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Il 5G di Wind Tre: avanti per gradi

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Dire 5G significa dire anche Internet delle cose; significa incrementare, e di molto, la possibilità di collegare alla rete sempre più dispositivi, sia con le applicazioni ‘consumer’ che con quelle pensate per l’industria 4.0. Ma più dispositivi può anche significare più vulnerabilità. Per questo il tema cybersecurity è onnipresente, quando si parla di 5G. L’allarme lanciato dagli Usa su Huawei è incentrato proprio su questo, con la sfumatura aggiuntiva dello spionaggio internazionale. Ma oltre ai fornitori di infrastrutture (un mercato che vede protagonisti proprio i cinesi) ci sono altri attori fondamentali nel discorso sicurezza: gli operatori di telecomunicazioni. “La tecnologia 5G pone gli operatori di fronte alla sfida di gestire scenari basati su IoT con numerosi device connessi in rete, dove la sicurezza riveste un ruolo cruciale”, dice Benoit Hanssen, Chief technology officer di Wind Tre, sul nuovo numero di Fortune Italia.

Secondo il Cto, “il traffico prodotto in rete e le varie connessioni saranno affidati ad una ‘core network’ completamente ‘virtualizzata’. Ciò consentirà agli operatori come Wind Tre non solo di configurare molto rapidamente i nuovi servizi, ma anche di intervenire, in caso di necessità, con sistemi ad elevata automazione”.

Nell’asta miliardaria per il 5G italiano dello scorso autunno Wind Tre ha speso 517 mln di euro, accaparrandosi 20 mhz nella banda 3,6-3,8 Ghz e 200 Mhz in quella 26,5-27,5 Ghz. E come i suoi concorrenti, si è impegnata nelle sperimentazioni, per far vedere al pubblico tutte le potenzialità della nuova tecnologia: le ha mostrate, insieme ai suoi partner – Open Fiber e l’azienda cinese Zte – nell’evento del 15 marzo scorso Road to 5G, a Milano.

Per quanto riguarda l’asta per le frequenze 5G, Hanssen è convinto della bontà della scelta fatta dall’azienda, sia per quanto riguarda “i lotti a 3.6 Ghz, che forniscono un mix di copertura e capacità”, che “per quelli a 26 GHz, relativi alle coperture ‘high capacity’. Riteniamo, quindi, di disporre oggi di uno spettro di frequenze più che sufficiente per lanciare i nuovi servizi di quinta generazione”.

 

La versione completa di questo articolo è disponibile sul numero di Fortune Italia di giugno.

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