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Zte investirà un miliardo in Italia: “Perché avere paura del 5G?”

zte conferenza 5g

“Vogliamo stare in Italia e siamo disposti a investire e a crescere: abbiamo dato fiducia al Paese e dimostreremo con le nostre attività che Zte è una società affidabile, trasparente e unica”, ha detto Hu Kun, presidente Western Europe e ceo Zte Italia, nel corso della web conference organizzata dalla stessa azienda con il titolo “Perché avere paura del 5G?”. Il gigante cinese, insieme, ad esempio, a Huawei, è spesso al centro delle tensioni internazionali e delle polemiche sulla sicurezza del 5G e sui legami tra aziende cinesi e governo di Pechino. La domanda cha ha costituito il titolo dell’evento, in effetti, rischia quasi di mettere in secondo piano quello che invece è stato l’annuncio principale: dopo aver completato negli ultimi 5 anni un piano da 500 mln di investimento, “per i prossimi 5 anni investiremo un altro miliardo” ha annunciato Hu Kun.

 

 

 

L’investimento in Italia prevederà anche l’apertura di nuove sedi e la creazione di nuovi posti lavoro, ha detto il Ceo aprendo un evento virtuale lungo 4 ore e che ha coinvolto decine di personalità divise in panel, da quello della politica a quello di università e ricerca, per arrivare a geopolitica e comunicazione: un approccio approfondito e con un forte accento geopolitico, abbastanza insolito per il mondo degli eventi aziendali, ma forse quasi obbligato, a fronte della complessità del tema 5G. “In 4 ore abbiamo fatto confrontare 28 relatori, in 4 panel con composizioni molto diverse. Ci sono voluti due mesi e mezzo per preparare questo evento, e mi pare sia riuscito bene”: a moderare l’evento c’era Alessio De Sio, Chief institutional & communication officer di ZTE Italia, che si ritiene soddisfatto della conferenza. Tra gli obiettivi dell’evento c’era quello di affrontare temi come le tensioni internazionali e le regolamentazioni del mercato tlc e del 5G, ma “non spetta a Zte, come azienda, ragionare su temi di geopolitica”, dice De Sio. “A noi spetta seguire le leggi nazionali e ovviamente internazionali, e fare in modo che ci sia da parte nostra la totale trasparenza, e che questa trasparenza venga percepita anche all’esterno”. Un elemento fondamentale, secondo l’azienda, che il prossimo anno in Italia aumenterà anche l’impegno sul mercato consumer degli smartphone, dice De Sio. Nel suo intervento, il Ceo Hu Kun ha elencato le certificazioni ottenute e le iniziative su privacy e sicurezza, e dichiarato apprezzamento per “l’approccio ‘golden power’ del governo italiano” e orgoglio per la partecipazione al primo trial europeo del 5G tramite partner come Open Fiber e Windtre. De Sio ha precisato che Zte, “rispetto ad altri che hanno fortemente criticato e anche osteggiato la Golden Power”, non ha “rilievi da fare. Quello che chiediamo, non solo in Italia, è che ci siano le pari condizioni per tutti i competitor sul mercato”.

 

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L’intervento dell’ambasciatore cinese in Italia Li Junhua, durante la conferenza virtuale di Zte

 

Buona parte degli interventi della conferenza organizzata da Zte erano a favore della collaborazione con le aziende cinesi, o del più generale bisogno di utilizzare il 5G come strumento per il progresso del Paese. Tra gli invitati c’era l’ex Presidente del Consiglio Massimo D’Alema (una partecipazione che non è passata inosservata), che in un videomessaggio ha detto che gli ostacoli che si frappongono alle aziende cinesi in materia di 5G sono in larga parte “ostacoli di carattere politico”, e “gli Usa vedono nella Cina un grande competitore”, ma sul 5G si rischia uno “scontro paralizzante che produce stagnazione”. Per D’Alema le “pretese ragioni di sicurezza nel campo delle telecomunicazioni sono largamente strumentali”.

 

 

L’amministratore delegato di Fastweb, Alberto Calcagno, ha invece affrontato i dubbi sull’effetto del 5G sulla salute: “L’Italia ha un limite alle emissioni elettromagnetiche di 6 volt al metro quadro, in Europa il limite è di 60 volt metro: i cittadini sono assolutamente protetti, quelle che sento sono polemiche strumentali”. Il ceo ha anche ricordato che “nelle prossime settimane accenderemo 50 città e avremo la copertura a un giga, un vero salto esponenziale”.

 

 

Tornando alla geopolitica, sulla sicurezza dei dati la posizione del governo cinese “è nota: noi sosteniamo che si debba guardare ai fatti come prove e considerare la sicurezza dei dati in modo completamente oggettivo; ci opponiamo a qualsiasi utilizzo delle tecnologie informatiche volta a minare la sicurezza nazionale o il benessere sociale, ci opponiamo a qualsiasi strumentalizzazione delle tecnologie informatiche volta a controllare altri paesi o a raccogliere dati di singoli cittadini”, ha detto l’ambasciatore cinese in Italia Li Junhua. Secondo il diplomatico la Cina ha lanciato di recente una iniziativa globale sulla sicurezza dei dati puntando a una regolamentazione globale e invita il governo italiano, il parlamento, le imprese e le associazioni “a partecipare con i propri studi e valutazioni a questa iniziativa per promuovere insieme la sicurezza dei dati”.

 

 

Secondo il vicepresidente del Copasir Adolfo Urso (FdI), però, la cautela è d’obbligo perché “quello che impone la legislazione cinese non è compatibile con il nostro sistema di sicurezza, con il nostro interesse nazionale e con la nostra legislazione della privacy”. Urso spiega che quello che può fare una azienda come Zte “per apparire del tutto in sintonia con il nostro paese” sarebbe “cambiare la legislazione cinese perché il motivo principale, non il solo, per cui il Copasir dopo un anno di indagine ha approvato una relazione all’unanimità in cui si è chiesto particolare attenzione all’utilizzo della tecnologia cinese nelle reti 5G nel nostro Paese, cosi’ come accade sempre più anche in Europa, è dovuto alla legislazione cinese che, cosi’ come modificata nel corso della nuova era del presidente Xí Jinping, di fatto impone a ogni cittadino cinese e a ogni azienda cinese che opera in patria e all’estero di fornire ove richiesto informazioni al proprio servizio di sicurezza”. Con “una legislazione cinese di questo tipo e imponendo per legge di fornire informazioni al proprio sistema di sicurezza , con una sorta di extraterritorialità come dimostra il caso di Hong Kong, noi diciamo che fin quando vi è quella legislazione noi dobbiamo essere molto cauti nell’usare la tecnologia cinese nel 5G”, osserva l’esponente di FdI che si dice anche personalmente “ben disposto nei confronti dell’azienda Zte che ha dimostrato di essere partecipe di questa esigenza e di fare massima trasparenza nella sua attività. Ma ciò non toglie che quello che impone la legislazione cinese non è compatibile con il nostro sistema di sicurezza e con il nostro interesse nazionale e con la nostra legislazione della privacy”.

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