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Da grande voglio fare lo Youtuber

Forse non tutti sanno che quella che è oggi la televisione più vista al mondo, la piattaforma YouTube, è nata realizzando un sito di dating. La prima idea di una piattaforma di condivisione di video è venuta ai tre founder Jawed Karim, Chad Hurley e Steve Chen lavorando a HOTorNOT e all’inizio si pensava a una sorta di Tinder con i video. In prima battuta, infatti, i tre pensarono di dar vita ad un sito dove condividere video ‘a tema’ e si scervellarono per trovare una chiave, senza accorgersi che la cosa migliore che potessero fare era lasciare liberi gli utenti di condividere (e guardare) qualsiasi tipo di video gli passasse per la testa. Quando se ne accorsero, e lanciarono YouTube, diventarono milionari da lì a pochi mesi. La piattaforma, infatti, è stata acquistata dopo solo un anno da Google per la cifra di 1,65 miliardi di dollari. Da quel tempo – era il 2006 – a oggi, YouTube si è trasformato, diventando il secondo social più frequentato al mondo dopo Facebook, e di fatto il primo luogo dove si va a cercare quando vogliamo guardare un determinato video. Gli ultimi dati forniti parlano di 1,8 miliardi di utenti mensili, in crescita.

Per molti creatori di contenuti, oggi, YouTube è molto di più: è una fabbrica di soldi. C’è una data in cui cambia il modo con cui un creatore di contenuti qualsiasi diventa uno youtuber professionista. Si tratta del 16 gennaio 2018: da questo momento la piattaforma ha cambiato i criteri per guadagnare dai contenuti, alzando l’asticella per entrare a far parte dello YouTube Partnership Programme, il programma che consente ai detentori di un canale di monetizzare sui propri video grazie alla pubblicità. Fino al 16 gennaio 2018 bastavano 10 mila visualizzazioni: oggi occorrono mille iscritti al canale, e 4 mila ore di visualizzazioni nell’ultimo anno.

Ma chi diventa una star di YouTube, che video pubblica? Ebbene, in cima alla montagna dei guadagni ci sono – sia in Italia sia all’estero – i gamer: ragazzi che si filmano mentre giocano ai videogame e commentano le partite. Avete capito bene, chi monetizza di più su questa piattaforma è semplicemente qualcuno alle prese con un videogioco (recentemente è sbarcato sulla piattaforma in veste di gamer anche l’attore Jack Black, raccogliendo iscritti e visualizzazioni record in pochi giorni). Ma la tendenza non deve stupirvi. Il mercato degli eSport, ovvero dei giochi elettronici, che solo in Italia coinvolge un milione di persone, si basa proprio su questo, su persone che guardano altre persone giocare. E che riempiono arene: proprio come gli sport tradizionali, solo che gli atleti giocano ai videogame. In Italia, infatti, lo youtuber più seguito è Lorenzo Ostuni – conosciuto come Favij – 5 milioni di iscritti al canale, mentre all’estero in cima alla classifica troviamo Evan Fong, conosciuto come VanossGaming, con 24 milioni di iscritti, e DanTDM, con circa 21 milioni di iscritti: secondo alcune elaborazioni, questi due gamer avrebbero guadagnano nel 2017 oltre 30 milioni di dollari.

Ad ogni modo quantificare con precisione quanto questi youtuber guadagnino è difficile, in quanto alle entrate concorrono più fattori: oltre alla pubblicità prima dei video (il cosiddetto “pre-roll”), ci sono anche i branded content, cioè contenuti sponsorizzati ad hoc, e poi le apparizioni, marketing vario, ed altri accordi commerciali che trasformano veramente lo youtuber in una star. Per quanto riguarda i click, si stima che si guadagnino mille euro ogni milione di visualizzazioni ma anche qui, bisogna fare la tara, dato che l’algoritmo che trasforma il ‘peso’ dello youtuber sulla piattaforma in denaro si compone da vari fattori.

YouTube, ad ogni modo, è un universo polarizzato di utenti: una ricerca del professor Mathias Bärtl dell’università di Offenburg, in Germania, ha calcolato che se nel 2006 il 3% degli youtuber rappresentava il 63% di tutte le visualizzazioni, dieci anni dopo, nel 2016, i top 3% coprono il 90%. La legge di Pareto applicata in modo ancora più polarizzato. Tuttavia, pur essendo i milionari della piattaforma mosche bianche, c’è una galassia di micro-youtuber che riescono ad arrotondare mensilmente: spesso sono intere famiglie, ed anche bambini. Chiunque abbia un figlio sa quanto i piccoli siano attratti dalla piattaforma che offre una vasta gamma non solo di cartoni animati, ma anche di video che mostrano bambini che esplorano giocattoli nuovi. Si tratta della categoria “toys review” cioè di recensioni di giochi: video in cui i bimbi “scartano” giocattoli e ne descrivono le caratteristiche. L’account Ryan Toys Review ha 17 milioni di iscritti ed il protagonista è un bambino statunitense di 7 anni che appare con la sua famiglia. Secondo una stima, Ryan ha guadagnato nell’ultimo anno 22 milioni di dollari. Il filone dei video di ‘box opening’, cioè dell’apertura di prodotti nuovi, insieme a quello delle ‘challenge’, cioè delle sfide, è quello che va per la maggiore tra i canali a gestione ‘familiare’, dove tutti – mamma, papà e bambini – sono coinvolti nella creazione di video fatti in casa o talvolta prodotti in studi fotografici affittati apposta. Sì, perché anche se queste persone non diventeranno ricche, riescono comunque a guadagnare due-trecento euro a settimana con video in cui preparano pizze margherite con il pongo oppure mostrando come cambiano il pannolino a una bambola iper-realistica.

Di fatto, oggi, per i bambini la nuova televisione è YouTube: un luogo dove possono trovare tutto ciò che vogliono. Sono proprio loro gli utenti più affezionati, e la piattaforma lo sa, tanto che ha recentemente lanciato la Youtube Kids, un’app dedicata ai piccoli con contenuti selezionati (recentemente YouTube ha dovuto fronteggiare l’accusa di rubare dati personali relativi alle ricerche per ‘targettizzare’ le pubblicità rivolte ai bambini, che in teoria non potrebbero usare il social fino ai 13 anni). Negli Usa la piattaforma punta a sostituire del tutto la televisione tradizionale, con la piattaforma YouTubeTV ancora non attiva in Italia, ma c’è da scommettere che il prossimo passo anche nel nostro Paese sarà in questa direzione. Puntando su qualcosa che la TV tradizionale non avrà mai, cioè gli youtuber, le star di bambini e ragazzi. I preziosi ‘creator’ della piattaforma, però, in Europa, dovranno fare i conti con la nuova direttiva sul copyright, contro cui la ceo di YouTube, Susan Wojcicki, si è scagliata parlando di “economia della creatività a rischio, poiché il Parlamento Europeo ha votato l’Articolo 13 che potrebbe cambiare drasticamente Internet come lo intendiamo oggi”. La normativa riguarda il controllo preventivo dei contenuti caricati sulla piattaforma, che impone a YouTube di porre in atto un filtro che, secondo molti, censurerebbe molti contenuti creativi in Europa, mentre sarebbero ancora fruibili al di fuori del vecchio continente. Trovare una soluzione anche su questo fronte sarà una delle sfide di YouTube per il 2019.

 

di Carlotta Balena – articolo apparso sul numero cartaceo di Fortune Italia di febbraio 2019

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