. La narrazione dei mesi scorsi deve bruscamente fare i conti con la realtà. C’è il Def da scrivere e difficilmente il titolare del ministero dell’Economia, che firma il documento, può avallare un nuovo bluff. C’è il decreto crescita, particolarmente sensibile, che slitta ancora. Ci sono, poi, gli attacchi personali. Il caso di Claudia Bugno, il consigliere di Tria finita sotto accusa per i potenziali conflitti di interessi e le presunte ingerenze nella gestione di dossier delicati, è la spia di una manovra di accerchiamento che, soprattutto in casa Cinquestelle, continua a essere portata avanti senza esclusione di colpi.

E anche i rapporti con Cassa Depositi e Prestiti, sulle nomine e su altri indirizzi strategici, sembrano rientrare nello stesso schema: come nel caso del possibile ricambio al vertice di Sace, pesa anche la volontà di delimitare e difendere le rispettive sfere di influenza del Tesoro e della maggioranza politica Lega-M5S.

Mancano ancora due mesi alle elezioni europee e il clima difficilmente potrà raffreddarsi, considerata l’esigenza dei due partiti di maggioranza di parlare al proprio elettorato, sponsorizzando scelte distintive anche sul piano della politica economica. Il ministro dell’Economia, salvo colpi di scena sempre possibili, continuerà a vestire i suoi panni scomodi, prigioniero di un dilemma che sembra inchiodarlo alla sua poltrona.

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