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Italia-Cina, le ricette di Mef e Cdp: si può migliorare

Financial Forum Itaila Cina

Il rapporto tra import e export con la Cina è ancora abbastanza impari. Nel 2018 abbiamo importato 30 mld di euro in prodotti cinesi, mentre a Pechino sono finiti 13 mld di euro in prodotti italiani, aumentati di 4 mld rispetto al 2010. Un risultato che può decisamente migliorare, secondo il ministro dell’economia Giovanni Tria: “sebbene l’export sia cresciuto nel tempo esistono ampi margini”. Per capirlo bastano un paio di percentuali: nonostante il commercio tra i due Paesi sia aumentato del 14% negli ultimi due anni, le esportazioni del 2018 verso la Cina, ha spiegato il ministro al Financial forum 2019 Italia-Cina a Milano, “sono state solo il 3% del totale, mentre altri esportano il doppio”.

“Esiste molto spazio per espandere e riequilibrare queste cifre. I contenuti anche di valore aggiunto del commercio di entrambi possono essere la base per l’espansione del commercio bilaterale. È molto importante il dialogo per l’attuazione di progetti comuni e di strumenti finanziari che sono essenziali, per cui servono accordi di libero scambio tra Cina e Ue”, ha detto Tria, aggiungendo che “per garantire realmente relazioni paritarie occorre che i capitali possano soddisfare al meglio l’accesso ai mercati”. “La migliore allocazione delle risorse – ha aggiunto – puó avvenire solo con regole trasparenti, stabili e condivise”

L’amministratore delegato di Cdp, Fabrizio Palermo, auspica “che le norme annunciate siano varate con rapidità e creino effettive opportunità”, perché “gli operatori finanziari e assicurativi italiani nutrono elevate aspettative sull’apertura del mercato cinese”. Le dichiarazioni di Palermo seguono la falsariga di quelle di Tria. Ci sono già ottime relazioni tra Italia e Cina – “un elevato valore di interscambio, opportunità di Merger and Acquisition, investimenti in equity e debito” – ma si può ancora migliorare, soprattutto con la riduzione dello “scompenso della bilancia commerciale”. “La Cdp intende giocare ruolo sempre più forte in Cina ed è già presente in 60 aziende italiane che operano nella nazione, che sviluppano un totale di 3,5 miliardi di fatturato in territorio cinese”, spiega l’a.d di Cassa depositi e prestiti, ricordando che “sul piano dell’equity abbiamo avviato contatti con fondi cinesi e vogliamo sostenere le nostre partecipate, come ad esempio Snam interessata a partnership e Ansaldo energia per creare una piattaforma nel settore delle turbine a gas”.

Intanto il Forum ha prodotto i suoi risultati, come un accordo di scambio di informazioni e collaborazione siglato da Sace-Simest e dalla Export-Import Bank of China. L’amministratore delegato di Sace-Simest, Alessandro Decio, ha evidenziato che si sta “lavorando anche a un’altra intesa nel paese asiatico, quella con l’import agent cinese Sumec. Abbiamo già firmato un accordo a marzo in occasione della visita del presidente cinese. L’idea è che loro ci presentano aziende cinesi che vogliono acquistare macchinari italiani, li assistono nella procedura di acquisto, e noi concediamo finanziamenti come credito fornitore o come credito acquirente”. Una seconda ipotesi è che si “possa pensare di fare un finanziamento a questo import agent perché possa compare il macchinario italiano e poi farlo acquistare alle Pmi cinesi. Noi stiamo firmando accordi di collaborazione che diventano sempre più concreti e in parallelo abbiamo iniziato anche a fare operazioni”.

Da sinistra: il ministro dell’economia italiano Giovanni Tria, quello cinese Liu Kun, il sindaco di Milano Giuseppe Sala and il Ceo di Cassa Depositi e Prestiti Fabrizio Palermo al Financial Forum 2019. ANSA/FLAVIO LO SCALZO

Anche il presidente della Bank of China, Liu Liange, ha parlato al Forum finanziario: “gli investimenti hanno superato i 200 milioni di dollari lo scorso anno. Il prossimo anno daremo più spazio per la collaborazione finanziaria”. “Svilupperemo congiuntamente – ha aggiunto – il mercato verso i Paesi terzi sulla Via della seta e gli strumenti finanziari. Nel 2020 inoltre la Cina liberalizzerà nuovamente gli investimenti finanziari all’estero”.

“L’Italia è il regno delle Pmi – ha proseguito Liu Liange – e in Cina sono il 60% delle aziende produttrici e hanno bisogno di finanziamenti più ampi. Bank of China vuole rafforzare ulteriormente la collaborazione”. Il numero uno della banca cinese ha chiuso poi citando Alberto Moravia, nel dire che “le amicizie non si scelgono a caso, ma secondo le passioni che ci dominano”.

La Belt&Road iniziative, cioè la ‘Nuova via della seta’, “guiderà le future relazioni tra Italia e Cina”, ha detto Kun Liu, ministro dell’Economia cinese, aggiungendo che “l’Italia è partner naturale, essendo terminale della vecchia Via della seta”. “In questa situazione particolare di globalizzazione in campo economico dobbiamo fare sforzi coordinati. Nel quadro del Wto dobbiamo trovare modalità di commercio e promuovere gli investimenti sia asiatici che europei”. La Cina e l’Italia “negli ultimi anni sono finalmente diventati partner strategici. In questo primo dialogo stiamo rafforzando le nostre comunicazioni politiche e le nostre idee di finanza. Vogliamo proseguire”. “Per il G20 del 2021 dobbiamo fare progressi soprattutto per gli investimenti nelle infrastrutture finanziarie”. “La Cina – ha sottolineato – sta facendo riforme per i sistemi bancari e assicurativi, anche negli ambiti delle sicurezza”.

E non solo, ha raccontato Kun Liu. “Nel primo trimestre il Pil cinese ha segnato un +6,4%. La Cina è abbastanza fiduciosa che l’economia cinese resti al 6,5% e promuoverà ulteriore riduzione di tasse, come l’Iva e le tasse alle pmi”. Inoltre “tecnologia, innovazione e protezione ambientale saranno rafforzate. Il nostro presidente, Xi Jinping, al G20 ha annunciato che la Cina, rimanendo su politiche di apertura realizzerà altre novità per rafforzare la qualità: ci saranno sei nuove aree di libero scambio e lavoreremo attivamente sul miglioramento dell’export. Le tasse sull’importazione diminuiranno dal 9,8% al 7,5%. Il 1 gennaio 2020 entrerà in funzione una legge sugli investimenti per operatori stranieri e vedremo di costruire un ambiente di lavoro all’insegna dell’uguaglianza, promuovendo dialogo e negoziazione con l’Europa per gli investimenti. Vogliamo contribuire allo sviluppo del’economia mondiale con gli enti dei altri Paesi. Vogliamo collaborare con l’Italia per costruire un mondo pieno di pace e collaborazione”.

“La Piazza di Milano si candida come ecosistema ideale per le imprese cinesi che vorranno venire a raccogliere capitali in Europa. Milano può essere punto si riferimento soprattutto nei settori life style e moda, dov’è all’avanguardia”, ha detto Raffaele Jerusalmi, ad di Borsa italiana, al forum finanziario Italia-Cina a Milano. “Quest’anno – ha aggiunto – abbiamo portato 250 aziende italiane a incontrare partner cinesi. In futuro il road show di Borsa italiana sarà lieto di andare sempre più spesso dalle città cinesi per incontrare le imprese cinesi”.

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